La mattina viene mio padre a svegliarmi. -Jasper! Jasper svegliati!- dice strattonandomi. -Lasciami dormire.- borbotto. -Devi scegliere la fazione scemo! O vuoi restare qui con noi?- scherza lui. A quelle parole mi alzo dal letto, mi vesto coi primi vestiti che trovo a terra, tra l'altro stropicciati, mi lavo velocemente la faccia e in meno di cinque minuti siamo già per strada verso la scuola. È li che si terrà la Cerimonia Della Scelta. Io e la mia famiglia ci accomodiamo nei posti riservati alla nostra fazione, e non posso fare a meno di notare i colori che dividono la stanza: da una parte noi pacifici, coi vestiti arancioni e verdi, al centro gli ci sono i candidi e gli abneganti, che sono sempre vestiti di grigio, e, infine, una macchia di vestiti blu e una nera delimitano i posti degli eruditi e degli intrepidi. Sale sul palco Marcus, un capo abnegante. Inizia a parlare della storia delle nostre fazioni, e di ciò che dovremo fare quando verremo chiamati. Dopo di che, ci fa ripetere la solita frase "la fazione prima del sangue" -La fazione prima del sangue.- ripeto io, mentre stringo la mano a mia mamma. So che sarà difficile dirmi addio, ma vogliono che io sia felice. E in questa fazione so che non posso stare. Le sorrido debolmente, per incoraggiarla. Finalmente Marcus annuncia il mio nome al microfono. Salgo sul palco e mi porge un coltello. Sono sicuro della mia scelta. Ho promesso a me stesso che mi nasconderò tra gli Intrepidi, ce la farò. Mi giro, fisso la mia fazione per l'ultima volta. Vedo mio padre farmi un piccolo cenno con la testa. Prendo il coltello e mi faccio un piccolo taglio sulla mano. Il sangue cola, lungo i bordi della coppa con i carboni ardenti. Sento il mio sangue bruciare al contatto col fuoco. Finalmente sono un Intrepido. Sento gli Intrepidi urlare, e corro a sedermi verso di loro. Alcuni chiedono il mio nome, altri mi stringono la mano, altri ancora mi appoggiano mani sulle spalle. Poi mi siedo, i miei vestiti arancioni spiccano con i loro completi tutti neri.
Finalmente sono a casa.
Finita la Cerimonia, iniziamo a correre giù per le scale, e dopo circa un chilometro arriviamo alla stazione. -Forza sta arrivando!- urla qualcuno. I ragazzi si mettono in fila, e iniziano a correre lungo i binari. A vederli, ho già capito quali solo le loro intenzioni. Arriva il treno, e alcuni aprono le porte schiacciando un pulsante apposito. Poi, ci saltano dentro. Deglutisco, chissà se ce la farò. "Non voglio diventare un escluso" mi ripeto in continuazione nella mente, mentre il portellone mi sta raggiungendo. Poggio la mano sopra al treno, la porta si apre, ma mi ha già superato. Mancano solo più tre vagoni, poi non potrò più saltare su questo treno e sarò un escluso. Scaccio il pensiero, cerco di spingere il più forte possibile con le gambe e accelerare. Lo raggiungo, senza pensarci mi lancio di fianco contro quella che sarebbe dovuta essere la porta del vagone, ed entro. Ce l'ho fatta, ho saltato sul treno. Mi sposto appena in tempo, che un altro ragazzo, intrepido, salta sul vagone. Dopo di che salgono alcuni candidi ed eruditi.
-Credevo fosse più facile.- dico scherzando. -Per noi lo è, per voi trasfazione è più difficile, ovvio. Comunque piacere, Sam.- dice il ragazzo Intrepido, porgendomi la mano. -Jasper- rispondo. -Ok, sono l'unico intrepido qui dentro, quindi mi sembra giusto aiutarvi. Fra poco dovremo saltare su un cornicione, un salto di circa due metri. Ce la potete fare, tranquilli.- Dice Sam a tutto il gruppo. -Siete pazzi?!- Urla un ragazzo Erudita, incredulo. -Ehi, calmati. Se sei riuscito a saltare su un treno in corsa riuscirai a scendere da un treno in corsa, no?- gli dico, per tranquillizzarlo. Finalmente Sam ci fa segno che è arrivato il momento di saltare. -Vado prima io, guardate bene come faccio. Il cornicione è piccolo perciò fate in fretta!- Urla, dopo di che si lancia. A vederlo fare sembra facile, ma ho il cuore in gola all'idea che posso morire e nessuno si ricorderà di me. -Ti butti con me?- chiede timidamente il ragazzo Erudita. -Va bene... Pronti, via!- chiudo gli occhi e mi lancio. Sento l'aria del treno soffiare nelle orecchie, il tempo è come se si sia fermato. Dopo di che, sento la ghiaia graffiarmi i gomiti e le ginocchia, torno alla realtà. Giro la testa, vedo che il ragazzo ce l'ha fatta. Mi tiro su e gli porgo la mano. -Comunque io sono Jasper.- dico. -Ledi.- risponde lui sorridendo.
