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e allora sali su quella montagna
ma se scivoli, se cadi ancora, ci riprovi ancora
e quando sarai in cima salta, chiudi gli occhi
e tira i dadi, apri le tue ali e vola.

È lì, fermo sul cornicione mentre guarda giù con la bottiglia in mano. Sono immobile. Vado avanti di qualche passo e ora mi ritrovo a solo due metri da lui.
Faccio per parlare ma lui mi precede.

"Cosa vuoi?" Il suo tono è freddo, come la sensazione che sento dentro di me in questo momento. "Voglio stare solo."

"Non ti lascio solo." le uniche parole che riesco a pronunciare in questo momento. Potrà sembrare inappropiato dato che lo conosco davvero poco, ma l'unica cosa che posso fare è non lasciarlo solo nelle tenebre.

"Tu non mi conosci, lasciami solo." la musica è attutita e arriva piano alle nostre orecchie.

"Cosa farai se ti lascio solo?"

"Quello che faccio sempre, rimanere in bilico tra la vita e la morte. A fissare ciò che mi porterà alla fine tenendo alle spalle tutto quello che odio." faccio ancora qualche passo in avanti e appoggio le mani al cornicione. Lui in questo momento è decisamente più in alto di me, ma con la coda dell'occhio lo vedo girarsi e guardarmi. Mi volto e punto il mio sguardo nel suo. Sta urlando.
Mi porge la mano e io lo guardo con espressione corrucciata.

"Vieni." guardo la sua mano e poi lo guardo negli occhi confuso.

"Non ti butto giù tranquillo, voglio solo farti capire cosa si prova." accenna a un sorriso ma poi torna subito serio. Poso ancora il mio sguardo sulla sua mano e vedo l'angolino del tatuaggio. Allungo lentamente la mia mano verso la sua a la prendo. Lo vedo sorridere e con una piccola spinta sono su, appiccicato a lui che mi tiene per un fianco.
Cerco di tenermi in equilibro e appena riesco a stabilizzarmi lui leva la mano dal mio fianco.

"Guarda giù, sempre che tu non soffra di vertigini." dice e faccio come ha detto e vedo solo un enorme distesa verde vuota. La festa si sta svolgendo dall'altro lato della casa.

"Tu Cosa senti?" Chiedo dopo qualche minuto di silenzio.

"Confusione." risponde tranuillo.

"In che senso?" Volto lo sguardo verso di lui e lo vedo giardare in alto con le mani in tasca.

"È come stare dentro una sfera di plastica. Ti senti soffocare mentre questa continua a girare. Poi si ferma e tu rimani sospeso con davanti a te la strada più semplice, una via di scampo. Dietro la vita di tutti i giorni e sopra una bellezza non esplorata. Puoi decidere di andare in due direzioni, o fare un passo indietro e tornare alla vita di tutti i giorni o fare un passo avanti e comportarti da vigliacco. E io sono anni che faccio un passo indietro ma continuo a chiedermi come sarebbe se facessi un passo avanti."

"Te lo sei detto da solo." rispondo tornando a gurdare verso di lui "saresti un vigliacco." abbassa lo sguardo e si morde le labbra.

"L'altro giorno... quando sono scappato da casa tua senza spiegazioni era per via della tua domanda. Per via della tua curiosità." tira fuori la mano dalla tasca e traccia il contorno del suo tatuaggio con un dito.

"Mia madre è morta quando avevo tredici anni..." sospira e io sento le mie gambe farsi più deboli "La vidi morire sotto i miei occhi. Questo tatuaggio è il simbolo Koru. Qualche giorno prima della sua morte lo vidi su internet e lessi il suo significato. Mi colpì così andai da lei e le chiesi il permesso per tatuarmelo e lei mi disse -lo faremo assieme, così che l'armonia, la forza e la crescita che rappresentano questo simbolo ci unirà a vita-" porta un'altra volta lo sguardo al cielo e io non so davvero cosa dire.

"La sua morte è stata la sensazione più brutta fino ad ora. Perciò mi tatuai questo simbolo come per segnare sulla mia pelle il nostro legame. Per ricordarmi, ogni volta che lo guardo, che lei ci sarà sempre."

"M-mi dispiace, davvero io n-"

"No." mi interrompe prima che io possa finire la frase "Non darmi la tua compassione, la compassione delle persone mi fa solo vomitare. Tu, sei l'unica persona di questo istituto a sapere queste cose di me, quindi fai una parola e sei morto." mi guarda negli occhi e vedo che sta per perdere l'equilibrio ma lo riprende subito e si sistema. "Tutti qua pensano che io sia ricco sfondato, pensano che io possa avere tutte le puttane che voglio ma la verità è che loro non sanno chi è la persona che si trovano davanti." serra la mascella e si passa una mano tra i capelli.

"Vuoi sapere anche degli altri tatuaggi vero?" Chiede ridacchiando. Diciamo che ha indovinato.

"Si ma, non vogli essere un ficcanaso."

"Tranquillo. La fenice, la rosa un'altra volta.
Pochi sanno cosa sia una fenice. È un animale frutto della fantasia umana ma... ha qualcosa di speciale. È in grado di incenerirsi quando viene attaccata, quando viene distrutta o uccisa. Ma poi rinasce e torna come prima, come se nulla fosse. Ma il suo manto, le sue piume sono sempre più forti, più resistenti."

"Tu ti senti come una fenice?"

"No, non ho detto questo. Però so di essere ormai diventato capace di atteggiarmi come lei. Di lasciarmi uccidere senza paura perchè so che tanto sarò in grado di rialzarmi, da solo."

"Ma te non sei solo."

"Si che lo sono. Ciò che sei venuto a sapere ora di me è solo una piccolissima parte di quello che sono." si volta di scatto verso di me e punta i suoi occhi nei miei.

"Sarò venuto a sapere anche solo una piccola parte di ciò che sei, ma questo non toglie il fatto che nessuno di noi è solo."

"Tu non mi conosci." ripete scendendo dal cornicione e io lo seguo facendo il suo stesso gesto. Ha cambiato umore da un momento all'altro.

"Non ti conosco, ma ho capito molto di te." dico con tono calmo.

"Sta zitto." si mette le mani nei capelli e alza il tono della voce. Solo ora capisco che è ubriaco.

"Ryan, lasciati aiutare." sussurro posandogli una mano sulla spalla.
Si volta di scatto e con un braccio mi allontana.

"Tu non mi conosci! Non so nemmeno perchè ti ho detto tutto ciò! Lasciami da solo ho detto." urla e dopo aver lanciato lontano una bottiglia di birra scende le scale di fretta, lasciandomi da solo, confuso e deluso.

Don't Let Me Go // 𝐆𝐚𝐲 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora