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ANDY

Delle note si susseguono tra loro senza fermarsi. Non riconosco la melodia, non l'ho mai sentita. Tengo gli occhi ancora serrati mentre mi volto dall'altro lato. Un flashback mi riporta a quello che è successo qualche ora fa e solo adesso mi ricordo di essere completamente nudo nella camera di Rye, senza avere la minima idea di chi stia suonando un pianoforte. Apro leggermente l'occhio destro e mi copro con una mano a causa della forte luce che irrompe in camera da letto.

Lo vedo, Ryan è lì. Seduto su una piccola sedia un far scivolare le dita sulla tastiera di un pianoforte che prima d'ora non avevo notato. Un pianoforte di vecchia data, lo si può comprendere dai segni lasciati sul legno e dall'ingiallimento della tastiera. La vernice che ricopre il legno è marrone con qualche piccola crepa. Nonostante sia abbastanza vecchio come piano, la sua melodia ti trasporta lo stesso con se, senza che tu te ne accorga.

Vedo i muscoli della sua schiena nuda muoversi ad ogni nota. I capelli gli ricadono sul volto e sono certo che abbia gli occhi chiusi. Mi metto a pancia in giù e appoggio la testa alle mie mani, mettendomi comodo per guardarlo. Chiudo gli occhi e, come lui, mi lascio trasportare dalla melodia.

Un susseguirsi di note gravi che si aggrovigliano tra di loro, per poi passare a quelle più acute e tornare di colpo in basso. Ma non è solo un susseguirsi di note. Non è una semplice melodia. Quello che sto ascoltando è l'insieme di tutto quello che sta provando lui. All'inizio senti la rabbia, il dolore e, anche se per una frazione di secondo, c'è un pizzico di felicità.

Mi lascio cullale beatamente da queste note fino a quando non si interrompono bruscamente e sono costretto a riaprire gli occhi. Ryan è ancora seduto, ma ora sta fissando la tastiera senza dire una parola, col fiatone.

"Tutto ok?" chiedo quasi con timore. Mi metto a sedere e aspetto una sua risposta.

"Sì." risponde secco. Poi si volta verso di me.

"Ti è piaciuto?" chiede ansioso.

"Certo che mi è piaciuto... dove l'hai imparata questa melodia? Non l'ho mai sentita."

"Ovvio che non l'hai mai sentita. L'ho improvvisata proprio ora." ammette tornando a guardare il pianoforte. Accarezza con l'indice ogni tasto, senza schiacciarlo.

"Dove hai imparato a suonare così? Non sapevo avessi anche questa passione."

"Ho iniziato da piccolino. La passione me l'aveva trasmessa mia mamma. Insisteva nel volermi fai imparare a suonare qualcosa e, fino a quando a potuto, mi portava a lezione di piano. Devo ammettere che dopo poco ho iniziato ad appassionarmi e questa era l'unica distrazione che avevo dai litigi dei miei genitori." Ogni ora che passa, ogni minuto imparo a conoscere sempre di più il ragazzo che ho di fronte. E ovviamente, continuo a chiedermi cosa scoprirò più avanti.

Si alza e viene lentamente verso di me, raggiungendomi a letto. I miei occhi scorrono sulla sua figura, alta e possente. La stessa che è in grado di trasmettermi sicurezza. Si sdraia affianco a me e mi fa cenno di posare la mia testa sul suo petto. Faccio come richiesto e il suo braccio mi circonda le spalle, la mia guancia viene a contatto col suo corpo caldo e la mia si ferma sul suo addome. Le sue dita disegnano dei cerchi immaginari sulla mia spalla, facendomi anche un leggero massaggio. I nostri respiri vanno allo stesso ritmo e io rimango a godermi questi pochi minuti di pace.

"Ci hai mai pensato?" chiedo di punto in bianco.

"A cosa?"

"A come sono andate velocemente le cose. Tra di noi intendo."  Chiudo gli occhi e attendo una sua risposta.

"A volte sì, ci penso anche io."

"E non ti sembra strano? Nel senso... ci conosciamo da quasi un anno ormai ma le cose sono andate talmente veloci che mi sembra di averti conosciuto solo una settimana fa." ammetto. Mi alzo e rimango a guardarlo in ginocchio mentre lui ha ancora la testa sul cuscino. Allunga una mano verso di me e la fa scivolare lungo il mio collo.

"Lo so, sembra anche a me. Da un giorno all'altro sei arrivato tu e qualcosa in me è cambiato. non parlo solo del fatto di essere gay o meno. Dico anche in generale. Se mia madre fosse tornata e avesse chiesto aiuto a Joceline, non so che fine avrei fatto. Invece c'eri e ci sei tu, al mio fianco. Non sembra nemmeno che sia passato un anno eh?"

"Già." concludo "Però io a volte ho l'impressione di non conoscerti abbastanza. Per quanto io mi sforzi di capirti, di starti vicino, in te c'è sempre qualcosa che riesce a zittirmi, a stupirmi. Questa è una cosa bella, ma allo stesso tempo vorrei conoscerti fino in fondo, così saprei come agire e come comportarmi con te." Dico tutto d'un fiato. Lui aggrotta le sopracciglia in una smorfia buffa e poi sorride.

"Andy, qualunque cosa tu faccia a me va bene, perchè riesci lo stesso a tirarmi su di morale. Mi sembra che sia questa la cosa che conta, no?" chiede e io annuisco. "Cosa vuoi sapere di me oltre quello che sai già?"

"Ma io non è che voglio sapere qualcosa, Rye. Ti sto solo dicendo che per quanto le cosa siano andate velocemente, io a volte ho l'impressione di non conoscerti. Perchè alla fine non abbiamo passato molto tempo insieme a causa della scuola, di questo problema qui, di Joceline e tanto altro. No?" Forse mi sto comportando da bambino, e non so nemmeno cosa io stia dicendo ma preferisco dire tutto ora che quando non ne avrò più la possibilità.

"Beh su questo hai ragione. Ma ormai la scuola è praticamente finita e possiamo recuperare tutto il tempo che vogliamo, non farti questi problemi inutili. Ora stenditi qui affianco a me e rilassiamoci un attimo. Prima o poi dovrò affrontare mia mamma, quindi ti sto chiedendo di goderci questo momento assieme." Allarga le braccia e io, indeciso, mi stendo nuovamente affianco a lui.

"Come pensi che reagirà nel vedermi?" chiede dopo un po' di tempo.

"Io non mi preoccuperei della sua reazione, Rye. Io mi preoccuperei della tua." Ciò che ho appena detto lo penso davvero. Non ho idea di come reagirà nel rivedere sua madre. E non so nemmeno come reagirà quando si sentirà dire da lei, tutto quello che suo padre ha fatto per dividerli. Per quando ne so, e per quanto mi è stato detto, si tratta solo di una possessività elevata, problemi di droga e alcolismo. Tutto ciò ha influito sul loro rapporto e Ryan lo sa. 

Anche se lo conosco solo in parte, credo di conoscerlo abbastanza bene per poter dire che rischia. Rischia un crollo, rischia delle reazioni esagerate verso suo padre. La verità gli verrà servita su un piatto d'argento. E io so che quel piatto, verrà scaraventato a terra in una frazione di secondo.

Don't Let Me Go // 𝐆𝐚𝐲 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora