[29 gennaio 1996]
Pov's Michael-"Michael... Michael, svegliati"- strillò Lisa scuotendomi leggermente dalle spalle, mi misi a pancia in giù e cercai di convincerla a lasciarmi dormire ancora un altro poco.
-"Michael, tesoro, ti cercano al telefono"- disse prima di andar a prendere il cellulare, lasciato a caricare in qualche parte della casa prima di andare a dormire, e portarlo al mio orecchio, spaccandomi un timpano a causa dell'elevato volume della suoneria.
-"Rispondi tu"- mi limitai a rispondere, ma, con quello sguardo da "non mi va d'impicciarmi", mi fece capire che dovevo rispondere per forza.
Le presi l'apparecchio elettronico dalle mani, sbuffando per quel risveglio tanto brusco, guardai il nome scritto sul piccolo schermo, Jacob: era strano dato che la nostra ultima telefonata risaliva a un bel po' di tempo fa, ma accettai la chiamata, pensando che volesse fare una normale chiacchierata tra vecchi conoscenti.
-"Michael, finalmente, che fine avevi fatto?"-
-"Stavo dormendo, perdonami... Ma, dimmi un po', come stai?"-
-"Non ho tempo per parlare della mia salute e di quant'altro: devo parlarti, e anche con urgenza, potrei venire a Neverland tra mezz'ora?"-
-"Si, certo, ma cosa è successo?"-
-"Preferirei parlartene di persona"-E poi rimase solo il ronzio da parte sua: cosa aveva di tanto urgente da dirmi tanto da non volermene parlare telefonicamente? Speravo qualcosa di positivo, in ogni caso.
-"Chi era?"- spostai lo sguardo su mia moglie che, nel frattempo, si era sdraiata di nuovo affianco a me.
-"Un vecchio amico... devo andare a prepararmi: sarà qui tra una trentina di minuti e..."- mise una mano sulle mie labbra, impedendomi di continuare con ciò che stavo dicendo, e mi chiese se andava tutto bene e perché fossi sbiancato di colpo durante la conversazione.
-"Nulla di ché preoccuparsi"- la rassicurai lasciando, invece, che, al contrario, tutti i miei dubbi iniziassero a farsi sentire e darmi una grande e insopportabile sensazione di capogiro, mi presi la testa tra le mani e massaggiai le tempie che scottavano, come se fossi stato dieci minuti sotto il sole battente di una calda giornata di luglio.
-"Se non ti senti bene, puoi disdire e fare per un altro giorno"- mi "consigliò" accennando un sorriso, pensando che avrebbe scacciato quella tempesta presente nella mia testa, ma solo lui poteva ne cessare l'esistenza.
-"Sto bene, non preoccuparti, sono solo ansioso di vedere un amico che non vedo da qualche anno"- mentì oscenamente, mi alzai dal materasso, spingendo di lato le calde coperto a cui sarei voluto rimanere, molto volentieri, ancora accoccolato, mi infilai le pantofole e scesi a gran velocità la scala che portava al piano inferiore.
Presi dal frigorifero del succo d'arancia e lo versai, attento a non farlo cadere sul pavimento, in due bicchieri, uno per me e uno per Lisa.
-"Come si chiama questo tuo amico?"- mi girai di scatto e la trovai ad osservarmi con sguardo suadente, poggiata allo stipite della porta.
-"Jacob, perché?"- le domandai passandole la fresca e colorata bevanda, avvicinò il suo viso al mio e fece congiungere le nostre labbra, con la mano libera, iniziò ad accarezzarmi il petto, coperto dal pigiama, freneticamente, come se avesse voluto strapparmelo di dosso.
Mi staccai, scontentamente, dalle sue labbra morbide e dolci, che amavo sempre sfiorare con i polpastrelli delle dita quando si addormentava con la testa sul mio cuore, che aveva battuto per lei e per... "No, ora lei non ti pensa più: ha un marito che magari la soddisfa" fu la prima cosa che pensai, ma dovevo mettere un freno a tutto, al più presto possibile; bevvi, velocemente, l'aranciata e corsi a vestirmi con il mio solito outfit: camicia (nera), pantalone nero, calzini bianchi e mocassini.
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E Se Un Giorno Incontrassi Michael Jackson? || OS
FanfictionQuesta "storia", se così vi piace definirla, è nata dai miei pensieri, su Applehead (no, in realtà sui broccoli😂), durante le ore scolastiche, soprattutto in quella di matematica (dove dovrei essere il più concentrata possibile, ma i dettagli non c...