Quant'era distante, la Finlandia!
Matti Nurmi si scoprì a pensare una cosa tanto sciocca e banale nell'attimo in cui i feriti iniziarono a fluire in modo caotico nell'emergency room, tra urla disperate e gemiti di dolore.
Cercò di annichilire i propri pensieri; non doveva perdere tempo a riflettere. Doveva agire.
La prima paziente che, letteralmente, gli scaricarono sulla branda di fronte, fu una bimba che non poteva avere più di otto anni. Aveva una gamba spappolata e una ferita dovuta a un trauma da schiacciamento al torace. I capelli erano imbiancati dalla polvere liberatasi nell'implosione della stanza in cui era ricoverata.
Le condizioni della piccola apparvero subito disperate. Provò a lungo a rianimarla, mentre i due operatori della Mezzaluna Rossa che avevano estratto la piccola dalle macerie, in un breve attimo di pausa prima di rilanciarsi nell'inferno della città bombardata, aspettavano solo un cenno di speranza da parte del medico nordico. Un omone biondo dagli occhi chiari, così estraneo a quel luogo che pareva venire da un altro mondo. Forse lui avrebbe potuto fare il miracolo di salvare la piccina.
Matti scosse la testa, serrando le mascelle. La bimba se n'era andata.
I due barellieri non persero altro tempo. Mormorarono una breve frase di ringraziamento e tornarono al proprio maledetto lavoro.
Cosa cazzo ringraziate? L'ho persa, dannazione!
Il comportamento di quella gente lo scombussolava. Quegli uomini si sarebbero dovuti fermare a inveire, sfogando la propria rabbia contro tutto ciò che si parava loro di fronte, compreso un medico intruso che non era nemmeno in grado di salvare una piccola innocente.
Per quanto si fosse sempre ritenuto caratterialmente freddo e distaccato, a volte quasi cinico, lui lo avrebbe fatto. Ma i palestinesi no. Continuavano a svolgere le proprie mansioni. Semplicemente. Quasi come se quanto accaduto fosse terribilmente normale. Era divenuta quella, la quotidianità, nella Striscia di Gaza?
La seconda paziente che Matti si trovò davanti fu una donna intorno ai sessantacinque anni. Stimò l'età con una certa approssimazione, perché il tipo di vita cui erano costretti i profughi li invecchiava precocemente, tanto che non era infrequente incontrare quarantenni che mostravano vent'anni in più.
La donna presentava ustioni sul lato sinistro del corpo e alcuni profondi tagli, uno dei quali all'altezza del fianco. Cosciente, intonava una nenia che non si capiva se fosse una preghiera o un'esortazione ai soccorritori.
Fece del suo meglio e, quando l'anziana venne portata via, calcolò che avesse il cinquanta per cento di possibilità di sopravvivere. Si chiese pragmaticamente quale Dio o Destino, come lo si volesse chiamare, permettesse la morte di una bimba e la sopravvivenza di una vecchia. Era contro natura, e cozzava con qualsiasi valutazione logica. Se proprio qualcuno deve morire, madre natura sceglie, per economia della specie, l'esemplare più anziano.
Invece in quella ridda di esplosioni e bombardamenti le regole naturali erano stravolte.
All'anziana seguì un infermiere di mezza età, quindi una giovane donna. E poi altri e altri ancora, in una macabra catena di montaggio dalla quale i pochi superstiti che ne uscivano sembravano esemplari difettosi prodotti da una fabbrica di operai folli.
Attorno a lui la confusione era totale, ma da tempo non ci faceva più caso. Aveva imparato che da quelle parti si era costretti a lavorare così.
Forse Talja, che a Kailahun, in Sierra Leone, assisteva i malati di Ebola, stava avendo più successo di lui. Quando lei gli aveva annunciato di voler partire con Medici Senza Frontiere, anche Matti si era deciso a fare i bagagli. Destinazione Palestina. Era da tempo che gli frullava in testa l'idea di mettere anni di studi al servizio dei bisognosi; a differenza di altri, aveva sempre preso con molta serietà il giuramento di Ippocrate, e la possibilità di aiutare il prossimo lo faceva sentire una specie di Robin Hood.
La distanza avrebbe fatto bene al loro rapporto, aveva detto la sua compagna. Probabile, solo però se entrambi fossero sopravvissuti...
Per quanto vi fossero altri bimbi tra le vittime giunte al nosocomio, a lui non ne toccarono più; la giornata proseguì nella sua lugubre monotonia, fino a quando poté finalmente lasciare il posto agli inservienti, incaricati di pulire il pavimento dalle chiazze composte da un eterogeneo miscuglio di sangue, tessuti organici, capelli, garze e cannule.
Fece appena in tempo a sedersi su una vecchia seggiola appoggiata al muro, che la coordinatrice dell’equipe di MSF allo Shifa hospital, una coriacea cinquantenne belga dai capelli rossicci, gli poggiò un mano sulla spalla.
«Hai fatto un gran lavoro oggi, Matti. Grazie.»
Ecco, un'altra che ringraziava a sproposito
«Ho fatto ciò che avrebbe fatto chiunque altro, Maelys. - rispose sospirando – Piuttosto... dobbiamo avvisare la famiglia della piccola che è deceduta. Non ho visto i genitori.»
La donna inclinò la testa di lato, come fosse talmente spossata da non riuscire più a tenerla eretta «Non ce n'è bisogno.»
«Ci hai pensato tu?» chiese, speranzoso.
«No. - replicò lei - Non c'è più nessuno da avvertire.»
Matti, esasperato, per la frustrazione colpì la parete con un pugno «Ma com’è possibile che abbiano attaccato un ospedale?»
Maelys alzò le spalle «Non è la prima volta, e comunque non si sa ancora molto di ciò che è accaduto. I testimoni dicono di aver sentito il rumore dei droni appena prima delle esplosioni.»
Matti strinse i pugni, impotente.
Sparare su un ospedale con un drone! Vigliacchi!
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Gaza
Historical FictionNell'estate 2014, a seguito del rapimento e dell'uccisione di tre giovani coloni, Israele lancia l'operazione Protective Edge, destinata a rafforzare la sicurezza delle frontiere. La Striscia di Gaza diviene ancora una volta un luogo nel quale, acco...