2° One Shot: The lady in my life

365 18 4
                                    

[24 marzo, 1987]

Era passata la mezzanotte da un bel po', ma non avevo la minima intenzione di andare a coricarmi, sapendo, al 101%, che il sonno non sarebbe mai arrivato: funzionava così già da un po'...

Come sempre, ero a casa, da sola, ad osservare il cielo stellato, provando, miseratamente, a riconoscere anche le più banali costellazioni: avevo sempre avuto un debole per l'astrologia sin da quando ero bambina e poi pensavo che le risposte che ci servivano le potevamo trovare nelle stelle, piccoli puntini luminosi che viaggiavano nella nostra galassia da molto tempo; ammiravo tutta quella bellezza seduta sul davanzale della finestra della camera da letto, mentre aspettavo che Michael tornasse a casa da lavoro, tutto stanco e alterato per il fatto che una canzone oppure un motivetto non erano ciò che lui voleva per il suo nuovo album.

Sapevo perfettamente che sarebbe stato indifferente nei miei confronti e che, se avessi detto qualcosa che lo avrebbe fatto arrabbiare ancora di più, mi avrebbe risposto male, dicendo cose che non mi sarei mai aspettata uscissero da quelle dolci labbra, ma ci feci l'abitudine: all'inizio, pensai che si trattasse di un periodo difficile per lui, che non riuscisse a trovare l'ispirazione per scrivere i suoi testi, però, col passare del tempo, iniziai a dubitare della mia ipotesi e capì che quello, molto probabilmente, era un lato di sé che non avevo mai avuto la possibilità di conoscere in sei anni di relazione e nove di amicizia: prima o poi l'avrei dovuto scoprire, no?

Il silenzio che aleggiava per tutta casa fu distrutto dal trillo del telefono, molto fastidioso a mio parere, e che si sentiva anche dalla stanza più lontana, e, con l'idea che mi avesse chiamata Michael per dirmi qualsiasi cosa, scesi giù da dove mi ero "accomodata" e percorsi a grandi passi, per metà, il corridoio, dove al centro era situato il telefono, sopra un adorabile mobiletto in ciliegio, che mio padre mi aveva intagliato con tanto amore.

-"Pronto?"- domandai attorcigliando il filo di plastica isolante, che collegava la cornetta al tasterino dei numeri, con l'indice e il medio.

-"Hey, tesoro! Perdona l'orario, e se ti avrò fatta svegliare, ma volevo sentire la bellissima voce della mia amata bambina"- rimasi un po' delusa nel sentire l'amorevole e dolce voce di mia madre - in quel momento avrei preferito una chiamata di Michael, anche per dirmi che non sarebbe tornato a casa-, ma, d'altro canto, ero felice che mi avesse chiamata, tralasciando il fatto che ero da sola peggio di un cane abbandonato in una valle, perché da quando io e Michael avevamo deciso, anche se con un po' di difficoltà da parte mia, di andare a vivere insieme, avevo lasciato, appunto, l'Italia, il luogo dove sono nata e cresciuta .

-"Ah... ciao mamma, non ti preoccupare: ero sveglia"- mi passai una mano tra i capelli e li rimasi in ordine, dato che sembrava che avevo la criniera.

-"È successo qualcosa?"- no, mamma, era già successo e stava facendo il proprio corso, e poi avevo paura che Michael entrasse da un momento all'altro e si mettesse a gridare, infuriato, perché in quel modo lo distraevo, come era già successo una volta quando la mia migliore amica, (n/t/m/a), mi aveva chiamata verso quell'ora per chiedermi una cosa sul lavoro e, nello stesso momento, era entrato Michael che mi gridò contro di chiudere la chiamata subito: sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male, anche quando litigavamo pesantemente, non si sarebbe mai permesso ad alzarmi le mani e poi sapeva bene che gliele avrei alzate pure io, se solo si sarebbe permesso.

-"Io... io e Michael... agiamo come perfetti sconosciuti che, senza motivo, si ritrovano a vivere insieme"- era la prima persona a cui lo dicevo e, sentire una cosa del genere uscire dalle mie labbra, faceva male, e non poco...
Michael ed io, sin da quando ci siamo conosciuti, avevamo sempre cercato una soluzione ad ogni ostacolo che si presentava davanti a noi, pronto a dividerci, ma quella volta era lui l'ostacolo che stava provando a farci separare, quello che, probabilmente, non seremo mai riusciti ad abbattere.

E Se Un Giorno Incontrassi Michael Jackson? || OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora