Il corteo funebre sfilò intasando la strada di fronte all'abitazione in cui era ospitata. Mentre sentiva un groppo salire a graffiarle la gola, cercò di combattere la tristezza; non era il momento di piangere. Non poté tuttavia fare a meno di domandarsi quante lacrime può versare un essere umano. Un palestinese era forse in grado di versarne più di un americano o un russo? Probabilmente sì, perché solo al suo popolo spettava il compito di portare da decenni il greve peso dell'occupazione straniera.
Si chiese se gli ebrei fossero capaci di piangere. Ne dubitava.
Vide le salme, avvolte in teli e riposte su barelle arancioni, galleggiare, alzate dalle mille mani di quel fiume vivente. La sua attenzione però venne presto attirata da alcuni uomini che incedevano lentamente, portando in braccio fagotti avvolti in bandiere palestinesi. Erano piccoli, quei fagotti... quant'erano piccoli...
Si sforzò di non pensarci, aiutata anche dalla tosse che aveva ripreso a tormentarla. Si rendeva conto che probabilmente l'influenza era tornata a salire, ma l’idea di andare in ospedale per chiedere assistenza non la sfiorò neppure. Si sarebbe vergognata a far perdere tempo a qualche medico; c'erano molte persone più bisognose di cure, che avevano la precedenza nell'occupare i limitati posti disponibili in ospedale. Si allontanò dalla finestra, come se quel gesto potesse cancellare la presenza della triste processione in atto pochi metri più in basso.
Sawsan dormiva nella stanza accanto, raggomitolata sul letto che condivideva, di notte, con i cuginetti più grandi.
Si accovacciò a osservare la figlia nel sonno. Quel gesto, per quanto semplice, era divenuto la sua piccola oasi di pace.
Se non era morta di dolore, lo doveva proprio a quella bimba di due anni.
Yazeed, il marito di Hadiya, era un pescatore, un uomo buono e onesto, che cercava di guadagnare dal suo lavoro quanto bastava per procurare cibo per sé e la sua famiglia, uscendo a pescare tutte le volte che poteva. O meglio, tutte le volte che l'embargo israeliano lo consentiva, e solo nello stretto tratto di mare concesso loro. Se si sconfinava, alla ricerca di un'area più pescosa, la marina israeliana non si faceva scrupoli ad aprire il fuoco contro le innocue imbarcazioni palestinesi.
Hadiya aveva provato a convincere il marito a cercare un lavoro diverso, senza ottenere alcun risultato. “Non potrei vivere senza la libertà che provo a essere circondato solo dal blu del mare. – le diceva – E poi lo sai che nelle mie viene scorre acqua salata.” concludeva ridendo.
Nonostante le condizioni miserevoli cui era ridotto il popolo palestinese, Yazeed era sempre riuscito a non far patire la fame alla moglie e ai suoi figli. Anzi, suo marito aveva mostrato in ogni occasione un ottimismo e una fiducia incrollabili.
Si erano conosciuti da ragazzi, e lei si era subito sentita attratta dall'allegria di quel giovane sempre di buonumore, anche contro l'evidenza dei fatti.
Sapeva che non ce l’avrebbe fatta, nel 2009, senza di lui. Anche in quel periodo, l'esercito israeliano aveva iniziato a bombardare Gaza. Fu allora che lei aveva subito il primo, terribile colpo al cuore della sua vita, quando il loro primogenito Qasym, a soli quattro anni, era morto di polmonite.
Le malattie respiratorie uccisero parecchi palestinesi in quell'inverno, perché, nonostante le temperature vicine agli zero gradi, i cittadini di Gaza erano costretti a dormire con le finestre aperte per evitare che l'onda d'urto di qualche esplosione frantumasse i vetri, trasformandoli in armi affilate e pericolose.
Fu allora che Yazeed compì il suo personale capolavoro, donandole, pur nel terribile dolore che lo tormentava per la perdita del figlio, la forza per andare avanti. Lui era la sua stella, e ora quella stella si era spenta.
Due settimane prima, durante la fuga in strada per sfuggire ai colpi dell'artiglieria, l'ala di un palazzo era crollata sui profughi in cerca di scampo. Yazeed aveva fatto appena in tempo a gettarle la figlia tra le braccia, poi era stato sommerso dal cemento. Lo avevano estratto solo due giorni dopo.
Era questo ciò che meritava un uomo tanto gentile? Che male aveva fatto agli israeliani? Qual era la sua colpa?
Ora sua sorella le ospitava in un alloggio troppo piccolo per tutti, ma Hadiya non se ne lamentava. Era consapevole che ci fossero persone in condizioni peggiori, sebbene trovare sostentamento fosse divenuta una guerra nella guerra. Spesso dovevano accontentarsi di quel poco che distribuivano le organizzazioni umanitarie.
Sawsan si girò su un fianco, poi si svegliò. Sorrise nel vedere la mamma, guardandola con gli occhi di suo padre. La piccola rappresentava l'ultimo regalo che il marito le aveva fatto. L'ultimo, tenue astro che illuminava il suo cielo.
"Dormi ancora un po', se ti va." le disse accarezzandole una guancia. Senza dire nulla, la piccola si assopì di nuovo.
Si rialzò in piedi, tornando alla finestra. Il corteo era passato, e la strada era di nuovo deserta.
Ora poteva finalmente piangere.
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Gaza
Historical FictionNell'estate 2014, a seguito del rapimento e dell'uccisione di tre giovani coloni, Israele lancia l'operazione Protective Edge, destinata a rafforzare la sicurezza delle frontiere. La Striscia di Gaza diviene ancora una volta un luogo nel quale, acco...