10. Beacon Hills

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Era da quasi due giorni che viaggiavano, per fortuna erano quasi arrivati. Mancavano quei due chilometri prima di vedere il cartello del confine della contea di Beacon.
Cora si era addormentata dopo avergli tenuto compagnia durante la notte.
Mentre il sole picchiava sulla strada nella testa di Stiles riprese vita l'ultimo periodo che aveva passato in quel luogo, che non era neanche troppo lontano, era, infatti, di soli due mesi prima.
Strinse il volante nelle mani.

Ricordava benissimo che aveva il borsone con il cambio in una mano e il cellulare nell'altra, stava rispondendo a Lydia. Poi, mentre era lì per entrare in camera, gli era vibrato il telefono. L'aveva guardato ed era sussultato.

Non ci credeva. Ricordò che aveva sgranato gli occhi sbalordito ed era corso ad aprire la finestra di camera sua. Era lì in piedi e con lo sguardo basso, in mano aveva il telefono. 《Derek...》sussurrò. Lo vide alzare di scatto la testa e rimase imbambolato a guardarlo. I suoi occhi erano lucidi e brillavano d'amarezza sotto i raggi del sole. Prese un bel respiro.

《Un attimo che scendo.》 Mentre faceva le scale lasciò il borsone, che aveva ancora in mano, davanti alla porta di cucina, per fortuna non c'era suo padre a casa. Aprì la porta.
Non lo aveva fatto entrare dalla finestra, non lo aveva invitato con un movimento della mano a salire. In passato era così abituato a quella routine che quando era arrivato il momento di metterci un punto aveva sofferto, parecchio. Non lo aveva fatto salire anche perché sapeva che, in realtà lui, una fine a quella storia non l'aveva mai messa. Ricordava ancora tutte le volte che si era ritrovato Derek in camera, pronto ad iniziare le ricerche sul nuovo essere che infestava Beacon Hills. Per questo era sceso lui, preferiva uscire dal passato per incontrare il Derek del presente, un po' meno scorbutico e più comprensivo del precedente.

Si ritrovò davanti all'uomo dagli occhi verdi, il cuore che lo stava tradendo bellamente, il testo del messaggio ancora in testa.
《C-cosa... cosa significa?》 Lo chiese balbettando, ma il suo tono di voce era mortalmente serio, quel messaggio poteva decretare l'inizio o la fine del loro rapporto ambiguo.
Derek sembrò ingoiare a vuoto, spostò lo sguardo da Stiles, dischiuse le labbra ma non parlò. Da quando era così timoroso? Pensò Stiles, la curiosità che lo accecava. 《Significa che hai ragione Stiles.》 La voce dell'altro bloccò ogni suo pensiero.

Ma ripensandoci ora, dentro quella Jeep mentre stava tornando di corsa a Beacon Hills, lui gli aveva davvero dato ragione?

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Dai Stephie sarà divertente!》 Guardò negli occhi il suo migliore amico, un sorriso affilato gli incorniciava le labbra sottili, gli occhi marroni sembravano prenderlo in giro, la mandibola, leggermente meno storta di quella del padre, era serrata, la felpa che indossava era il doppio più grande e gli cadeva da una spalla.
Non credo sia il caso, oggi i miei non ci sono e devo badare a Davide.》 Cercò di dissuaderlo, di nuovo. Purtroppo per lui, quel ragazzo che aveva davanti era la persona più testarda che potesse esistere.
Che palle! Ma una babysitter no? I tuoi non li sopporto.》 Chiese scettico portandosi una mano a grattarsi la nuca. I capelli, da poco fatti rasta, si mossero scomposti nella coda alta che portava.
Stephen sorrise. 《Invece lo so che li adori!》 Esclamò lui, ridendo portò un braccio al collo del ragazzo e anche l'altro scoppiò a ridere.

