15.

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Quando tutti gli invitati comodamente seduti nelle proprie sedie si alzano e si dirigono verso l'uscita del teatro mi rendo conto che è arrivato anche il mio momento di alzarmi e di scostare lo sguardo dal viso del mio capo che mi aveva decisamente distratto fin troppo; non riesco a spiegarmi nemmeno il paradossale motivo per il quale ho lasciato che mi distraessi. Un tocco apparentemente delicato sulla spalla mi fa girare leggermente notando come William abbia poggiato il suo braccio attorno alle mie spalle, gesto che prendo come un aiuto per riprendermi dallo stato di trance in cui ero, fin troppo assorta dai miei incredibili e più che discutibili pensieri.

«E' stato davvero interessante, non credete?» la voce di William rompe il silenzio. Harry nel frattempo si è alzato dalla sua poltroncina sistemandosi la cravatta e la giacca che si era un tantino alzata a causa della posizione che non aveva cambiato nemmeno di un centimetro nelle ultime due ore.

«Decisamente! -esclamo in tutta risposta girandomi per rivolgere a William la mia più completa attenzione, trovando la cosa molto più semplice che rimanere con il corpo rivolta verso il ragazzo in giacca e cravatta al mio fianco- è stato fantastico e ogni minima cosa che ha detto l'ho trovata completamente veritiera.»

William sembra aprire la bocca per acconsentire o negare le mie parole fino a quando una voce roca alle mie spalle non lo precede fino a farlo zittire.

«Non sembrava avesse prestato così tanta attenzione, Stevens, piuttosto mi sembrava concentrata su qualcos'altro, -è incredibilmente fastidioso questo suo modo di fingere che sia preso da qualsiasi altra cosa mentre, invece, controlla contemporaneamente tutto ciò che gli sta intorno- o qualcun'altro, come meglio la vuole interpretare.»

Non posso negare come l'ultima frase mi metta più a disagio della prima, ho capito che ha notato gli sguardi -a volte incessanti, a volte superficiali- che gli ho rivolto durante il convegno, ma il beneficio del dubbio faceva sì che stessi più tranquilla con il pensiero che avrebbe potuto non notarlo, invece quell'aggiunta lo conferma e posso solo rimanere in silenzio cercando di trovare interessante qualsiasi cosa piuttosto che lasciar che veda le mie gote arrossate dall'imbarazzo.

«Direi che dovremmo spostarci verso il buffet, altrimenti rischiamo di non trovare nulla.» la voce di Harry entra nelle mie orecchie e l'unica cosa che mi sento di fare è quella di annuire e seguire i due ragazzi posizionati su entrambi i miei fianchi.
Quasi mi sembra di essere scortata verso l'altra stanza, davvero non capisco il bisogno di camminare passo al passo con il mio, quando, tutto ha sempre fatto, tranne che aspettarmi o camminare al mio fianco. William fa lo stesso, mi affianca senza essere né un centimetro più avanti né uno più indietro e mi ritrovo quasi a maledirlo desiderando di rimanere, anche solo per qualche secondo, sola con Harry...eppure sembra che stiano facendo a gara; a chi resta il più vicino possibile a me e a chi è il più possibile coordinato ai miei passi.

Mi dispiace avvisarti, William, ma Harry Styles ti batte 10 - 0.

«Vado a prendere qualcosa da bere, sperando che non sia tutto finito.» una volta entrati nella sala allestita per il buffet William proferisce parola.
Seppur il suo gesto sia così carino e premuroso non riceve altro se non un cenno di risposta da parte mia, forse ancor un po' imbarazzata dalla confessione del mio capo di poco prima, o forse ansiosa che se ne vada. 

«Venga con me, signorina Stevens. William non ha poi così buon gusto.» la mano piena di anelli si posa sul fondo della mia schiena e, come se fosse sempre la prima volta, non riesco ad abituarmi al suo tocco che è così delicato e che stona con il suo tono duro e i suoi modi di fare barbari. Ed è incredibile il fatto che nonostante io abbia un vestito anche abbastanza spesso, mi sembra di sentire il suo tocco attraversarlo, data la serie di brividi che si sono formati sulla schiena. 

BREENWhere stories live. Discover now