11. Stephanós (pt.1)

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Note-dell'-Autrice-che-dovrebbe-aggiornare-più-spesso:
Alloraaaaaaa, voglio scusarmi per essere stata così assente, ma l'unico momento che trovo per pubblicare è quando sto male, quindi sì, sono a casa con la febbre... DA FIENO, quindi, chiunque abbia l'allergia al polline mi potrà capire.

Allora vi lascio alla lettura!
Cya cya!

La pioggia batteva insistente e scrosciava formando piccoli fiumiciattoli ai lati della strada.
Derek si era fermato appena aveva raggiunto la strada asfaltata.
Quell'odore.

Quell'odore lo aveva paralizzato.
Gli sembrava che fossero passati anni da quando lo aveva sentito per l'ultima volta, invece sapeva che erano solo pochi mesi.
Rimase immobile dietro ai cespugli bagnati ai lati della strada, il suo lupo uggiolava e mugolava un sentimento misto tra la tristezza e la gioia. Per quanto avrebbe voluto avvicinarsi al giovane inginocchiato davanti ai fari della Jeep,  anche solo per poter rivedere i suoi occhi, anche solo per poter risentire il suo calore sfiorarlo, per riprovare accanto a sé quella presenza che gli era mancata in quei due mesi, sapeva che non era il momento di cedere ai sentimentalismi.
Rimase fermo lì a guardarli, Stiles era palesemente sconvolto. Teneva tra le braccia quel ragazzino tremante e bagnato in piena trasformazione ed era palese che non sapesse cosa fare.
Derek studiò i lenti movimenti di Cora che, da spaventata aveva lo stesso preso in mano la situazione e in quel momento si stava avvicinando cautamente a Stiles. Gli posò una mano sulla spalla e scese ad accarezzarlo sulla schiena.

Stiles, è meglio se torniamo in macchina, piove come Dio comanda, non fa bene al ragazzino né a te. Su dai.
Derek sentì la sorella sussurrare quelle parole di conforto nell'orecchio di Stiles e la vide mentre gli passava una mano tra i capelli bagnati con un gesto consolatorio. Sentì il ritmo cardiaco di Stiles sobbalzare al tocco della ragazza, quasi ne fosse spaventato e il suo lupo interiore emise di nuovo un uggiolio, ma con un ringhio basso lo riportò al silenzio. Assicuratosi che i due fossero saliti nella Jeep e che Stiles non si fosse rimesso alla guida, si voltò e tornò al Loft. Ma, mentre correva sotto la pioggia, l'unica cosa che sentì, il solo rumore che sovrastò lo sciabordio dell'acqua e l'ululare del vento fu l'inconfondibile suono del battito del cuore di Stiles, che ancora gli rimbombava nella testa.

_

Stephen era ancora seduto quando Malia, furiosa, lo raggiunse. Gli puntò un dito con tanto di artiglio davanti al viso ed emise un ringhio.《Non mi frega niente del tuo esilio! Devi spiegarci questa situazione! E se non vuoi parlare vorrà dire che passeremo alle maniere forti.》

Quella che da bambino aveva sempre considerato essere una donna genuina, con principi forti, una donna che non si faceva mettere i piedi in testa, ma non per questo non era dolce con le persone a cui teneva, ora le sembrava una pazza scatenata. Gli occhi azzurri che brillavano, artigli e zanne che facevano bella mostra di sé e l'ira che emanava ad ogni movimento. Questa parte di zia Malia non l'aveva mai vista e non l'avrebbe mai voluta vedere.

《Scott!》
La voce della donna lo riscosse. L'Alpha si era avvicinato alla moglie, ma negli occhi aveva una luce contrariata e dispiaciuta. Lo vide deglutire a vuoto, spostare un attimo lo sguardo su Liam e poi sospirò tornando con gli occhi, ora rossi, su Stephen.
《Ti prego Stephen, non farmi usare la forza.》 La sua voce esprimeva una dolorosa consapevolezza, come se avesse capito qualcosa che aveva appena scoperto e voleva confermare, ma che aveva paura a confermare perché lo avrebbe portato a dover fare delle enormi cazzate e lui era stanco delle cazzate. Stephen non disse nulla. Si sedette sul divano con la schiena dritta e aspettò che l'Alpha facesse ciò che doveva fare.

Dawid-Il tempo di un momentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora