Capitolo 1_

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(vi consiglio la lettura di questo capitolo sulle note di POMPEII -BASTILLE)

Era una mattina come le altre per Lena.Erano le 6:00 quando la sveglia iniziò a suonare,interrompendo i sogni della ragazza che  in pochi secondi si scaraventò su di questa per spegnerla.Odiava doverla mettere ,ma sapeva che senza di essa sarebbe rimasta a dormire.

La luce invadeva la stanza e illuminava tutto.Lena che era ancora con gli occhi chiusi ,sentiva il sole sulle palpebre e il calore che rilasciava. Si costrinse ad aprire gli occhi e si avvicinò alla finestra davanti a lei.Guardò il cielo: era una bella giornata.Non c'era nemmeno una nuvola.La giornata iniziava già a non piacerle.

Lei preferiva la pioggia.La amava in realtà.
Amava quando pioveva a poteva sentire ogni singola goccia toccarle il corpo.
Amava il modo in cui si sentiva quando camminava e sentiva le gocce di pioggia battere sulle tegole delle case.
Era una cosa strana e lei lo sapeva. Non le piaceva il cielo sereno.La faceva sentire inerme,soprattutto quando non c'era nemmeno una nuvola. Le piacevano invece le nuvole e sarebbe stata ore a guardarle.

Le urla della madre provenienti dal piano di sotto la fecero ritornare alla realtà. Doveva prepararsi per andare a scuola.Odiava questa monotonia.Era sempre la stessa storia:si svegliava,si lavava, si vestiva,faceva colazione insieme alla madre,si truccava e andava a prendere l'autobus. Si lavò lentamente, prendendosi tutto il tempo del mondo,anche se non lo aveva.
Forse perché era ancora un pò assonnata,forse perché non voleva andare a scuola o forse per entrambi i motivi.

Decise di vestirsi un po punk.Quello era il suo stile e le piaceva. Optò per uno skinny nero,una canotta del medesino colore con scritto "carpe diem" e una camicia a quadri rossi e neri.Ovviamente non potevano mancare le sue amate vans nere,logorate dall'eccessivo consumo e dai ricordi che le appartenevano.

Scese a fare colazione con la madre che ,come tutte le mattine, le aveva preparato il cappuccino e le aveva preso un cornetto al cioccolato,dopo aver accompagnato il padre al lavoro.Diede un'occhiata all'orologio di fronte a lei.
Entro dieci minuti doveva essere fuori da quella casa per non perdere l'autobus.
Come faceva ad essere sempre in ritardo nemmeno lei lo sapeva.Corse lungo le scale e si diresse il più velocemente possibile in bagno.Si lavò i denti in fretta e furia e si trucco come suo solito.Un pò di fondotinta,matita e mascara.Quello che le bastava per coprire le imperfezioni.Non amava truccarsi ,le bastava riuscire a coprire con il fondotinta la pelle imperfetta e risaltare le ciglia, che erano le uniche cose che le piacevano del suo viso.Si diede un'ultima occhiata veloce allo specchio,corse dalla madre salutandola e augurando le una buona giornata rivolgendole un sorriso.

Si mise a correre verso la fermata finché non la raggiunse,ormai senza fiato.Amava correre,lo aveva sempre amato,anche se preferiva farlo in altre occasioni.

Troppi ricordi iniziarono a farsi vivi così decise di non pensarci.Non voleva ricordare,non ora.

La cosa bella di quella giornata era che era freddo essendo inverno.A lei piaceva come questo si insiediava nelle vene.

Presto sarebbe diventato un giorno speciale per Lena,ma lei questo ancora non lo sapeva. Una volta arrivato l'autobus ,entrò,salutò l'autista e prese posto.

Era la cosa che più le piaceva di quelle giornate di scuola. Stare sull'autobus  e guardare fuori dal finestrino il mondo che correva mentre lei era ferma ,cullata dalle note della sua canzone preferita.Era come se tutto in torno a lei si annullase.Non le importava di nulla in quei venti minuti di tragitto se non del volume troppo basso.Erano solamente lei e la musica ed era perfetto.

Come tutte le cose belle ,anche il viaggio finì e così fu costretta a scendere dall'autobus e dirigersi a scuola,dietro l'angolo.

Odiava quel posto.Non perché non le piacesse la scuola,anzi,a lei piaceva imparare cose nuove ,ma odiava quello stupido teatrino giornaliero.Era come un'arena:c'erano i popolari e i figli di papà che erano quelli che "contavano",gli sfigati che erano lo spettacolo,i giocattoli e poi c'erano gli altri che non erano nulla,delle amebe, che erano gli spettatori.Ragazzi e ragazze senza spina dorsale ,o almeno lei li aveva sempre visti così.

E poi c'era lei.L'asociale.L'escusa.A lei piaceva stare da sola.Non c'era niente di più bello della solitudine. Nessuno le rivolgeva la parola.Ormai avevano imparato come funzionava con lei.Non voleva le pettegole,le troiette e i galletti.

Lei aiutava quelli in difficoltà ,presi di mira dai bulli,ma non aveva mai stretto amicizia con qualcuno di loro.Troppo spaventati forse.

Lei era forte e lo sapeva.Cercava di caricarsi tutto il dolore degli altri ,forse per dimenticare il proprio ma questo non lo avrebbe mai ammesso





ed ecco a voi il capitolo e ....*rullo di tamburi* .....tra un spunterà il biondino

ho tante idee e spero che la storia ci piaccia. È un periodo in cui ho bisogno di scrivere

se ci piace,se non ci piace,se fa schifo e pensate sia una schifezza DITEMELO...CRITICATEMI A PIÙ NON POSSO....seriamente, mi farebbe piacere un vostro parere

Double face||Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora