Quando richiudo la porta, dopo aver salutato Anita, sono totalmente frastornato.
Raggiungo la hall con la stessa allegria di un uomo destinato all'ergastolo e mi avvio in cortile, insaccando la testa nel collo per proteggermi dai cinque gradi che hanno intorbidato l'aria. I lampioni sono spenti, la strada insolitamente deserta e l'aria profuma d'asfalto e benzina.
Cammino velocemente perché questa volta ho realmente bisogno di risposte. Aumento il passo, fino a quando la mia vista non mette a fuoco le insegne colorate dei supermercati e dei discount del centro, che sfoggiano le loro saracinesche quasi tirate del tutto verso il basso.
Le gambe si muovono a stento e tutte rattrappite schiacciano malamente la polvere, bramose di toccare il pavimento di casa, dove si trova l'unica persona di cui necessito in questo momento.
Attraverso la strada ignorando il fatto che il semaforo sia rosso, guadagnandomi delle imprecazioni nel vernacolo incomprensibile di un uomo grasso e calvo, dalla testa rotonda come una mela e dagli orribili occhiali stringinaso. Oltrepasso il covo a testa alta, scrollandomi di dosso i richiami del gruppo dei rincitrulliti alcolisti.Salgo le scale della topaia in cui abito col sorriso defunto sulle labbra e la puzza di piscio nelle narici che mi fa girare lo stomaco. Mi fiondo nella camera di Ash, senza nemmeno accendere la luce, ignorando ogni respiro che resta spiazzato nel mio petto, dove il cuore sembra non battere più quando incontra nell'angolo della stanza il mio migliore amico.
«Ash» parlo ad alta voce con il solo intento di assicurarmi la sua attenzione. Lui non replica nulla, tiene la testa ferma tra le braccia e contrae appena il viso. Ripeto il suo nome più volte, riducendomi ad ascoltare il suo respiro pesante.
Ashton tira su con il naso, scioglie i muscoli delle spalle grandi, senza mai muoversi di una virgola e questo non fa altro che accrescere la mia irritazione. Fino a quando non mi guarderà, io non aprirò bocca.
«Porca puttana, Ash!» urlo, guadagnandomi la circospezione dei suoi occhioni iniettati di sangue. Indugio un po', domandandomi se sia il caso affrontare quelle schegge affilate che mi stanno vivamente intimando di andare via.
Al contrario, io resto.«Esci fuori da qui», sibila tra i denti, alzandosi dal pavimento e avviandosi verso la porta per aprirla e incitarmi a portare il mio culo fuori dalla sua camera. Tiene lo sguardo fisso sul mio viso, parla con voce atona, in sordina, indossando la sua solita maschera indecifrabile, mentre sento lo stridio del suo cuore contro la sua testa, lo sfrigolio delle sue responsabilità che si scagliano contro i suoi desideri. Provo a guardare oltre gli occhi, oltre le pupille, dentro la sua anima, ma è come se lui, invece di innalzare muri, si ricoprisse di teli neri, scuri, bui come la notte fonda.
«Non esco fino a quando non mi dici cosa è successo. Cosa stai passando?»
«Nulla che ti riguarda, vai di là». Articola le parole rigidamente, trascinandosi di malavoglia sul letto. Mi guarda come se volesse aprire bocca, ma poi alza gli occhi al cielo prima di reclinare il capo verso il basso e brandire il pollice e l'indice senza alcun motivo preciso.
«Nulla che mi riguarda? Tu sei il mio migliore amico. Ascolta. Se c'entra Anita la situazione si può sistemare. Certo, è arrabbiatissima perché...»
«Smettila di parlarmi di lei!» sbotta furioso, strattonandosi i capelli spettinati. Una lacrima gli riga il viso e gli bagna una guancia, mentre io resto completamente spiazzato da ciò che vedo. Non è possibile una cosa del genere, è come se vedessi un'incudine sorridere, non... «Tu piangi?» chiedo istintivamente, provando a capire. Sono confuso e sorpreso nello stesso tempo.
«Dylan, hai rotto il cazzo».
Annuisco stupidamente scrutando le sue labbra scure che riprendono a blaterare parole che non ascolto. Provano ad intimidirmi senza alcun risultato, scagliandomisi contro con la stessa violenza con cui mi minacciano le sue pupille. Mi sembra d'aver davanti un pitbull inferocito, ma io non ho paura di lui perché so chi è.
STAI LEGGENDO
Come mondi paralleli
RomanceI soldi non fanno la felicità. Violet Price ne ha la conferma quando chiude la porta della camera 323. Tasche piene, cuore vuoto. Bisogna farsi le ossa per raggiungere i propri sogni. Anita Hamilton ne è sempre stata sicura, ma dopo tanto dispendi...