Capitolo III

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"Cosa aspettavate a dirmi che siamo circondati da una flotta della Marina?!"

Si era voltato a fissarli inquisitorio uno ad uno e, forse, il movimento compiuto col capo era stato troppo repentino per cui ora, vedendo due copie per ogni suo nakama, il suo sguardo non riusciva ad essere incazzato come avrebbe voluto.

"In realtà, speravamo di chiudere il colloquio in fretta ed allontanarci prima che tu ti fossi svegliato." Nel rispondergli Penguin gli si era avvicinato e, con più disinvoltura possibile, conscio di essere sotto gli occhi di almeno un migliaio tra soldati e ufficiali, si era chinato verso di lui.
"Ti tremano le pupille, penso ti sia risalita la febbre. Se non te la senti-..."
Ma Law non stava dando peso alla sua preoccupazione.
"Di che colloquio stai parlando?"
Quella domanda l'aveva posta ad un volume di voce abbastanza alto perché raggiungesse almeno i marines in prima linea, schierati sul riposo lungo i ponti delle loro navi da guerra.

"Un colloquio a proposito del tuo ruolo nei nostri affari, Chirurgo della Morte."

Il suddetto dottore si era nuovamente girato riportando la propria attenzione sull'uomo che l'aveva accolto, appena uscito dalla cambusa del proprio sommergibile.

"Sengoku..."
Forse era come diceva Pen, la febbre gli era salita e, nel frattempo, qualche sinapsi lo stava lentamente abbandonando, ma certo era che Law proprio non ci stava capendo niente.
"Pensavo ti fossi ritirato dal ruolo di grande capo della giustizia e ora ti occupassi solo di supervisionare alcune operazioni o qualcosa del genere..."
Detto questo, che diavolo voleva, con una flotta al seguito, dalla sua vita malaticcia?

"Infatti, non sono qui per arrestarvi. Come hai suggerito tu, non ho più quella competenza." Aveva specificato, non riuscendo ad interpretare il motivo per cui il capitano pirata che stava verbalmente affrontando avesse chiuso gli occhi ed aggrottato le sopracciglia, portandosi una mano all'altezza del Pomo d'Adamo.
"Desidero solo parlarti."

Trafalgar aveva deglutito un paio di volte, sperando di lubrificare al meglio faringe, laringe e pure l'epiglottide, che indipendentemente dal fatto se fossero state corrose dai suoi succhi gastrici o no, gli dolevano e pulsavano ad ogni parola pronunciata.
Sarà stato lo stress, l'elevata temperatura, l'ansia, comunque fosse ricominciava a sentire i dolori che gli costellavano il corpo.

"Ti ascolto, ma a condizione che puntiate le canne dei vostri cannoni da un'altra parte. Non mi pare che la mia ciurma sia prossima a bombardarvi."

Alzando la mano destra ed annuendo una sola volta, Sengoku aveva dato l'ordine che aveva fatto ritirare i cannoni nelle stive.
Il giovane corsaro aveva incrociato le braccia al petto e con un cenno del mento l'aveva invitato a parlare.

"Ti eri dato parecchio da fare per divenire uno della Flotta dei Sette e seppur la tua condotta non sia stata delle migliori, il Governo non può fare a meno di riconoscere i risultati che ci hai fatto ottenere, così come la tua intelligenza e la forza tua e del tuo equipaggio."
Law aveva alzato gli occhi al cielo.
Forse poteva iniziare ad ipotizzare cosa volesse la Marina, ma non sarebbe stata la captatio benevolentiae a convincerlo ad accettare qualunque cosa l'ex Grandammiraglio stava per proporgli.
Non gliene fregava proprio niente dei complimenti, soprattutto se fatti da un cane del Governo.
Alcune risate alle sue spalle gli avevano suggerito che i suoi nakama o la pensavano allo stesso modo o avevano capito cosa stava meditando.

"Perciò, si è deciso che potremmo mettere una pietra sopra alle tue azioni per noi controproducenti e reintegrarti ufficialmente come membro degli Shichibukai."

"Aha e qual è la condizione?" Il suo tono era uscito più annoiato e indifferente del dovuto.

Era diventato uno Dei 7 solo per il proprio tornaconto e, una volta ottenuti i favori ed i privilegi di cui aveva avuto bisogno ed averli sfruttati a dovere, non si era più curato di rispettare le regole che dettavano l'appartenenza alla Flotta.
In quel momento, però, la questione lo incuriosiva.
Inoltre, considerando la sua salute precaria, gli avrebbe fatto comodo il supporto di qualche uomo sacrificabile nel caso in cui si fosse trovato, tra qualche tempo, semi crepato per la malattia a dover affrontare dei nemici.
Non che si preoccupasse per sé, ma l'idea di essere impotente in battaglia per i suoi compagni, gli contorceva le budella e poterli proteggere, anche a costo di sfruttare la Marina, se necessario, era ciò che desiderava.

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