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La mattina seguente nella mia testa è come se ci fosse un martello pneumatico, una sensazione orribile che mi fa svegliare; ma solo dopo un primo momento in cui mi sento attonita mi rendo conto che quel fastidio non è altro che la vibrazione del mio telefono che avevo, involontariamente, dimenticato sotto il cuscino per tutta la notte. Di mala voglia senza controllare chi sia il mittente della telefonata premo il testo verde continuando a tenere gli occhi chiusi dato che non avevo nessuna forza fisica per aprire le palpebre.

«Bambolina, sono Zayn.» dall'altro capo del telefono la voce di Zayn è chiara e devo ammettere che il nervoso che aveva causato la telefonata sembra svanire. Finalmente decido di aprire gli occhi e lentamente distanzio il cellulare dal mio orecchio per controllare l'orario: 11:05.

«Mi puoi spiegare per quale assurdo motivo sei già sveglio a quest'ora di domenica mattina quando ieri siamo tornati a casa alle due?» chiedo con la voce ancora impastata dal sonno.

«In realtà mi sono svegliato due ore fa con un mal di testa lancinante e non sono riuscito più a dormire. - mi spiega con un tono lamentoso - Comunque non ho chiamato per questo motivo, ma per dirti una cosa.»

«Mi devo preoccupare?» chiedo con un tono scherzoso, essendomi ormai completamente svegliata ed essendo adesso più predisposta a qualsiasi tipo di conversazione.

«Non direi, - riesco a captare dal suo tono che un sorriso sia appena spuntato sul suo viso- Volevo dirti che non ho alcuna voglia, con questi postumi, di cucinarmi qualcosa da solo, quindi ci vediamo tra un paio d'ore da me.» afferma con convinzione, senza lasciarmi neanche il tempo di rispondere liquidandomi con un "a dopo bambolina".

Senz'altra scelta, decido di alzarmi dal letto incredibilmente caldo per andare in bagno e lavarmi la faccia, nel tentativo di riprendermi del tutto. Non appena giungo davanti allo specchio la visione della me che appare è alquanto orrenda: trucco colato sotto gli occhi dal momento che ieri ero troppo stanca e provata per struccarmi, capelli arruffati ancora raccolti in una coda come la sera precedente e delle occhiaie come ne avrebbe una persona che non dorme tranquillamente da un po. In effetti è stata solo ieri una giornata in cui mi sono concessa delle ore di pausa dal lavoro che mi aveva tenuta imprigionata nelle quattro mura di casa o in quelle degli uffici della NYS. Mi sciacquo la faccia e rimuovo l'eccesso del trucco e già mi sembra di avere un aspetto diverso, una volta finito mi dirigo in camera per svegliare Chris che fatica già normalmente ad alzarsi dal letto ogni mattina, figuriamoci di domenica mattina e con i postumi della sbornia di ieri.

«Chris, - la chiamo, aprendo le finestre e lasciando entrare la luce del giorno ormai inoltrato - Svegliati, oggi mangiamo da Zayn.» la informo, intuendo in partenza che l'avrei dovuto ripetere almeno un'altra decina di volte per far sì che capisca ciò che sto dicendo tanto è vero che in tutta risposta sento un grugnire provenire da sotto le sue coperte.

Piano b: toglierle le coperte.

Piano che attuo subito, guadagnandomi insulti vari nel mentre. Non c'era da stupirsi, dopotutto.

«Ma cosa cazzo ci fai sveglia alle 7 del mattino? E soprattutto, perchè svegli me?» chiede aprendo gli occhi di scatto e rivolgendomi un'occhiata truce. Se gli occhi potessero uccidere, sicuramente a quest'ora io sarei già morta.

«In realtà sono le 11 passate, - la informo - Ed inoltre, il sole è alto e gli uccellini cantano.» le dico con un sorriso furbo sulle labbra, ripetendo la frase che giorni prima mi aveva rivolto lei quando ero io ad essere nelle sue stesse condizioni. Non per i postumi, ma per il sonno allucinante che avevo.

«Ma vaffanculo Niv, - mi risponde girandosi dall'altro lato dandomi le spalle e cercando di afferrare dalle mie mani le coperte - Lasciami dormire.»

«Dobbiamo andare a mangiare da Zayn, - la informo per la seconda volta in pochi minuti- E ci dovremmo muovere a prepararci.»

BREENWhere stories live. Discover now