1. Quotidianità

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CORRETTO

La sveglia sta suonando da almeno 2 minuti, ma questa mattina non ho né la voglia né la forza di alzarmi. La scorsa notte non ho dormito molto, ho passato la maggior parte del tempo a piangere finché non sono crollata sul cuscino per la troppa stanchezza.

«Bianca, Bianca!» mi fratello è entrato nella mia stanza e dopo aver spento la sveglia si è accovacciato davanti a me e ha cominciato a scuotermi dolcemente, sussurrando al mio orecchio. «Sorellina svegliati, è ora di andare a scuola»

«Solo altri 5 minuti, per favore» mi lamento nascondendo la testa sotto al cuscino.

«Sorellina, si sta facendo tardi, è meglio che ti sbrighi» mi scompiglia i capelli con un sorriso.

«E va bene» sbuffo contrariata.

«Brava la mia sorellina» dice mio fratello mentre esce dalla mia stanza con sguardo vittorioso.

Mi alzo dal letto e in meno di un'ora sono già vestita e pronta per uscire. Ho indossato dei jeans chiari, una canottiera bianca infilata dentro ai pantaloni e per coprire le spalle una camicia a quadretti verdi utilizzata a mo' di giacca. Ai piedi, invece, ho deciso di abbinarci delle converse bianche.

«Sto andando mamma, buon lavoro» dico mentre infilo lo zaino sulle spalle.

«Tesoro, non fai colazione?» domanda mia madre spuntando dalla cucina, vestita ancora dal pigiama sotto e la vestaglia sopra, di color bordeaux. Qualche ciocca di capelli castani le ricade davanti al viso, sfuggiti chissà come dalla crocchia che è solita mettersi ogni mattina appena sveglia.

«No mamma. Sono in leggero ritardo quindi mangerò a scuola» rispondo mentre mi muovo verso di lei e le do un bacio sulla guancia. Nonostante mi costi tanto questo gesto, lo faccio per non perdere uno degli ultimi riti mattutini rimasti col tempo.

«Va bene tesoro, buon proseguimento di giornata» mi augura, ricambiando il mio bacio con un sorriso freddo.

Prima che esca definitivamente dalla porta, non mi trattengo dal sospirare pesantemente.

Esco velocemente dalla porta d'ingresso, nella speranza che il mio migliore amico Matt non mi stia aspettando da molto tempo. Solitamente passa a prendermi per fare insieme la strada che ci separa da scuola, ma questa mattina sembra proprio che dovrò percorrerla da sola.

«Grandioso, proprio oggi che non ne ho voglia!» dico al vento. Ci metto giusto qualche minuto per arrivare al suo portone e suonare il campanello con una certa fretta.

«Oh Bianca! Tesoro, cosa ci fai qui? Matt non ti è venuto a prendere questa mattina?» dice la mamma del mio migliore amico, aprendo l'uscio di casa dopo aver sentito il suono del campanello.

È una donna molto gentile che mi ha sempre trattata come se fossi la figlia femmina che non ha mai avuto. Le devo tanto a questa donna.

Mi rivolge subito uno dei suoi migliori sorrisi, e non sa che ogni volta che lo fa riesce ad ottenere il massimo del mio rispetto, per trovare la voglia di farlo già alle prime ore della mattina. Al contrario di mia madre, che non la vedo sorridere da... da quel giorno. Ma non è il momento di pensarci, mi ripeto, e scrollo la testa per scacciare via quel pensiero.

«Buongiorno signora Smith. No, stamattina Matt non si è fatto vivo, quindi ho pensato che fosse ancora a casa ed è per questo che mi trovo qui» sorrido nella speranza di avere qualche informazione utile.

La signora Smith, colta alla sprovvista, non fa in tempo a proferire parola che i miei occhi incontrano quelli bicolore di Matt: uno azzurro e uno castano. Amo alla follia i suoi occhi e non gliel'ho mai nascosto, anzi. Quando eravamo piccoli si lamentava spesso dei suoi occhi: lo facevano sentire diverso perché gli altri glielo ripetevano di continuo e alla fine ci ha creduto veramente.

Veniva sempre escluso, quando un giorno, in prima elementare, ho deciso di avvicinarmi a lui durante la pausa pranzo per rivolgergli la parola. Con una semplice battuta ero riuscita a fargli ritrovare il sorriso, e adesso è lui a tirarmi su di morale quando il mondo mi crolla addosso.

Ci ho messo anni a fargli capire che era bellissimo così: con i suoi occhi bicolore, i capelli castani super ribelli, il naso che secondo lui era troppo grande e le sue labbra piccole.

Non credo si sia accettato del tutto, ad oggi, ed è per questo che continua a migliorarsi giorno dopo giorno, aggiungendo un orecchino per entrambi i lobi delle orecchie, facendosi crescere i capelli o semplicemente andare in palestra per migliorare il suo corpo.

«Ciao Bianca. Scusa se non mi sono fatto trovare sotto casa tua stamattina ma ho fatto più tardi del solito» si gratta la nuca a disagio.

«Non fa niente Matt» gli sorrido mentre insieme salutiamo la salutiamo la signora Smith e ci avviamo verso scuola.

Oggi sono talmente stanca che ci abbiamo impiegato quasi 20 minuti in più per arrivare a causa del mio passo da bradipo assonnato, per questo quando mi sento spintonare proprio davanti all'ingresso ho i nervi a fior di pelle.

Avanzo di qualche passo per evitare di schiantarmi con la faccia per terra e mantenere quindi l'equilibrio. Stringo i pugni, come se bastasse solo questo a mantenere i nervi saldi.

«Scusa, non ti ho vista» dice una voce alle mie spalle mentre la sento ridere, come se quel gesto non fosse stato fatto apposta.

So perfettamente chi possa essere, ma preferisco comunque voltarmi e accertarmi che sia lui. Lui che penso sia nato solo per istigare le persone, mettere i bastoni tra le ruote e godere nel farlo e nel vedere la gente soffrire.

E basta sentire la sua risata maledettamente fastidiosa per farmi perdere quel minimo di controllo che avevo deciso di mantenere per non rovinarmi la giornata.

«Gira al largo Dylan, oggi non è proprio la giornata giusta per provocarmi» dico nervosamente, ma la cosa sembra passare inosservata a quel troglodita e al suo gruppetto di amici idioti. Ma che ho detto di così divertente?

Le loro risate mi innervosiscono sempre di più, secondo dopo secondo, e odio questa sensazione di impotenza di fronte a queste situazioni. Vorrei solo trovare un po' di coraggio in più per mettere a tacere quelle solite risate, quegli spintoni, quelle prese in giro.

«È prima mattina Collins, non cominciare. Lascia stare Bianca» mi difende immediatamente Matt e io lo ringrazio mentalmente, come ogni santa volta che prende le mie difese.

«Il principe che salva la sua principessa, che scena tenera» lo istiga Dylan, arrivando ad una spanna dal suo viso. Sento Matt irrigidirsi e stringere i pugni lungo i fianchi, segno che come suo solito sta per perdere la pazienza. Che testa calda!

Le labbra carnose di Dylan non smettono di restare tirate in un sorriso sfottente, provocatore. E più guardo Matt, più mi rendo conto che gli stia per sferrare un destro se gli occhi gelidi dell'altro ragazzo non smettono di fissarlo con superiorità.

Decido allora di prendere la situazione in mano, prima che qualcuno, soprattutto il mio migliore amico, si possa fare male.

«Matt, andiamocene per favore, sono solo un branco di idioti!» lo trascino via con me prendendolo per un braccio, mentre in lontananza echeggiano ancora le risate e le parole di Dylan e del suo gruppo di amici.

«Li odio con tutto il mio cuore» dice il mio migliore amico ancora visibilmente arrabbiato.

«Lasciali perdere e smettila di difendermi per favore. Per prima cosa sono abbastanza grande e vaccinata da farlo da sola e poi sai che con Dylan Collins non funziona mai» abbasso lo sguardo rassegnata. Quel ragazzo è una peste, lo è sempre stato, il solito ragazzo a cui piace prendersela con i più deboli.

«Non mi stancherò mai di prendere le tue difese. Ti voglio un bene dell'anima e non riesco a non prendermi cura di te» dice con il tono di voce più dolce che io abbia mai sentito, mentre posa un dito sotto al mio mento, incastrando i suoi bellissimi occhi bicolore nei miei.

«Grazie» sorrido prima di abbracciarlo più forte che posso.

Spazio autrice

Volevo ringraziare @othersense17per avermi aiutato a modificare questo capitolo ❤

Tu ed io... La nostra salvezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora