8°One Shot: No war can stop me from loving you

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[15 giugno 1944- 9 giorni dopo il D-day; Italia]

-"Zia! Zia! Ho sentito i vicini dire che gli americani sono arrivati molte ore fa in Austria e alcuni uomini stanno venendo qui, in Italia"- disse Giulia tra le lacrime, mi abbassai alla sua altezza, in modo da poterla stringere forte, e le sussurrai di non preoccuparsi, che tutto quel caos, a breve, sarebbe finito, con una possibile ritirata di Mussolini o con la resa di Hitler, cosa poco probabile dato che aveva il cervello più piccolo di quello di una formica.

-"Capiranno che noi siamo brava gente, che vogliamo solo pace e armonia in tutto il mondo e così ci risparmieranno"- le mentì, ma dire ad una bambina di quasi sei anni che la fine era molto, ma molto vicina, era qualcosa di terribile e che non mi sarei mai permessa di fare, le accarezzai la folta chioma corvina, cercando di raccoglierla in un'adorabile e ordinata treccia, le baciai le guance morbide e rosee e le iniziai a cantare una ninna nanna, che mi soleva cantare la mia adorata nonna quando avevo avuto un incubo e mi rifiutavo di dormire.

-"Ho paura! Paura di perdere te e papà, che ora sta combattendo contro i francesi o gli inglesi per salvarci la vita, e tutta quella povera gente che viene portata a lavorare in quelle gabbie elettriche"- presi il mio scialle nero in flanella, l'unico che non avessi dovuto vendere per continuare ad andare avanti, e l'avvolsi attorno alle sue spalle, la presi in braccio e cominciai ad accarezzarle il naso, dall'alto verso il basso, con il dorso dell'indice.

Ci fu una grande scoppio, che rimbombò per tutta l'estesa terra di campagna, seguito da altri minori, ma più numerosi e, più essi aumentavano di numero, più si avvicinavano.

Tutti uscirono dalle proprie abitazioni correndo e gridando, il più forte possibile, in modo da avvertire i vicini, ancora non in fuga, e permettergli di salvarsi da, quella che sarebbe potuta essersi chiamata, una grande sparatoria.

Strinsi al mio petto l'esile corpicino di Giulia ed iniziai a correre, anch'io, senza sosta, alla ricerca di un qualsiasi riparo che ci avrebbe riparate.

-"Correte! Non guardatevi indietro: correte finché le gambe non non vi cedono al suolo, correte!"- strillò Giacobbe, un simpatico e gentile uomo di quarant'anni, che, malaguratamente, fu circondato da un gruppo formato da circa quattro o cinque americani e che fu sparato ripetutamente, senza nessuna pietà.

Sentì le lacrime iniziar a rigarmi il volto: un'altra vita aveva abbandonato questa terra, se ne era andata via per qualcosa in cui era stata coinvolta contro la propria volontà e che, volendo o no, doveva accettare il destino a cui era stata affidata.

-"Zia! Guarda lì!"- mi fermai solo un attimo per vedere cosa stesse indicando: non molto lontano da noi, c'era un alto campo di grano, le cui spighe superavano di molto la mia statura, e pensai che si trattasse di un ottimo nascondiglio per una donna di sedici anni e per una bambina, rimasta, dopo il parto, orfana da parte della madre e, anche se mi era difficile da ammettere, ben presto, anche da parte del padre.

Mi guardai intorno attentamente, assicurandomi che non fossimo soggetti ad occhi indiscreti, e tagliai un breve tratto di strada, correndo e pregando Dio, in modo da ricevere un suo aiuto.

Mi infilai tra le spighe, che mi solleticavano allegramente le narici, e, arrivata ad un punto in cui il grano era più basso, adagiai sul suolo i piccoli piedi della mia adorata nipotina, ma, facendo il, cosiddetto, "passo più lungo della zampa", e quella volta in senso letterario, misi sotto i piedi la stoffa della gonna e caddi, con la faccia a pochi millimetri da terra, facendo un tonfo secco.

Avrei voluto gridare dal dolore, avendo la mano e una gamba dolorante, ma l'udire di alcuni passi, uno sempre più vicino rispetto al precedente, mi fece passare all'istante quell'idea dalla mente, che già proiettava quello che sarebbe successo certamente di lì a poco: un soldato che arrivava e che, senza guardare in faccia nessuno, ci uccideva a colpi di pistola...

E Se Un Giorno Incontrassi Michael Jackson? || OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora