Capitolo 13: Risolto il mistero

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Sento il gelido metallo della pistola sulla mia gola premere con forza, sento il mio dito freddo ancora sul grilletto premuto, sento il proiettile che mi attraversa il cranio, però posso aprire gli occhi:
Attorno a me c’è chi si dispera, chi cerca di impedire il mio corso, è tutto fermo. Sento un rumore di passi avvicinarsi verso di me. La eco è stranamente forte per quel luogo piccolo. Muovo la testa e lo vedo: il mio spettro. Si avvicina con strano fare, il mio, si osserva intorno con perplessità, come mancasse qualcosa in quella scena. Tutto è come se si sia congelato, sento freddo, brividi mi attraversano, non pensavo che mai e poi mai li avrei riprovati. Lui si avvicina a me: ne ho paura, mi spaventa, vestito di nero completamente. Mi tocca e poi esamina il dito venuto a contatto:
“Guarda che puoi muovere la testa” mi dice
Tento e riesco: la testa si muove! Posso muovere anche le gambe, braccia, che fosse l’oltretomba quello? Non importa, non lo temo più, ho solo paura della mia immagine, che mi osserva con attenzione:
“Dimmi Ness, perché ti sei sparato?” domanda
“Tu chi sei? Me stesso? Dovresti saperlo, no?” rispondo con irruenza “Siamo nella realtá o è solo fantasia? Sono morto? Se devo vivere qui per sempre, sappiate che è un pessimo Olimpo, ma un ottimo Ade”
“Tu non sei morto, Ness, dimmi il muscolo del braccio si muove?”
“Si, lo stai vedendo” rispondo
“E quello della gamba?”
“Pure”
“E il più forte?” chiede indicando il cuore
“Oh, il cuore, no, si è sicuramente fermato, anche perché non ha senso se non batte per lei, lo dovresti sapere!” ribatto
“No Ness” mi prende la spalla e poggia l’altra mano sulla parte sinistra del mio petto. All’improvviso sento un sentimento di gioia, allegria, amore, passione, tutto, mai provato prima ad ora. Il petto si ricopre di una luminescenza rossa che illumina il volto del mio spettro, che alza lo sguardo, fiero, ma compassionevole, mi scruta. Apre bocca:
“Questo batte ancora, con o senza di lei”
Ed è vero, batte, lo sento e pure molto bene. Lui si rivolge quindi con un tono sempre più pacato e dolce a me:
“Ness il tuo cuore batterà sempre, non sarà di certo una ragazza a fermarlo”
“Oh si!” esclamo con tristezza “Certo che sarà lei, mi conosci, pensi che l’amore sia uno scherzo, tutto un gioco?”
“Guardati, guardati intorno” inizia a camminare, avvicinando il volto alle teste congelate degli altri “Li vedi, no? Sono qui”
“Si che li vedo, ma cosa c’entra?”
“Guardali più attentamente allora, osservali”
Mi alzo e cammino. Nella camera aleggia un pulviscolo e i colori sono sul blu, mi avvicino a John. Le sue pupille spalancate, le sue mani avanti, il suo corpo teso verso di me. Tocco il suo volto e sento le mie dita scottare, poi un profondo senso di paura mi assale, mi rinchiude, ma lui rimane lì, senza spiccare alcun movimento. Hindy, amico mio, sei rimasto anche tu colpito dal mio gesto così estremo, mi dispiace, percepisco la tua sensazione, così inquieta, so cosa provi, cosa hai provato. La tua mano sinistra è stretta in un pugno, la destra in un’altra mano: quella di Sheryl. Sheryl, tu invece hai il volto impietrito, come fossi Medusa, le tue mani protese verso la bocca. Mercy, tu non sai che fare, non hai il coraggio di spiccare addirittura parola, cosa ti succede? Non credo di averti mai vista così, né di aver mai visto i tuoi occhi così lucidi in un’espressione di paura così tragica. Sis, avvicinandomi sento ancora le tue urla di disperazione, il mio nome che rimbomba, le tue corde vocali vibrare, non meriti questo, lo so, sento le tue mani strette, come volessero spostare la canna della pistola in un’altra direzione. Le tue pupille sono larghe, vuote, paralizzate, ma dominate dalla rabbia, non corrotte, bensì colpevoli invece, le mie. Fay, per quanto sia colpa tua, non sopporto la tua espressione di disperazione, così come quella di tutti voi, ma non mi hai lasciato scelta. Provo a spostare i tuoi polsi, provo a guardarti negli occhi, ma non si muovono, sei salda nella tua posizione, ma nelle tue vene il sangue scorre ancora e le tue lacrime sono fredde, come il ghiaccio e amare, come il caffè. Inizia a scorrere nel mio corpo il tuo tremore, la tua paura, la sensazione di spaesamento, era inaspettato, lo so, come un colpo in pieno petto, come se avessi sparato te e non me stesso. Riappare il mio spettro:
“Non lasciarla”
“Ha causato lei questo”
“Ness, chi dei due si è sparato?”
“Io”
“E la colpa puo’ essere sua?”
“Si, sai pure le motivazioni”
“Guarda i miei occhi” lo fisso “Ness, lei non ti vuole del male, lei non ti ha mai fatto del male, lo fai tu a te stesso, a chi ti circonda e perché? Perché una ragazza ti dice di no? Osserva me, la tua anima, perché devi avere delle catene? Perché devi sentirti inferiore? Tu sei straordinario come tutti coloro che sono in questa stanza Ness, ognuno con le sue emozioni, amori, problemi. Che colpa ne ha lei se non ti ama? L’amore non puoi controllarlo, lui controlla te, ma lei questo nemmeno lo sa. Tu non sei sotto nessuno, non lasciare che sia mai qualcuno a dirtelo a farti sentire così: Sis sarà un ottima cuoca e disegnatrice, Hindy avrà pure carisma, John sarà pure simpatico, Mercy sarà misteriosa, Sheryl sarà anche attraente e Fay sarà pure bella, ma hanno tutti una cosa in comune: loro non sono te. E tu sopporti tutto questo? Abbandonare te stesso e disprezzarti per un qualcosa di così volatile? Gioisci delle cose che ti sono intorno e sorridi delle persone che ti stanno accanto e vedi, ti vogliono tutte bene, perché fingere il contrario?” schioccò le dita
Sento un muoversi nelle mie mani, giro la testa e vedo Fay che aveva ripreso a muoversi, l’unica, gli altri nemmeno battevano ciglio. Le tolgo le mani e lei mi guarda con un’espressione persa, desolata, sofferente. Le asciugo le lacrime e le abbasso le mani, mentre il suo volto rosso come una mela incornicia i suoi occhi, che ancora sgorgano di lacrime e la sua bocca, timida, domanda:
“Perché l’hai fatto?”
“Perché avevo paura”
“Promettimi che non lo farai più”
Le tocco la guancia:
“E tu promettimi che non piangerai più così per me” sospiro “Fay, sono deluso da me stesso, sono amareggiato, ma sotto sento che c’è una sensazione di gioia, non è amore per te, quello è svanito e mai ritornerà”
“Non ti credo” piange
“So che non mi credi, ma fidati, penso di avere sempre voluto il tuo amore, quando mi sarebbe bastata solo la tua, la vostra amicizia. Vagavo cercando quello che pensavo fosse la mia felicità e invece, eravate tutti già qui accanto a me” spostai le mie mani dal suo volto alle sue spalle, stringendole “Ho capito che l’amore non è una mia decisione, è una decisione di entrambi. Tu hai scelto no e la voglio rispettare. Non voglio vivere all’ombra di una ragazza che non mi ama. Non voglio nemmeno che tu creda a quello che ti ho detto, era solo prodotto della mia rabbia, non è giusto accusarti di voler essere libera. Non pensare mai e poi mai che io ti odi o che ti voglia del male, tutt’altro, sarebbe più giusto a questo punto se ne volessi tu a me. Credo sia opportuno chiederti scusa, a te così come a tutti voi”
Mi guarda negli occhi, ancora indecisa, non è convinta, ma poco importa. Mi poggia la mano sulla spalla, poi sento sulla mia schiena un’altra mano, un’altra e un’altra ancora, sei mani reggono il mio corpo, mi alzo, li abbraccio, uno ad uno. Sono vivo, il mio cuore batte, esco dalla villa, il sole splende e presto si tramuterà in tramonto. Sono tutti accanto a me. Quando giunge la sera accendiamo il fuoco e stiamo lì davanti, ridiamo, parliamo, ci raccontiamo storie. La felicità vola su di noi come fosse un gabbiano sull’acqua. Quel bosco non mi fa più paura, il buio ha ceduto. Sono felice di rivedere i sorrisi di Sis, sono felice di riaverla accanto a me, sono felice di vedere John scherzare, anche se distaccato da Mercy e un po’ malinconico, sono felice di rivedere Fay, che mai pensavo potesse ancora sorridere dopo tutto quello che è accaduto, sono felice persino di rivedere Mercy, anche se staccata da John, sono felice di rivedere Hindy amoreggiare con Sheryl. Tutto questo tempo in una tenda, a sognare, scrivere, quando avrei dovuto solo aprire gli occhi e vedere che tutto quello di cui avevo bisogno lo possedevo già. È insolito essere un personaggio secondario, capire solo alla fine di essere sempre stato il protagonista e capire che il bosco, in fondo, era solo lo spettro delle mie paure. Io sono Ness Polite, e questa è la mia storia.

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