Stephen si svegliò di botto, il sudore che gli imperlava la fronte e gli appiccicava i capelli alla nuca. Respirava a tentoni. Non riuscì a riprendersi che qualcuno lo strattonò dalla maglietta.《Giuro che se non ci spieghi subito cosa sta succedendo ti faccio a fette!》Il ringhio di Malia lo fece rabbrividire. Aveva la stessa espressione di lui. 《Malia.》La voce del compagno fece voltare la donna, un tono di rimprovero e comprensione impregnava la voce dell'uomo.
Le pupille verdi di Stephen tremarono un attimo guardando la figura dell'Hawaiiano. Ancora appannati dal dolore, ai suoi occhi sembrò di scorgere in quelli dell'Alpha quel luccichio malizioso del suo migliore amico, sulle labbra il suo perenne sorriso affilato. Malia lo lasciò e cadde a sedere per terra, chiuse gli occhi e si portò una mano a pulirsi la fronte. Doveva calmarsi, lui non era lì! Prese un bel respiro e si guardò intorno. Derek e Peter erano spariti, forse erano andati a cercare Davide. Si voltò un attimo a guardare Scott e Malia discutere in un angolo, sospirò di nuovo, era passato molto tempo da quando aveva assistito ad una crisi di Davide, di solito riusciva a controllarsi quando Derek era vicino, ma forse il suo inconscio aveva capito che quel Derek non era, effettivamente, suo padre?
《Tieni.》 Alzò lo sguardo e incontrò il volto stanco di Liam, solo dopo notò il bicchiere che gli stava porgendo. Lo prese e sospirò un grazie, bevve un sorso e si ritrovò a sorridere. Era acqua e zucchero, il miglior rivitalizzante secondo Stiles. Stiles. Nonostante fossero passati cinque anni, ancora trovava strano chiamarlo per nome, chissà cosa gli avrebbe detto vedendolo in quello stato, con i capelli più lunghi rispetto al normale, cresciuto il doppio rispetto al ragazzino mingherlino che era prima... chissà cosa gli avrebbe detto... gli mancava davvero tanto, gli mancavano le sue mani fresche che gli toccavano la fronte quando aveva la febbre, la sua voce gentile che aveva sempre una parola giusta per aiutarlo, il suo sorriso contagioso, la sua vitalità, il suo amore sempre caldo come un abbraccio, ma mai soffocante...

Finì di bere e scosse la testa, non poteva lasciarsi andare così. Alzò lo sguardo, Liam non era più lì in piedi, si era seduto su una poltrona poco lontana e si stava torturando le mani, ansioso.

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Derek continuò a cercare delle tracce, che fossero delle impronte o brandelli di vestiti, qualunque cosa che lo potesse portare da Davide.

Ma non trovò nulla. La luna era sparita, coperta dai nuvoloni grigi che da qualche giorno si erano fermati su Beacon Hills. La pioggia imperversava ormai da ore e la terra era solo fango che gli si appiccicava al pelo e alle zampe, ma non si diede per vinto, qualcosa avrebbe trovato. I suoi occhi brillarono d'azzurro.
Una traccia. Possibile che fosse riuscito a trovare una traccia in mezzo a quella tempesta? Probabilmente era una trappola, ma il suo lupo ululò di gioia e riprese a correre.
Saltò una radice, ma nell'atterrare affondò in un immensa pozzanghera di fango. Mosse le zampe e prese ad agitarsi quando sprofondò ancora di più. Tirò fuori una zampa e grattò il suolo duro poco distante, fece affondare gli artigli nella terra e tirò fuori anche l'altra. Dopo aver affondato anche gli artigli di questa nel suolo, si issò fuori dalla pozzanghera e riprese a correre, la traccia stava svanendo.
Corse per molto, così tanto che ad un certo punto credette di non essere più nella contea di Beacon. Un urlo squarciò il rimbombo dei tuoni e il fragore dei fulmini. Rizzò le orecchie e seguì quel grido agghiacciante. Era di Davide.

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Stiles sospirò, come si sarebbe dovuto comportare? Cosa gli avrebbe dovuto dire? Avrebbero avuto il tempo per chiarirsi? Ma sopratutto, Derek avrebbe voluto vederlo dopo come si erano lasciati? Venne riscosso dai suoi pensieri dal picchiettare della pioggia sul parabrezza. Era scoppiato di punto in bianco un temporale? Era confuso. Guardò i lampi saettare feroci nel cielo e aggredire il suolo infervorati.
Ingoiò spaventato quando un fulmine si scaricò sul terreno, poco distante dalla strada e dalla sua Jeep.
Cora sussultò nel sonno, ma non si svegliò. Avevano superato da poco il cartello del confine e Stiles confidava nel fatto che quelle poche case ai lati della strada diventassero presto più fitte. Dal bosco non vide uscire niente, ma cercò di frenare il prima possibile quando vide quell'ombra attraversare la strada. Si fermò con un botto. L'aveva colpito. Il terrore lo riempì, aprì lo sportello della Jeep e si avvicinò all'essere disteso sull'asfalto.

Anche Cora uscì dalla macchina, forse svegliata dal tonfo. Stiles si avvicinò con cautela al corpo, era riverso con il volto verso l'asfalto, la schiena pallida sembrava immobile. Cazzo era un ragazzino! Esclamò mentalmente. Con molta cautela se lo mise tra le braccia e lo girò. Il suo volto era deformato, i suoi lineamenti erano più allungati e le orecchie più appuntite, inoltre i capelli scuri sulle punte stavano diventando arancioni alla radice. Non fece in tempo a controllare se stesse bene che spalancò gli occhi e stringendosi la spalla destra urlò.

Dawid-Il tempo di un momentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora