Capitolo 14 {Finale Parte 2}

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"Hai idea di come io mi sia sentito l'altra volta?"

Attonita di fronte a quell'attacco di sincerità, derivante da un uomo che non mostrava mai i propri sentimenti, la bionda scosse la testa.

"La prima settimana ho creduto di morire. Mi avevi abbandonato lasciandomi una lettera con su quattro righe, come qualcuno che si scusa per non riuscire a partecipare ad una cena" le spiegò. "Non riuscivo a crederci. Non sapevo dov'eri. Sono quasi impazzito!"

Julieta non riusciva a credere alle sue orecchie. "Non ho mai pensato che ti saresti sentito così..."

"Avresti dovuto dirmi la verità sul nostro matrimonio"

Julieta seppe che suo marito avesse ragione sotto a quell'aspetto, ma non le era mai venuto in mente che la sua assenza lo avesse fatto soffrire.

"Mi fidavo di te" continuò Noah, guardandola intensamente. "Ammetto che non avevo altra scelta all'inizio, ma la nostra relazione andava a gonfie vele e ho abbassato la guardia rapidamente. Ho creduto che fossimo una coppia. Pensavo a te come mia moglie e, all'improvviso, tutto è finito"

La bionda sentì un nodo formarsi alla gola.

"Suppongo penserai che sia un'egoista, ma ti assicuro che non mi è mai passato per l'anticamera del cervello che avresti sentito la mia mancanza"

"Credi che io sia un iceberg?" rise Noah, amaramente.

"Sei un uomo troppo controllato e molto disciplinato"

"Mi hanno educato per essere forte e per non mostrarmi mai vulnerabile agli occhi di una donna. Mio nonno e mio padre hanno avuto dei matrimoni disastrosi e mi hanno influito enormemente. Quando Clemente ha cercato di farmi cambiare idea, era troppo tardi. Per questo redasse quel testamento da matti, è stato il suo ultimo tentativo di farmi aprire gli occhi, per farmi comprendere che, se avessi fatto uno sforzo e mi fossi messo in gioco, avrei potuto riscrivere la storia della mia famiglia e avere un matrimonio felice"

"Beh, direi che il suo tentativo non è riuscito benissimo" rispose la bionda, a bordo delle lacrime. "Ma almeno non hai perso il Castello Centineo"

"Voglio che tu sappia che mentre stavo arrivando a casa, mi ha chiamato Paul"

"Perché voi uomini vi alleate sempre?"

"Perché abbiamo paura? Quando mi ha parlato del documento che volevi farti stilare, ho capito con ribrezzo fino a dove ti ho spinta ad arrivare"

"Che ti prende? Perché non ne sei felice? Non capisco perché provi ribrezzo. Ciò che volevo era lasciarti per iscritto che non ho intenzione di chiederti nulla, mai più"

"Ma hai tutto il diritto del mondo di avere ciò che mi appartiene"

"Voglio che tu capisca che né voglio, né ho bisogno di nulla che sia tuo!"

Noah prese aria e fece volteggiare le spalle.

"Ti ho accusata di essere una truffatrice perché, così, avrei evitato di affrontare ciò che sentivo realmente per te"

"Non capisco"

"Quando ho avuto l'amnesia, mi sono abituato a stare con te. Quando ho recuperato la memoria, me la sono presa con te perché mi avevi ingannato"

"Non è stata quella la mia intenzione" si lamentò Julieta. "In ogni caso, per me non è andata così fra noi" protestò la ragazza.

"Mi hai raggirato e, a partire da allora, non mi fido di me stesso per ciò che ti riguarda. Eppure, nonostante non mi fidassi di te, continuavo a desiderarti, continuavo a voler stare con te e non solamente per il sesso"

"Beh, a me hai detto che lo facevi solo per quello" rispose lei, con una piccola luce negli occhi.

"Era una bugia. Io ero...ero..."

"...cosa?"

