8. So close but so far away.

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Luke 🎸

Amsterdam finora era stata la mia città preferita in assoluto. Il pubblico era veramente fantastico e ci conosceva già. Il video che mi aveva mandato Kimberly mesi prima aveva raggiunti milioni e milioni di visualizzazioni sul web. Non potevo essere più felice di così, stavamo facendo un bel lavoro con i ragazzi. Sapevo che sarei stato per sempre grato a Louis Tomlinson per tutto questo. Le opportunità come quella che avevamo avuto noi capitavano una sola volta nella vita ed ero felice che fosse capitato proprio a noi. Era un mondo completamente nuovo, fra backstage e camerini, stanze d'hotel, arene, la folla da cui scappare, aerei da prendere costantemente e notti insonni sul pullman. Ero così impegnato e concentrato su ciò che io e i ragazzi dovevamo fare, che quando ero fermo per più di cinque minuti mi assaliva la nostalgia. La metà del mio cuore era dall'altra parte del mondo, in Australia, e mi reclamava come se fosse una calamita. Faceva male essere così distante da lei quando eravamo così legati.

Cosa stai facendo adesso, Bambi?

Chiesi a me stesso mentre ero nella suite insieme agli altri.

«...pensa che ci hanno rincorso fino all'interno dell'arena. Se non ci fossero state le guardie ci sarebbero saltate addosso.» Stava raccontando Liam stravaccato su uno dei comodi divani.

«Non è questo il bello dell'essere famosi?» replicò Calum aprendo una lattina di Coca Cola.

«Ovvio, ma quando ti ritrovi davanti delle ragazzine impazzite che ti tirano da una parte all'altra non è più così divertente. A Niall hanno rubato un pezzo di pizza dalle mani e litigavano su chi dovesse mangiarlo!»

«È vero.» Mise il broncio Niall. «Sembrava che fossero delle predatrici che dovevano contendersi l'ultimo pezzo di carne.»

«Oh mio Dio, ma perchè pensi sempre al cibo?»

I due iniziarono una discussione su quanto Niall fosse fissato con il cibo, io non parlai molto quel giorno.

«Questo mondo, questa vita... è assurdo. Ma non cambierei niente.» Mormorò Harry seduto di fianco a me con un piccolo sorriso.

«Non ti manca casa?» gli domandai stupidamente.

«Be'...» sospirò. «Ogni volta che parto mi manca la mia casa, la mia famiglia, il posto in cui sono nato e cresciuto. È normale ed è difficile da accettare i primi tempi. Quando sei così esposto ti viene da prendere il primo aereo per tornartene a casa, è dura da gestire molte volte. Ma anche se vado in qualsiasi parte del mondo non mi scordo mai da dove vengo, sono sicuro che avrò sempre qualcuno ad appoggiarmi. So che alla fine troverò sempre la strada di casa.» Mi sorrise.

«Come fai Harry? Intendo, nei momenti difficili...»

«Cerco di ricordarmi per cosa sto facendo questo sacrificio. La musica è la mia vita, ho scelto io di percorrere questa strada. A volte bisogna solamente ricordarselo per ritrovare la volontà di prendere le cose in mano.» Disse guardando un punto fisso davanti a lui. «È evidente che qualcosa ti turba Luke, da come ho capito hai qualcuno di importante in Australia apparte la tua famiglia.»

«Sì, è così...» sospirai passandomi una mano fra i capelli.

«Non devi tenerti tutto dentro, se non ne vuoi parlare è okay, ma ricordati che in questi momenti la musica può ucciderti come può salvarti.» Mi disse.

«Che cosa intendi?»

«Che anche dal dolore puoi ricavare qualcosa di buono, non immagini quanto possa essere liberatorio scrivere le tue emozioni su un foglio. E poi chi lo sa, magari con la chitarra in mano...» alzò le spalle e mi sorrise lievemente.

Harry Styles mi stava dicendo che dovevo scrivere una canzone, ma quello che non sapeva era che io avevo una melodia in testa che non mi dava un attimo di tregua. Quando l'ispirazione arriva devi dargli retta. Harry aveva ragione.

«Sai, penso che tu abbia ragione.» Gli sorrisi alzandomi dal divano.

«Abbiamo ancora due mesi di tour prima di tornare a casa, quello che hai dentro potrebbe essere un nuovo inedito da suonare nelle arene europee che ci sono rimaste.»

***

Chiamai un taxi e mi feci portare alla Amsterdam ArenA, avevo il pass e le guardie notturne fisse davanti all'entrata mi fecero passare. Era tutto vuoto, i miei passi riecheggiavano fra le pareti del corridoio. Raggiunsi la scalinata che portava sul palco e ingoiai il groppo che avevo in gola. L'arena che fino a qualche ora prima era piena di persone adesso era completamente vuota. Mi sedetti a terra al centro palco e fissai un punto indefinito davanti a me immaginando la mia fonte di ispirazione.

Kimberly era lì, forse in piedi fra la prima e la seconda fila e mi stava fissando con i suoi occhioni scuri. Le braccia incrociate al petto, i capelli le ricadevano morbidi fin sotto al seno e aspettava che le dicessi qualcosa.

Iniziai a suonare delle note a caso con la chitarra, mantenendo lo sguardo dritto sul mio obiettivo: le parole che avrei voluto dire a Kim.

Pensai a quanto fosse stato veloce il nostro distacco, da un giorno all'altro la mia vita era cambiata completamente. Avevo dovuto separarmi da lei per inseguire il mio sogno. C'eravamo solamente io, i ragazzi e un biglietto aereo verso l'ignoto. Ricordo quando mi guardava con quello sguardo, sembrava che mi stesse implorando di non andare e io, in quel momento, solamente per quello sguardo, non volevo più partire.

«Within a minute i was all packed up

I've got a ticket to another world»

Canticchiai i miei pensieri senza nemmeno rendermene conto e seguii il consiglio di Harry: trascrissi ogni pensiero su un pezzo di carta. Kim si meritava qualcosa di speciale, una canzone speciale per farle capire quanto significasse per me e come mi sentivo realmente a starle così lontano.

«So close but so far away»

Canticchiai ancora frasi a caso trascrivendole sul foglio un po' stropicciato. Quando alzai lo sguardo e la immaginai nuovamente di fronte a me, mi resi conto che tutto ciò che avrei voluto dirle era semplicemente che avrei voluto essere lì con lei. Che il mio cuore voleva solamente tornare a casa... e a chi importava se la mia canzone non fosse piaciuta a nessuno? questo ero io, queste erano le cose che sentivo, le parole che volevo dirle... era la nostra storia. Speravo di toccare solamente il suo cuore, perché solo lei avrebbe capito.

«I wish i was beside you»

Canticchiai mentre la guardavo.

Harry aveva ragione: la musica poteva salvarti come poteva ucciderti. Ogni strofa, ogni accordo di chitarra, mi lasciavano sempre più vuoto e vulnerabile. Avevo la sensazione che avrei vomitato da un momento all'altro per quanta roba stavo tirando fuori. Ma finalmente lo feci: piansi.
Piansi forte in quell'arena vuota per la prima volta dopo sette mesi, rannicchiato in me stesso. C'eravamo solamente io e la mia musica, con l'immagine di Kim nella mia mente.

Non c'erano i ragazzi, non c'erano gli One Direction, non c'era nessuno che avrebbe potuto giudicarmi. Sapevo che quella notte oltre che a finire la canzone, avrei fatto i conti anche con me stesso. La notte era ancora lunga, ma prima di proseguire a scrivere inviai un messaggio a Kim.

Da Luke:

I wish i was beside you. x

Youngblood | Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora