10: Lacrime

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Tai si strinse all'immenso corno di Greymon come mai aveva fatto in vita sua, nemmeno quando da piccolo lo vide crollare la prima volta contro Parrotmon nel parco di Hikarigaoka.

Davis si lanciò incontro all'amico come a volerlo inglobare in un abbraccio, ma nessun abbraccio sarebbe bastato a lui, pensò, se mai un giorno avesse dovuto perdere Flamedramon.

Matt e Willis lo trattenevano dal bavero della giacca.

"Lasciatemi stare...Tai!"

Ma Tai era irraggiungibile.

Era rimasto abbracciato alla carcassa di Greymon, che con la sua stazza aveva protetto tutti quanti loro dal booster claw di Machinedramon.

E aveva pagato lui, per tutti.

"Tai! Tai!"

Davis forse piangeva più dell'amico.

Ma era Matt, quello più lacerato dal dolore. Anche se non lo dava a vedere.

Perché conosceva Tai come le sue tasche. Erano stati fratelli, d'altronde.
E sapeva che in quel momento, se ci fosse una cosa che più d'ogni altra lo tormentasse, ancor più del dolore, era il senso di colpa.

Tai sapeva fosse stata tutta colpa sua.

Della sua testardaggine che si portava sin dai tempi della quarta elementare, dai tempi di quegli occhialini da nuoto sulla testa, dai tempi del campeggio estivo l'anno in cui finirono a Digi-World.

Ma non poteva farci niente.
Per questo non piangeva.

Restava solo, attaccato, attraccato all'enorme corno di Greymon come una nave che non vuole saperne di salpare in burrasca.

Sentiva Davis singhiozzare come un bamboccio, dietro di lui, mentre percepiva ancora un po' del calore della megameteora del proprio dinosauro attorno alle sue fauci.

Greymon...Agumon.

Nello stato di trance in cui era, l'unica immagine che gli veniva in mente era quella di Agumon che s'ingozzava come un porco.

Agumon che gli bruciava i pantaloni per scaldarlo d'inverno.

Agumon che si nascondeva sotto il suo letto per paura dei temporali.

E gli venne quasi blasfemamente da ridere, pensando al fatto che nonostante tutto di lui avesse solo ricordi belli.

L'unica cosa che per davvero lo rattristava, forse al pari, se non di più, dei sensi di colpa, era di non essere riuscito a salutarlo per l'ultima volta.

Sentì attorcigliarsi attorno al suo petto uno strano nodo. Credette fosse il rimorso che prendeva forma. Solo dopo s'accorse che fossero le mani di Izzy che lo abbracciava da dietro, e che silenziosamente singhiozzava.

"Mi dispiace, fratello..."

Tra i singulti degli altri, Tai riconobbe anche quello di sua sorella che, schiacciata contro il petto di TaKeru, piangeva come loro madre davanti alle telenovelas della Tbs.

Tai sorrise di nuovo, mentre gli si accese in testa un vecchio ricordo sempre di quella notte a Hikarigaoka.

"Kari..."

La chiamò con quel diminuitivo che lei odiava tanto.

Lei si voltò. Il viso bagnato e impiastricciato di un velo di mascara.

"...non hai più il fischietto, vero?"

Lei si lasciò scoppiare un riso, quasi felice, tra le lacrime che subito dopo tornarono ad essere impregnate di empatico dolore e nostalgia maledetta.

Fu in quell'istante, che Tai comprese che lo stesse realmente perdendo.

Nel vero senso della parola.

Che le mani gli scivolassero dal corpo di Greymon, irradiato quasi da una luce solare nuova che avrebbe raccolto tutti i suoi dati in un digiuovo.

Che presto sarebbe tornato alla città della Rinascita.

Però che bello poteva essere, pensò Tai.

Per i Digimon.

Avere la certezza d'una risurrezione.

Per quello, anche se fra le lacrime, sorrideva ancora.

"Tai..."

Perché non era la risurrezione in sé, che servisse agli umani.

"T'ascolterò sempre..."

Ma la certezza di essa.

"Addio..."

Ed era bello.

Sentire la voce acidula di Agumon che lo chiamava ancora.

Nel vento.

DIGIMON - la genesi del Male [seconda parte]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora