Capitolo X

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Law aveva inconsciamente stretto a sé Bepo, che si era maggiormente chinato verso di lui all'ingresso del marine, come per proteggerlo.

Inspirando profondamente contro la folta pelliccia candida del proprio vice, il giovane pirata avrebbe desiderato poter rivolgere al soldato ormai in congedo un'occhiata carica di curiosità, nonostante la spossatezza e, credeva, un minimo di timore.

Non dettato dalla presenza dell'ex Grandammiraglio o dalla prospettiva di uno scontro con lui, perché nonostante la mente di Law stesse dando forfè un'ora sì e l'altra pure, era ancora abbastanza razionale da sapere che l'anziano combattente aveva intenzioni pacifiche. Bensì, quel disagio che gli pesava sul petto e gli causava un leggero rantolo nel respiro nasceva interrogandosi su quale sarebbe potuto essere l'argomento di conversazione tra lui e Sengoku.

Quest'ultimo attendeva paziente, anche se forse un po' troppo rigidamente, visto come serrava le dita attorno al berretto, a soli un paio di passi dalla porta della cabina.

Finalmente le labbra del medico, eccessivamente scure per apparire sane se contrapposte a quella carnagione cadaverica, si erano dischiuse.

"Accomodati."

Trafalgar Law non era solito fare gli onori di casa, ma non trovava le energie e neppure un motivo per dimostrarsi altezzoso e freddo come sarebbe stato altrimenti con qualsiasi altro nemico in casa propria. Tutt'al più, in quel momento, non riusciva realmente ad appellare il vecchio marine come un nemico. No, in quell'esatto momento c'era un'inspiegabile placidità nell'aria, non la tensione, non l'elettricità che invece avrebbero dovuto sferzare l'atmosfera attorno a due antagonisti.

L'imponente uomo si era diretto verso la poltrona antistante l'immensa scrivania di quel geniaccio con cui desiderava parlare, trattenendo una smorfia divertita nel constatare il numero improbabile di libri che il tavolo reggeva ed i plichi di fogli scritti a mano dal chirurgo. Se solo non fosse stato in procinto di discorrere di un argomento che tanto gli stava a cuore, Sengoku si sarebbe assaporato a pieno l'onore provato nello scorgere, tra gli appunti, quella che doveva essere la prima pagina dell'intero studio che il Chirurgo della Morte aveva fatto su quella nuova tecnica di sua invenzione per prevenire le malattie. Vaccino, veniva chiamata, se non ricordava male. La nomenclatura era poco importante, comunque, giacché ciò che contava era il numero di persone che già aveva salvato ed era stata resa pubblica e diffusa da pochissimi mesi.

Sedendosi sul vecchio cuscino purpureo oramai concavo, dopo aver girato la poltrona verso il baldacchino poco distante, il soldato si era domandato se sarebbe bastata una soluzione simile per evitare l'avvelenamento da Piombo Ambrato. Non si era curato di ragionare una risposta al proprio quesito, conscio di essere tutt'altro che abile in campo medico ed aveva alzato lo sguardo sul ragazzo a cui ora stava di fronte.

"Penso sarà un discorso piuttosto privato..." aveva alluso ai Pirati Heart nella stanza ed in cambio loro l'avevano squadrato malamente.

"Non ti aspetterai che lasceremo il nostro capitano solo con te?" Jean Bart si era scostato dalla parete parlando per tutti i compagni presenti, ma in qualche modo, pur non potendolo vedere, Law era riuscito a sfiorargli il braccio nella sua avanzata verso il marine, bloccandolo.

"State tranquilli, non ha cattive intenzioni. Ma immagino lo sappiate già o non l'avreste mai accolto in casa nostra."

L'ex capitano si era voltato verso di lui con uno sguardo morbido ed al contempo angustiato.

Non voleva contraddire il proprio comandante e neppure poteva farlo, perché effettivamente aveva ragione, ma l'idea di lasciarlo alla mercé di un marine gli faceva attanagliare lo stomaco, sensazione sicuramente condivisa dagli altri Hearts, indipendentemente dalla buona condotta del soldato in questione.

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