Capitolo V

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Trafalgar Law non ci sapeva fare con i bambini.

Assolutamente no.

Semplicemente conosceva alla perfezione il sistema nervoso dell'essere umano e non solo, siccome aveva studiato qualunque organismo reputasse degno di analisi e, quindi, sapeva esattamente come tenere un marmocchio per tranquillizzarlo e che cazzate come accarezzargli la testa o massaggiargli la pancia, lo facevano sentire protetto e rilassato.

Inoltre, molti dei genitori di quegli adulti piagnucolosi in miniatura non erano fisicamente in grado di occuparsi delle loro moleste creature, al momento.

Considerato ciò e conscio che i suoi nakama ne erano altrettanto consapevoli, Law era a dir poco irritato da come gli Hearts lo stavano fissando da un quarto d'ora buono.

"Smettetela." Aveva sibilato, guardandoli da oltre le esili spalle del giovanissimo isolano a cui poco prima aveva calmato una crisi acuta d'asma, apparentemente insensata.

Il bimbo gli aveva avvinghiato il collo non appena si era reso conto che quell'uomo imbronciato l'aveva fatto tornare a respirare bene e senza dolore, e presto avrebbe fatto lo stesso con la sua mamma ed il suo papà.

Trafalgar era stato obbligato a tenerlo in braccio da allora, perché con i genitori l'uno incosciente e l'altra in piena crisi respiratoria (e no, il fatto che madre e figlio avessero lo stesso disturbo, non suggeriva nulla al medico pirata, circa una diagnosi generale per l'epidemia. Questo perché, il più delle volte, l'allergia era ereditaria. Se invece si fosse presentata in altri individui, con la stessa intensità, allora forse Law avrebbe potuto concentrarsi su di essa, ma non udiva altri respiri asmatici rimbombare nell'androne del comune) il suo piccolo paziente l'aveva visto come l'unico conforto e la fonte del suo benessere fisico.

Sfortuna ha voluto, secondo Trafalgar, che diversi altri mocciosi decidessero di imitare il compagno atopico, condizionati dal fatto che ancora la loro intelligenza si limitava a: "Mi fa star bene, gli voglio bene.", legge inconscia e primordiale per cui ogni cucciolo si lega affettivamente e velocemente a chi lo accudisce, indipendentemente se questi è o no un suo genitore.

Dunque, ora Trafalgar Law si ritrovava seduto sul pavimento a gambe incrociate, sulle quali dormicchiavano Mara ed una sua amichetta. La biondina, memore delle parole positive di Ikkaku sul conto di Law e dopo averlo visto salvare i suoi compaesani, si era convinta che fosse davvero un bravo ragazzo e quindi poteva dimostrargli tutta la sua benevolenza di bambina vivace. Che questo non fosse il principale auspicio del pirata, non lo poteva sapere e dato che ormai si era imposta di piacergli, nemmeno le sarebbe importato.

Dal canto suo, la giovane supernova aveva nuovamente sbuffato, ignara dei sentimenti di Mara, conscia solo di star reggendo, oltre a lei, anche un neonato ed il fratello maggiore, mentre lasciava che il marmocchio allergico a chissà che si tenesse aggrappato a lui come un koala.

"Capitano, resisti." L'aveva incitato un nakama, non rispettando minimamente il suo ordine e quindi continuando a fissarlo con aria evidentemente ed estremamente divertita.

"Sì, devi tener duro ancora un po'." Si era aggiunto il loro cuoco "Bepo è andato a prendere la lumacamera. Cerca di non muoverti o verrà male la foto!"

"Non ho tempo da perdere con questi cosi. C'è chi sta peggio di loro." Si era trattenuto dal rivelare che lui stesso si sentiva davvero uno schifo, in quel momento. Infatti, i suoi uomini avevano un'aria così sinceramente felice che preferiva sopportare la somma di un'emicrania occipitale con un ammasso di corpicini rumorosi addosso, piuttosto che vederli preoccupati ed incupiti a causa sua.

Perciò, si era limitato ad un sospiro, mentre i suoi nakama avevano ripreso a sghignazzare.

"Amore mio, immagino già i nostri bambini starti in braccio così!"

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