Lui la voleva, quella guerra.
La desiderava.
Gliel'aveva fatta bramare Piedmon, mentre nelle segrete del proprio antro lo aveva allenato in come resistere ai propri sortilegi demoniaci.
Lopmon aveva sognato quella guerra.
Combattere una minaccia sconosciuta perché ignota, proveniente dall'altro lato del portale. Da un altro mondo.
Un mondo avverso a Digi-World; diverso, da Digi-World.
E adesso, quella guerra era lì.
A portata di mano.
A un palmo dal naso. Quel nasino esile da paffutella lepre digitale che aveva soggiogato il burbero Fugamon.
Che aveva odorato l'elettricità dei fulmini, nell'aria, una volta uscito allo scoperto. Che aveva saggiato odore di combattimento.Che aveva smesso di inspirare quando aveva assistito, per la vera, prima volta, al trapasso di un altro digimon.
Il cuore di Lopmon aveva per davvero smesso di battere, alla vista della carcassa di Greymon che era andata a sgretolarsi in piccoli frammenti digitali.
Aveva scoperto come funzionasse la morte.
E quel che era stato peggio, era che avesse potuto provare la sensazione dalla quale aveva sempre tentato di redimerlo e allontanarlo Piedmon.
L'attrazione.
Lopmon era stato sedotto dalla morte, e dal gusto di essa, nel vedere il nemico decomporsi.
Sarebbe potuto uscire lì, allo scoperto; sarebbe potuto intervenire in qualsiasi momento, quando Tai era ancora accasciato al suolo a piangere il suo amico e tutti gli altri erano distratti, partecipativi del suo dolore.
E invece no.
Non l'aveva fatto.Non l'aveva fatto perché, come sempre, aveva usato la testa.
Come gli aveva insegnato il Maestro Oscuro.
Lopmon aveva sufficiente percezione di sé da riconoscere che per quanto i suoi allenamenti nelle camere di Piedmon fossero stati intensi, egli fosse ancora troppo piccolo per prendere parte allo scontro.
Piccolo, ma solo di stazza.
Perché grande era il suo ardore, grande la sua fame.
E allora aveva aspettato, e aveva atteso quel tanto che era bastato affinché il suo corpo potesse essere pervaso dall'adrenalina necessaria e sufficiente per farlo crescere. Diventare più grande. Digievolvere.
Lopmon era digievoluto grazie al fascino della morte. E alla fame di guerra.
E adesso Antylamon era lì.
A contemplare il nemico in kastenbrust verde dinnanzi a lui, che per giunta gli somigliava così tanto; fiero di sé, per aver salvato il Maestro Oscuro dalle torpedini avversarie, e per averlo inorgoglito.
O almeno questo era quello che egli credeva.
Perché grande, troppo, infinitamente grande era il bene nutrito ma mai espresso di Piedmon nei confronti del suo Lopmon perché potesse accettare un radicale cambiamento di quel genere.
Era stupito, sì, del fatto che questi fosse riuscito a digievolvere. Ma era pur sempre consapevole del fatto che quella metamorfosi fosse il frutto del proprio odio. Dell'odio che egli stesso, gli aveva inculcato. Un odio che di lì a poco avrebbe generato una guerra nella guerra...
Willis si apprestò a portarsi ai piedi di Rapidmon, prima ancora che quest'ultimo potesse fare mosse azzardate.
"Ti scongiuro Rapidmon, lascia stare! Non combattere!"
Il grande coniglio di metallo guardò dall'alto il suo digiprescelto implorarlo, e strinse i denti.
Perché arduo, gli era resistere al gesto del nemico che lo invitava a venire avanti. Ma impossibile, resistere al richiamo del sangue.
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DIGIMON - la genesi del Male [seconda parte]
FanfictionSarà stato il rosso fuoco di cui il cielo allora si tinse, quasi a celebrare il sangue versato dall'onnipotenza del Male, o la resistenza di dieci ragazzi all'avanzata di unicorni volanti e macchine d'assalto... Ma in quel momento, il mondo sembrava...