inizio convivenza

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Sono letteralmente distrutta. E non posso nemmeno cacciarlo di casa. Adoro troppo il suo fratellino.

Se lo cacciassi porterebbe con se il fratello. Me lo ha detto esplicitamente quando gli ho chiesto di andarsene.

Ormai è sera e siccome il fratello giocava con me, lui non si è voluto smuovere dalla mia camera.

Potrò sembrarvi ripetitiva, ma quanto posso odiarlo? Il punto, e che è reciproco non a senso unico, quindi... che ci fa ancora qui?

Mi stendo sul letto appena si alza e cerco di occupare tutto lo spazio disponibile per lasciarlo alzato e chissà, forse se ne andrà.

Ho sperato troppo presto.

Mi ritrovo l'angelo affianco a me sopra la morte.

Un sospiro deluso accompagna la mia espressione corucciata. Cosa deve fare una donna per liberarsi della morte?

"Deat, perche non sloggi da camera mia? Se non sbaglio ne abbiamo preparata una solo per te" sono furiosa, ma devo cercare di stare calma.

Lui si porta l'angelo vicino e lo abbraccia facendomi un ghigno.

"Se me ne vado, porto Abel con me" il sorrisetto che lo accompagna sempre dopo aver parlato, mi innervosisce sempre di più.

Sbuffo sonoramente e metto la testa sotto al cuscino. Adesso voglio solo urlargli contro.

Cosa devo fare per avere un po' di pace? Devo morire? Nemmeno.

Essendo la morte mi verrà lui a prendere. Mi tormenterà a vita.

Sono spacciata. Mi copro la testa con il cuscino finché non sento mio padre chiamarmi da sotto.

Mi alzo controvoglia e lasciando quei due sul mio letto scendo per capire che vuole.

Arrivo in cucina e trovo mio padre leggere il giornale, come sempre dal resto. Mi siedo sulla sedia affianco alla sua e aspetto che finisca.

"Allora come va la vostra conoscenza?" non smette di guardare il giornale mente mi parla.

"Io odio lui, lui odia me, facile" uso un tono di voce arrogante e guardo da tutt'altra parte per non guardarlo negli occhi.

"Leila, eri daccordo anche tu che venissero a vivere con noi, altrimenti non avrei accettato così facilmente. Quindi cerca di accettarli" mi guarda negli occhi e sa che non posso negarglielo se lo fa.

Annuisco lentamente e dandomi una pacca sulla spalla esce dalla stanza.
Mi copro il viso con le mani cercando di non cedere alla disperazione, ma è tutto inutile.

Richiamo a gran voce mio padre finché non si affaccia nella stanza dubbioso.

"Che ne dici se teniamo il piccolo angelo e ci togliamo dai piedi il grande" mi trattengo dal definirlo diavolo altrimenti ci faccio una brutta fine.

"Leila" mio padre mi avverte dicendo il mio nome molto lentamente. So che lo sto facendo infuriare, ma voglio togliermelo dai piedi.

"Ok, ok. Ho capito" queste semplici parole gli fanno tornare il sorriso e vedo che si volta per andarsene.

"Se invece lo tratto male ed è lui ad andarsene? In quel coso non sarebbe colpa mia" cerco di ritrattare non perdendo la speranza.

Mio padre mi guarda male e cerca nuovamente di andarsene.

"E, se invece gli compriamo una casa? Cosi non deve stare qua, no? Avrà la sua privacy e starà più tranquillo" cerco nuovamente di ritrattare.

"Sai, si potrebbe fare Leila" il sorriso che sboccia sulle mie labbra è il ritratto della mia felicità in quel momento.

Dio della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora