La mattina seguente, Noah portò sua moglie dal ginecologo. Il moro la lasciò sconcertata con tutte le domande che fece, alle quali il medico rispose nel dettaglio. Julieta si sentì quasi un utero con le gambe, e la ferì oltremodo il modo in cui suo marito mostrasse interesse per suo figlio ad una terza persona, e non a lei.
Si chiese se non si fosse comportato in quel modo solo per salvare le apparenze.
Nei tre interminabili giorni successivi, Julieta visse nella totale infelicità.
Noah andava a lavorare all'alba per tornare molto tardi, la notte. Non faceva colazione, né pranzava o cenava con lei, e non aveva fatto nessuno sforzo per ridurre la tensione che si era creata fra di loro; nonostante ciò, la chiamava un paio di volte al giorno per sapere come stava. Sembrava che ciò fosse l'unica cosa che gli importasse e che non fosse disposto a fare altro.
Naturalmente, la porta che comunicava fra le loro stanze era rimasta chiusa a chiave, giorno e notte.
Julieta si svegliò all'alba del quarto giorno, si fece una doccia e si vestì per correre giù per le scale e fare colazione con suo marito.
"Che ci fai sveglia a quest'ora?" le chiese l'uomo, aggrottando le sopracciglia.
"Volevo vederti. Se non avessi fatto colazione con te, avrei dovuto fare un'irruzione in banca e interrompere la tua giornata di lavoro, qualcosa che mi hai impedito da un po' di tempo" sorrise lei, in risposta.
Noah la guardò attentamente e sorrise lievemente.
"Mi mancherai..." confessò Julieta, facendo uno sforzo.
"Non voglio sentirti!" esclamò Noah, sbattendo il giornale sul tavolo e alzandosi in piedi. La ragazza lo fissò con occhi spalancati.
"Non ti credo. Quando vorrò qualcosa da te, te lo farò sapere" sogghignò, affrettandosi ad uscire di casa.
Julieta pianse dall'impotenza, sentendosi umiliata, sentendo come la limousine si allontanava.
Aveva sopportato abbastanza! Non doveva lasciare che Noah la trattasse come una prostituta con la quale condividere il letto al suo schioccare di dita!
Non sarebbe dovuta andare con lui in Sardegna. Era stato un grosso errore. Noah le aveva già lasciato in chiaro che la disprezzava, prima di allora, ma lei si era rifiutata di accettare la realtà.
Decise di andarsene dalla Svizzera, ma prima avrebbe dovuto ripulire il suo nome, così che suo marito capisse che si era sbagliato su di lei.
Mentre faceva avanti e indietro nella sua stanza, si rese conto che aveva un solo modo per farlo. Doveva rivolgersi ad un avvocato e far redigere un documento legale dove lasciasse in chiaro, una volta per tutte, che le sue intenzioni non erano pecuniarie.
Paul Correro sarebbe stato più che felice che firmasse davanti a lui la rinuncia a tutti bilioni dei Centineo, prima di tornare a Madrid con la sua dignità intatta.
Quando arrivò allo studio dell'avvocato, quella mattina stessa, una segretaria la portò nel suo ufficio immediatamente. Julieta rimase sorpresa dal fatto che Paul l'avesse accolta così velocemente, e rimase stupita dalla gentilezza e la disponibilità di quest'ultimo nei suoi confronti.
"Anna voleva venire a casa vostra a chiedere scusa, ma io stesso mi sono comportato così male con te e ho preferito che le cose si calmassero un po' prima" si scusò l'uomo. "Ti ho minacciata e intimorita, ma voglio che tu sappia che solitamente non sono così cafone con le donne"
"Ne sono certa" asserì la bionda, sorridendo amaramente.
"Quando Noah si è reso conto che eri andata via a causa mia, si è imbestialito e ne ha avute tutte le ragioni"
"Non è stata colpa tua"
"Sì, invece" insistette Paul. "Mi sono messo in mezzo a qualcosa che non mi riguardava. Comprendo solo ora ci fosse 'qualcosa' fra te e Noah del quale io non fossi a conoscenza. Per questo ho cercato di proteggerlo" rise. "Come se Noah avesse bisogno di qualcuno che lo protegga" aggiunse, ironicamente.
"Ci sono stati una serie di malintesi, tutto qui. Ora è tutto finito. In realtà, sono venuta a vederti per qualcosa di completamente diverso" asserì la bionda, cercando di mascherare il suo dolore con una finta calma. "Ho bisogno di un avvocato che rediga un documento legale e ne ho bisogno abbastanza in fretta"
Dopo aver spiegato ciò che voleva all'uomo, quest'ultimo la guardò attonito.
"Questo è un conflitto di interessi per me. Non posso rappresentare sia te che Noah. Hai bisogno di un altro avvocato"
"Bene" sospirò Julieta, alzandosi in piedi.
"Spero che un giorno riusciremo ad essere amici, e come amico ti consiglio di non portare a termine il tuo piano" la salutò l'avvocato. "Temo che Noah non capirebbe le tue intenzioni e ne rimarrebbe ferito"
Mentre tornava a casa, Julieta si rese conto che Paul era un brav'uomo. Non c'entrava nulla con suo marito, che al contrario era freddo e distante. Era impossibile che l'avvocato capisse che fosse assurdo fare del male a Noah.
L'unica che stava soffrendo qui era lei. All'improvviso si chiese perché si disturbava tanto a fare bella figura agli occhi di Noah: in fin dei conti, non l'amava, aveva una cattiva opinione su di lei e persino vederla a tavola con lui gli faceva venire il malumore.
Le costava credere che pochi giorni prima avrebbe potuto essere felice con lui e ciò che le sembrava già impossibile da credere fosse aver pensato che quello era un ostacolo da superare con i piedi ben saldi a terra, insieme.
Il problema con Noah Centineo era che Julieta sarebbe stata disposta ad accettare qualunque cosa, anche se fossero state delle briciole, e questo era esattamente ciò che aveva ottenuto.
Tuttavia, era arrivato il momento di comportarsi da donna matura e adulta, doveva pensare ai suoi bisogni e doveva porre fine a quella relazione che le stava solo facendo del male.
Ora comprendeva che Noah non avrebbe mai raccontato a sua sorella la verità sul loro matrimonio. Anche se volesse nasconderlo perché la vedesse come una debolezza, suo marito era un uomo d'onore.
Si era afferrata a quella scusa perché voleva rimanere con lui, ma era ora di mettere fine a quella storia, di estrarre la dignità dall'armadio nel quale l'aveva rinchiusa. Noah le faceva del male e doveva separarsi da lui.
Sentendo squillare il telefono della macchina, percepì una stretta allo stomaco.
"Per favore, non chiedermi come sto, perché so bene che non ti importa minimamente" proferì. "Me ne vado e spero che tu e i tuoi soldi siate felici!"
Detto ciò, chiuse la chiamata con mani tremanti. Non riusciva a credere di essere riuscita a dirgli quelle parole, ma era ciò che si meritava. Quella era l'ultima volta che avrebbe giocato col suo amore. Quell'amore l'avrebbe donato a suo figlio.
Il telefono squillò di nuovo, ma Julieta non rispose. Allora, prese a squillare il suo telefono cellulare, ma lo spense. Non c'era nient'altro da dire.
Mezz'ora dopo, era nella sua stanza facendo le valigie, quando la porta si aprì con un grosso frastuono ed entrò Noah.
"Non puoi andartene! Non potrei sopportarlo!"
Quella rivelazione lasciò Julieta senza fiato.
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The heir's bride. noah centineo
FanfictionIl banchiere Noah Centineo soffriva di una perdita parziale della memoria a seguito di un incidente automobilistico e si sentiva un po' confuso... aveva una moglie con la quale non ricordava di essersi sposato. Julieta era bellissima, dolce, genuina...