Capitolo 7

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Il Castello Centineo era un castello medievale che s'innalzava su una valle ai confini dell'Italia.

Era circondato da un bellissimo lago dalle acque cristalline sul quale si riflettevano i suoi possenti muri e i picchi innevati che gli facevano da sfondo.

Tanto la struttura come i dintorni erano affascinanti e Julieta capì immediatamente perché Noah era stato disposto a sposarla pur di non perdere quel luogo.

L'elicottero che avevano preso a Ginevra atterrò all'eliporto sul retro del castello. Suo marito l'aiutò a scendere dal velivolo, la prese per mano e insieme si condussero verso l'interno del posto. La ragazza si accorse che aveva gli occhi leggermente socchiusi a causa della luce del giorno.

"Stai bene?" gli chiese, premurosa.

"Sì, sono solo un po' stanco" borbottò Noah infastidito dal fatto di non essere in piena forma. "Questa mattina mi sono svegliato alle cinque per andare al lavoro..."

"Cosa?!" lo interruppe Julie, bloccandosi di colpo.

"Io sono la Banca Centineo. La banca non funziona senza di me" rispose il moro, bruscamente. "Dovevo prendere atto degli ultimi avvenimenti, assicurarmi che le operazioni continuassero senza di me ed occuparmi di ciò che non riuscivo a capire"

"Non riesco a credere che, dopo nemmeno ventiquattro ore dalle raccomandazioni del tuo medico di stare in assoluto riposo, tu sia andato a lavorare all'alba!" alzò la voce la bionda, con occhi furenti.

"Ho fatto il mio dovere"

Juelieta lo osservò con più attenzione, notando la sua mascella contratta. Quel uomo era un testardo senza precedenti, ma sembrava anche stremato.

"Non rispetti la tua salute"

"Credi che possa sparire come se niente fosse?" le rispose il moro, lanciandole un'occhiataccia. "Dovevo dare una spiegazione. Se non lo avessi fatto, il panico si sarebbe appropriato della mia impresa"

"E cosa hai detto loro?"

"Beh, che come conseguenza dell'incidente, ci vedo doppio e devo tenere a riposo la vista. Così, le mie segretarie mi hanno dato tutto quello che ho richiesto senza sospettare di niente"

"Molto astuto" gli concesse la ragazza, ammirata.

"Inoltre, potrei aver accennato che volevo approfittarne per prendere qualche giorno di meritate vacanze insieme a mia moglie"

"Mio Dio! Saranno rimasti scioccati!"

Julieta era convinta, dopo aver visto la reazione di Albert, che ad eccezione di sua zia Elena, nessuno era a conoscenza del fatto che fosse sposato; pertanto, sentirlo dire quelle parole avrebbe sicuramente creato un certo scompiglio fra i suoi dipendenti.

"Sì, sono rimasti al quanto sorpresi visto che non prendo mai ferie" ammise Noah. "A proposito, avresti dovuto consultarmi prima di dire ad Albert di non passarmi le telefonate"

La bionda arrossì. "Avresti ordinato di fartele passare tutte" si difese.

"Beh, mi è sembrata una buona idea a breve termine" proferì il modo, salutando con rispetto Fiorenza, la governante che si era presentata ad accoglierli. "Ma non azzardarti di nuovo ad impartire ordini a mio nome, senza prima avermelo chiesto"

La ragazza aprì la bocca per ribattere, ma Noah mise un dito sulle sue labbra, impedendoglielo. Sentì le gambe diventare molli.

"Sai che ho ragione"

"No, non lo so. Che ti prende?" chiese lei.

Noah la guardò per secondi interminabili, ed infine arricciò le sopracciglia.

The heir's bride. noah centineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora