Capitolo 10: Un problema grosso come una villa

24 2 1
                                    

La notte passò lieta, serena. Al risveglio un bacio di cioccolato venne a contatto con le mie narici. Era un forte odore di cacao e nocciola, dolce come lo zucchero. Il cammino roseo fuori dalla tenda allietava il mio dormiveglia. Ma come parlo?! Purtroppo è colpa dell'amore, ma, sapete, non mi dispiace affatto stare con la ragazza che amo, anche al costo di avere un linguaggio più erudito (dovrei smetterla di essere così ricercato). Era Mercy, stava preparando la sua colazione. Arrivai alle sue spalle, poggiai le mie mani sulle sue e lei lasciò che le sue dita leggiadre si guidassero da sole. Iniziai dolcemente a far roteare il mestolo nella pentola, facendo scendere le lisce cascate di cioccolato verso il centro, in un turbine di cacao. Mi avvicinai a lei e le baciai il collo e poi dietro l'orecchio. Lei si girò con disinvoltura e mi diede un bacio sulla guancia:

"Come va amore?"

Mi aveva chiamato amore. Non osavo crederci! Tremolante rimasi circa due secondi esatti in trance. Una volta tornato dalla catalessi:

"Bene, tu? Che cucini di buono?"

"Cioccolata calda. Sai, oggi fa freddo"

"Ti riscaldo io, amore" accennai

Tentai di abbracciarla, ma fui respinto dal palmo aperto della sua mano:

"No, sto bene, mi sto scaldando"

Non capiva che quello che si era già scaldato ero io, stavo praticamente affogando nel mio lago del cuore. Qualsiasi tentativo successivo di riprovare l'impresa fu debellato dalla mia timidezza, non avendo il coraggio di avvicinarmi a lei, essendo già stato respinto una volta. Sapevo almeno di non essere il primo a non ricevere saluti. Subito dopo si alzò Hindy, sbadigliando rumorosamente. I due "angioletti" (e ben prestate attenzione a queste virgolette) dormivano sonni tranquilli, galleggiando tra i loro pensieri, naufraghe dei loro stessi sogni. Mai notato come le donne diventino incredibilmente più carine nel sonno? Mercy no, Mercy la amavo sia sveglia che nel sonno. Pareva proprio che portare beatitudine fosse una sua caratteristica, come dalla notte dei tempi. Una volta che pure le due onironaute furono sveglie, si stiracchiarono con un forte sbadiglio. Mossero gli occhi ancora assopite e li strizzarono per mettere a fuoco. Gustarono la loro cioccolata calda, poi si recarono nelle loro tende, per cambiarsi:

"Oggi," annunciò Sis "andremo a Villa Elbourt" si volse verso me e Hindy con sguardo ironico e disse: "Pure voi, conigli. Non vorrete mica fare brutta figura con le vostre donne"

"L'hanno già fatta" rispose Mercy in modo altisonante

Incamminarci fu un attimo, un istante, un passo verso la villa che ci avrebbe condotto a Ness. Ci separavano solo pochi, interminabili chilometri. Quel giorno era fresco, poco afoso, ma nemmeno freddo. Stavamo bene, proseguivamo il nostro cammino a piedi lungo la via del bosco, diretti verso la spaventosa villa. Le foglie sussurravano un lento fruscio, quasi di allegria, mentre gli austeri tronchi non facevano altro che zittire e imporre loro il silenzio. Vigilavano attenti su di noi come un ladro con il tesoro, ma con il portamento di una guardia. Il bosco, nonostante il dettame degli alberi, sussurrava, scorreva nelle parole, ma senza attirare l'attenzione. Camminare in quello spettacolo di silenti piante e loquace verde era spettrale, quasi potevo udire rumori di fondo. Mercy camminava avanti, leggermente distaccata dalle altre ragazze. Mi avvicinai a lei abbracciandola, ma lei si girò e mi fisso con i suoi occhi:

"Cosa c'è?" disse con assoluta freddezza

"Come cosa c'è?" contestai "Sei il mio amore!"

"Ah, si" rispose con indifferenza "Si, si, ti amo anch'io"

E accettò l'abbraccio, ma niente più, solo silenzio, camminando verso la villa. Dopo circa una ventina di minuti ci imbattemmo in Sheryl. Quella mattina aveva tutti i vestiti alla rinfusa, pareva avesse preso le prime cose che aveva trovato nell'armadio e i suoi capelli non erano troppo sistemati. Esordì con un:

Il boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora