CORRETTO
Silenzio. E' l'unica cosa che sento.
Silenzio. E' il rumore che riempie le mie orecchie.
Silenzio. E' ciò che produce la mia voce.
Il traffico scorre sotto i suoi occhi mentre i miei non riescono a distrarsi da lui, che respira affannato e porta una mano di fronte alla bocca.
Avanza di un passo, barcollando un po' e l'idea che prima mi aveva sfiorato la mente, torna prepotente a gridarmi nella testa. Il silenzio viene sostituito dal rumore del pericolo, dalla paura di assistere ad una scena del genere. Il silenzio viene risucchiato per lasciare posto ai rumori della città che tornano ad essere percepiti dalle mie orecchie.
Devo fare qualcosa.
«Dylan!» grido, correndo verso di lui, ma mi blocco a qualche metro di distanza. Ha il volto perso, rigato dalle lacrime, inconsapevole di quello che sta per fare, offuscato da qualcosa più grande di lui.
Poi, si volta verso di me e quando posa i suoi occhi acquosi nei miei, una fitta mi trapassa il petto.
«No, no, ti prego non lo fare» gli trema la voce, alza una mano nella mia direzione e quasi perde l'equilibrio.
«No, sono io che ti chiedo di restare fermo dove sei! Sei ubriaco, Dylan, non fare qualcosa di cui ti potresti pentire!» provo ad avanzare di qualche passo, ma la sua voce rabbiosa mi blocca: «Non ti muovere da lì! Non ho bisogno del tuo aiuto, ragazzina!»
«D'accordo. D'accordo, non mi muovo, ma ti prego di restare fermo» la paura mi fa appannare di nuovo la vista.
Ma so che devo essere forte adesso. Lui ha bisogno di qualcuno che lo sorregga adesso perché si sente cadere.
Riprendo, avanzando così lentamente da non farlo rendere conto: «Non fare questa cosa stupida, Dyl. Non porta a nulla di buono»
Quel nome, uscito dalle mie labbra involontariamente, assume una melodia davvero piacevole alle mie orecchie.
Ma sarà solo colpa dell'alcol, perché io non merito di usare un nomignolo affettuoso per rivolgermi a lui.
Porta la bottiglia alle labbra, ne beve una buona quantità prima di scoppiare a ridere: «Ma senti un po' chi parla» si volta a guardarmi, «La ragazza che ha provato a buttarsi giù dal tetto della scuola»
Beve di nuovo, rischiando di perdere nuovamente l'equilibrio.
Scatto in avanti per paura che si possa spingere oltre il marciapiede e finire investito dalle auto. Ma mi blocco, di nuovo: «Hai ragione, ma io non ero sola, c'era qualcuno con me che, nonostante non lo dimostrasse, era preoccupato per me e mi ha salvato la vita»
Avanzo ancora, molto lentamente e con le mani tese verso di lui. I suoi occhi rimangono inchiodati ai miei, ma non riesce a rendersene conto di ciò che sto facendo. I brividi mi fanno accapponare la pelle, sia per quegli occhi acquosi, vuoti, privi di colore e speranze, sia per l'adrenalina causata dalla paura di veder realizzare di fronte a me una catastrofe.
Riprendo, cercando di nascondere la paura della voce e iniziando a sorridere dolcemente: «Quel ragazzo, quel giorno, mi ha detto che non sarei riuscita a farlo. E aveva ragione, lo sai?» prendo una pausa, continuando a muovermi così lentamente che lui non riesce a percepirlo.
O forse, sotto sotto, nella parte più nascosta del suo cuore e la parte più razionale di lui, non vuole notarlo.
Mi aggrappo alla seconda possibilità per darmi quel coraggio necessario per continuare a parlare: «Perché fare una cosa del genere fa davvero paura, anche se ci sono tutti i motivi di questo mondo, anche se sembra l'unica soluzione. Non è così, ci sono infiniti modi per uscirne. Quello che conta è la volontà di volerne uscire»
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Tu ed io... La nostra salvezza
ChickLit-COMPLETATA- -RISCRITTURA- °Tu sei come una rosa, nonostante le spine, il suo profumo è meraviglioso° Sfiderei chiunque a negare che, almeno una volta nella vita, abbiamo provato quella sensazione che ci stringeva il cuore per via della perdita di u...