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Il lavoro in ufficio mi ha tenuto occupata gli ultimi dieci giorni, dentro e fuori l'orario lavorativo. Harry e Zayn hanno continuato a propinarmi articoli da correggere e alcuni da rielaborare che sono subito andati in stampa, ma effettivamente non ne ho ancora scritto uno tutto mio. Durante questi giorni Zayn ha più volte fatto irruzione nel mio ufficio chiedendomi di bere un caffè insieme e di ritagliarci così una 'pausa dal lavoro', ottenendo il più delle volte dei no categorici in risposta, motivo per il quale lo vedevo rientrare ogni volta con due bicchieri di caffè fumante tra le mani e un sorriso contagioso sulle labbra. In questo modo aveva provato ad alleggerirmi il lavoro, cosa in cui era sicuramente riuscito con successo. Durante queste pause non aveva perso occasione per darmi il suo prezioso aiuto: mi ha aiutato con la stesura degli articoli e, spesso, aggiungeva qualche pensiero personale che mi aiutava a calarmi di più in diversi punti di vista, e non potevano mai mancare, inoltre, i sorrisi che continuava a far nascere sul mio viso che spontaneamente non sarebbero spuntati.

Ieri inoltre ha insistito tanto per uscire insieme per prendere qualcosa da bere in un pub che ha definito piuttosto tranquillo, non molto distante dal nostro ufficio con la scusa di volermi 'dare un po' di spensieratezza', ma dopo molteplici rifiuti da parte mia a causa della stanchezza della mattinata a lavoro e della sveglia pronta a suonare alle sei in punto visto che avevo degli articoli da concludere per il lunedì, si era accontentato di spostare la nostra serata ad oggi.

'È sabato, tigre, non hai scuse.' aveva detto senza lasciarmi il tempo di controbattere. Forse staccare da questo ritmo di lavoro decisamente eccessivo mi farà bene, o almeno spero.

Con Harry invece la musica è sicuramente stata diversa, mi ha decisamente messo a dura prova con la mole di lavoro che mi ha assegnato, ma se il suo obbiettivo era farmi cadere o cedere è completamente fuori strada: non mi sono infatti fatta intimidire in nessun modo. E' arrivato ad assegnarmi più di 15 articoli da correggere in una sola settimana, considerando, però, che alcuni degli articoli dovevano essere pronti per il giorno successivo rispetto a quando me li ha consegnati. Ho però fatto più volte presente che sono abituata a lavorare duramente e gliel'ho dimostrato più volte, rispettando i tempi di consegna se pur ciò significava non dormire affatto, facendo in modo di scrivere articoli degni di questo nome. Il suo atteggiamento è stato sempre lo stesso: distante e arrogante. Ho più volte pensato che fosse stato il successo a renderlo così, come se potesse sovrastare tutto e tutti solo perché ricopre il ruolo più importante, dopotutto si è sempre detto che in molti casi ti monta la testa e il suo caso deve essere sicuramente uno di quelli. Per questi motivi ho cercato di rivolgergli quanto meno possibile la parola, non avendo la minima intenzione di essere licenziata per aver rivolto appellativi poco carini al mio capo, visto che, di positivo non pensavo niente. Qualche volta il nostro sguardo si è incrociato accanto alla macchinetta del caffè - le rare volte in cui ero uscita dal mio ufficio, dedicando a me stessa quei 5 minuti - e anche in quelle occasioni non ha evitato commenti, dato che mi ha subito fatto notare come fossi pagata per lavorare piuttosto che per passare il tempo a prendere il caffè, il tutto accompagnato dal solito sorriso beffardo che non abbandonava mai le sue labbra; ed è stato seriamente difficile non puntualizzare sul fatto che, anche lui, stava in qualche modo scappando dal suo dovere visto che si trovava lì proprio come me.

Nei successivi giorni in realtà lo avevo visto molto poco, avendo avuto addirittura il sospetto che non ci fosse proprio a lavoro, forse a causa di alcune novità legate a dei nuovi progetti che- a quanto dicono in ufficio tra i pettegolezzi vari - sono in arrivo per le prossime settimane. Solo lavorando lì mi sono accorta di quanto lavoro ci fosse da fare, è una delle case editrici più famose di New York proprio perché i suoi dipendenti lavorano come muli, anche se devo ammettere che escono solo lavori impeccabili.

Svuoto la testa dai ricordi di quei giorni infernali per poi andare in bagno e darmi una sistemata per l'uscita con Zayn.

«Christal! - richiamo la mia migliore amica dal bagno, - Ti vuoi alzare e cominciare a prepararti? Zayn sarà qui tra meno di mezz'ora e sei ancora su quel dannato letto!» sbraito in preda ad una crisi di nervi. Il semplice pensiero di poter fare tardi in qualsiasi occasione, mi rende nervosa ed intrattabile. Non sono abituata a tardare, non ho mai fatto tardi da quando ne ho memoria, non mi piace aspettare le persone, stare lì ferma ad aspettare che facciano i loro comodi per vederli arrivare con la calma più totale, quindi odio allo stesso tempo far aspettare: lato del mio carattere che la mia migliore amica conosce alla perfezione ma che continua ad ignorare. Mi guardo allo specchio, cercando di domare i miei capelli che ovviamente questa sera sono più selvaggi del solito, per questo decido di legarli in una coda alta per evitare di innervosirmi ulteriormente e di passarci continuamente le mani dentro durante la serata.

BREENWhere stories live. Discover now