Capitolo VII

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Non l'aveva urlato, eppure aveva raggiunto le orecchie di tutti.

Forse perché il tono basso e rassicurante di Trafalgar Law rimbombava senza affievolirsi da un angolo all'altro del comune, forse perché era ciò che ognuno desiderava ardentemente sentire da ormai qualche mese.

"Ho trovato la cura".

Soltanto un respiro tremulo di stupore aveva osato rompere il silenzio che prepotente, ma dannatamente liberatorio era piombato alle parole del medico.

Poi, non era più stato possibile trattenere i singhiozzi e, uno dopo l'altro, gli isolani erano scoppiati a piangere di pura e semplice gioia, mentre altri ridevano increduli, liberando tutta l'ansia e la negatività di cui erano stati oramai saturi.

L'epidemia... quell'agonia era finita, insieme ai soprusi subiti dal Governo.

L'isola era stata finalmente emancipata da ogni male e tutto grazie ai Pirati del Cuore ed a chi li comandava.

Tutte quelle persone, ex criminali che la fantomatica "giustizia" considerava ancora e solo come feccia, erano salve.

Potevano vivere.

Il primo cittadino aveva tentato invano di darsi un contegno, poiché le lacrime più sincere che avesse mai versato avevano tradito la sua compostezza e poco dopo le sue gambe avevano tremato, cedendo sotto la sua grande mole, facendolo cadere in ginocchio a pochi passi da Trafalgar Law.

Aveva allungato una mano scossa dai fremiti dei suoi singulti verso il pirata, afferrandogli la manica della camicia nera.

"Grazie! Io... grazie..."

Law aveva osservato la mano nodosa che si aggrappava al suo braccio con uno sguardo morbido.

Seppur tendesse a disprezzare il contatto fisico con persone che non fossero i suoi compagni, sentiva di poter condividere i sentimenti di quella gente.

Avrebbe voluto così disperatamente averli provati a Flevance vent'anni prima.

Chiusi gli occhi per un momento, aveva cercato di ricordarsi e di convincersi che anche se il passato non poteva essere cambiato, ora aveva salvato il futuro di qualche centinaio di persone, che altrimenti sarebbero state condannate come lo era stato lui da bambino.

Tornando a guardare il sindaco, che ancora piangeva a testa china al suo fianco, gli aveva stretto la mano con la propria in un gesto gentile, ma allo stesso tempo vigoroso, che subito l'altro aveva ricambiato.

"Sono un dottore... dovevo farlo." Si era limitato a mormorare il medico, ancora perso tra i propri tetri ricordi e non interessato a rivelare le ragioni personali per cui si era sentito tanto coinvolto nei fatti di quell'arcipelago.

"No..."

Il ragazzo aveva sussultato leggermente al diniego dell'isolano non comprendendo cosa potesse significare e allentando quasi senza accorgersene la presa sulla mano dell'altro, ma questi aveva invece serrato la propria, senza però renderla una stretta dolorosa.

"Non parlare come se fosse stato un tuo vincolo professionale, perché niente ti obbligava ad aiutarci, neanche l'accordo con la Marina..." aveva continuato l'uomo "... nonostante ciò, immagino che dopotutto dovevi farlo..." Il suo tono era più mesto, lo sguardo ancora bagnato dalle lacrime, ma così profondo. "Quindi grazie, davvero."

Law era rimasto a fissare l'espressione seria dell'ex pirata per diversi attimi.

"...Immagino che dopotutto dovevi farlo..."

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