"Ero spaventato!" ammise il moro. "Ero terrorizzato. Non mi ero mai sentito così, ma quando siamo stati in Sardegna ho ricominciato a fidarmi di te e ho iniziato a rilassarmi"

"E allora ho deciso di dirti che ero incinta"

"Mi avevi di nuovo nascosto la verità. Avrei preferito me lo dicessi subito. Non ero mai stato così bene con una donna, ma durante quella meravigliosa settimana tu mi hai tenuto nascosto che avremmo avuto un figlio. Ciò mi ha ferito molto e mi ha fatto chiedere quali altre cose non mi stessi dicendo"

"Avevo paura della tua reazione" ammise, difendendosi, la bionda.

"Avresti dovuto essere sincera con me. Ho di nuovo perso la fiducia in te e, a partire da quel momento, è stata tutta una pazzia"

"Quello che è impazzito qui sei tu" lo corresse Julieta. "Ma ti perdono. Non mi offende che tu non voglia un figlio che non hai pianificato di avere, con me..."

"Voglio avere quel bambino, ma avevo paura che tu mi avessi ingannato di nuovo" confessò il moro. "Per questo, non ho smesso un attimo di lottare contro me stesso. Anche se ti sembrerà una stupidaggine, non riesco a smettere di chiedermi se l'unico motivo per il quale stessi con me fosse il bambino"

"Ho pensato la stessa cosa" mormorò Julieta.

"Questo mi ha portato ad accusarti di cose che non erano affatto vere" si scusò Noah. "Non ho mai dubitato che il bambino non fosse mio, ma avevo paura che tu mi facessi di nuovo del male, quindi ho deciso di farne io a te, per primo"

Julieta non poteva credere a quella confessione. Davvero Noah le aveva appena detto di averle fatto del male?

"Non posso più lottare contro ciò che provo per te. Mi dai un'altra chance?"

Julieta percepì le lacrime agli occhi e negò con la testa.

"Per favore" supplicò Noah, stringendole le mani.

La ragazza negò di nuovo.

"Non ti rendi conto di quanto sia importante per me? Me lo hai detto in Sardegna e avevi ragione. Sono stato felice vivendo la tua favola, più felice di quanto sia mai stato prima"

Sua moglie lo guardò negli occhi, sorpresa. "Immagina la mia delusione nel rendermi conto che la favola era tutta una bugia, credendo che non mi avevi mai amato quando ormai mi ero fatta quell'idea e mi piaceva"

"Davvero?" chiese Julieta con voce tremula.

"Mi sono innamorato di te, ma non mi ero mai innamorato prima e non ho saputo capire ciò che mi stava succedendo. Pensavo a te persino durante le riunioni più importanti"

"Mio Dio!" esclamò Julieta, passandogli le braccia intorno al collo. "Anche io ti amo. Ti amo tanto... ti renderò molto felice"

Noah l'abbracciò con forza e rimasero così per un po', fusi in quell'abbraccio, godendosi una nuova opportunità che entrambi credevano perduta.

"Mi sento così bene con te" mormorò il moro.

"Amarmi non è così male, vedi?"

"Lo è quando scompari e mi minacci di abbandonarmi"

"Ti prometto che non succederà di nuovo" sorrise la bionda, solennemente.

Noah le diede un bacio carico di dolcezza.

"Credo che quattro anni fa mi sono reso conto di quanto pericolosa tu potessi essere per uno scapolo, cara mia"

"A quel tempo ero un po' immatura, ma mi sono innamorata di te appena ti ho visto"

"Anche se non ho voluto ammetterlo nemmeno a me stesso mi sentivo profondamente attratto da te. Per questo sono tornato spesso nel salone in cui lavoravi" confessò Noah. "Nonostante ciò, dopo che ci siamo sposati, ho deciso di non tornare perché non mi fidavo di me stesso"

"Davvero?"

"Davvero. Tuttavia, continuavo a portare la tua fotografia nel portafogli" mormorò il ragazzo.

Sua moglie sorrise felice.

"Mi piacerebbe vederti vestita da sposa. Dovremmo rinnovare le nostre promesse"

"Lo amerei" sorrise ampiamente lei. "Ma dovremo aspettare che nasca il bambino"

"Aspetteremo allora" affermò Noah, senza pensarci due volte.

The heir's bride. noah centineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora