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RYAN

Apro lentamente gli occhi a causa della luce proveniente dalla finestra socchiusa. Appena mi muovo di due centimetri un dolore allucinante si fa spazio nella mia testa costringendomi a rimettermi giù. Faccio una smorfia di dolore ma tengo gli occhi aperti e mi guardo intorno.

Almeno cinque bottiglie di birra sono distese a terra, la carta di un preservativo è sul comodino al mio fianco e un paio di mutande col pizzo rosa sono ai piedi del letto. Merda.
Di ieri non mi ricordo nulla, so solo che era sabato sera e che sono andato ad una festa poi... poi ho litigato con Joceline e sono salito sul tetto... dopo il vuoto.

Stringo gli occhi cercando di scacciare via il dolore ma sento la porta di questa camera aprirsi. Vedo Joceline entrare con addosso solo la mia camicia bianca che le arriva fino a metà coscia.
Mi sta sorridendo e viene verso di me mettendo una gamba davanti all'altra.

"Amore sei sveglio." sussurra sedendosi sul letto.

"Dove sono? Che cazzo è successo ieri sera." chiedo tirandomi su dal letto nonostante il dolore alla testa.

"Oh... abbiamo litigato ricordi? Poi beh..." prende una ciocca di capelli biondi e se l'attorciglia attorno al dito «Abbiamo fatto pace» si morde il labbro e ho già capito cosa intende per pace.

"Dopo la litigata te ne sei andato, poi sei tornato giù e ti sei fatto qualche shot e altre birre. Eri irriconoscibile ma io ti ho fatto tornare in te portandoti a casa mia." mi fa l'occhiolino e si morde il labbro.
Faccio una smorfia di disgusto e raccolgo i miei vestiti da terra, mi vesto e dopo aver preso il cellulare esco velocemente da camera sua.

"Ma dove vai? Non vuoi rimanere qua nemmeno per colazione?" Chiede venendomi dietro.

"No, sono già rimasto fin troppo." apro la porta e non mi lascio tengare dal profumino proveniente dalla cucina.
Mi guardo intorno e ormai conosco questa zona come il palmo della mia mano. Prendo il primo marciapiede a destra e inizio a camminare a testa bassa.

Io non perdo mai il controllo e vorrei tanto capire cosa cazzo è successo ieri sera.
Ricordo solo fino a quando sono salito sul tetto poi ho un vuoto di memoria. Deve essere successo per forza qualcosa per farmi scendere più incazzato di prima. Vado avanti a camminare con lo sguardo fisso avanti a me. Prendo il telefono dalla tasca e quando lo accendo mi ritrovo due messaggi da Mikey.

Da: Mikey
23.56
-hey amico, dove sei?
9.37
-sei sparito ieri sera, cosa è successo col biondino per scendere dalle scale così incazzato?

Rileggo l'ultimo messaggio più volte per cercare di farmi tornare in mente ciò che è successo ma nulla. Il biondino? Io conosco solo un biondino, Andy. Stringo gli occhi e mi fermo di colpo sulla strada perchè una macchina stava per investirmi.
Non credo avrei avuto rimpianti se fosse successo.

Dopo circa dieci minuti sono sul pianerottolo di casa mia. Piccola, grigia e sporca all'esterno. Come se non lo fosse anche all'interno. Inserisco la chiave nella serratura e per un attimo penso all'opzione di tornare da Joceline.
Entro lentamente e lascio le chiavi sul mobiletto al mio fianco. Di mio padre neanche l'ombra così percorro velicemente il piccolo corridoio e entro in camera mia.

Come avrete capito, non abito in una mega villa con giardino e quant'altro. Abito in un piccolo appartamento ed è già tanto se ho una camera solo per me. Mi butto sul letto e il tessutto della camicia mi arriva fin sotto il naso e io risco di sboccare dalla puzza d'alcol.

Mi alzo, vado in bagno e prendo un'aspirina. Mi levo velocemente i vestiti ed entro in doccia. Lascio scorrere l'acqua e io appoggio la testa al myro chiudendo gli occhi. Mi passo una mano tra i capelli mentre l'acqua li bagna fino all'ultimo centimetro. Prendo lo shampoo e inizio a insaponarmi i capelli.
Chiudo gli occhi e me li strofino a causa di qualche goccia di shampoo e per una frazione di secondo mi torna in mente un immagine.

Ci sono io, sul cornicione e poi c'è Andy affianco a me con lo sguardo corrucciato fisso sul mio viso. Io sto guardando le stelle e gli sto parlando, ma non mi ricordo di cosa.

Apro di scatto gli occhi e faccio un respiro profondo. Non ho mai parlato con qualcuno di me, e se lo avessi fatto con lui?
Faccio passare l'acqua tra i miei capelli e improvvisamente la sua voce rimbomba nella mia testa.

Ryan, lasciati aiutare.

E basta solo questa piccola frase per capire tutto ciò che è successo, per far passare ogni singola immagine di quello che è successo davanti ai miei occhi.
Realizzo solo ora di essermi comportato come una merda ieri sera con lui. Non è da tutti confidarsi e poi trattare così la persona con la quale si ha appena parlato. Ma io sono io, e faccio male a tutto ciò che mi circonda.

È come se fosse la mia professione ormai. Come se dentro di me ci fosse un qualcosa da difendere e pur di farlo, sono disposto a uccidere l'animo degli altri.
Ma con lui è diverso, perchè con lui mi sono aperto, ci ho parlato e mi ci sono confidato. Lo conosco solo da due settimane ed è stato in grado di farmi dire cose che fino ad ora, solo la mia stessa coscenza ha sentito.

Esco dalla doccia, mi asciugo e mi rivesto. Il mio stomaco richiede cibo così esco da camera mia e entro in cucina non facendo caso alla persona seduta al tavolo.

"Dove sei stato?" La sua voce profonda irrompe il silenzio e lo sento sospirare alle mie spalle. Mi volto lentamente e lo guardo con disprezzo. È seduto al tavolo, la barba di una settimana e le rughe che ormai caratterizzano il suo volto. Una bottiglia di Vodka vuota tra le mani e lo sguardo severo puntato su di me.

"Ad una festa." rispondo tranquillamente.

"Senza il mio permesso?"

"Anche se te lo avessi chiesto non te lo saresti ricordato. Sei sempre così ubriaco o fatto che pure la memoria sta svanendo lentamente."

"Che cazzo hai detto?" Si alza e viene verso di me, io indietreggio fino ad arrivare con la schiena appiccicata al frigorifero. Il suo volto è a due centimetri dal mio e sento il suo respiro su di me. Sono più alto di lui, e più robusto quindi potrei buttarlo a terra da un momento all'altro, aspetto solo il momento giusto.

"Osa solo parlarmi in questo modo un' altra volta e sei morto." la puzza di alcol raggiunge le mie narici e lui sbatte la mano affianco alla mia testa provocando un rumore assordante ma io non mi muovo di un millimetro. Ormai sono abituato.
Mi guarda in cagnesco e poi si allontana lasciandomi da solo.
Forse Andy ha ragione, ma io sono troppo buono per far male a persone innocenti.

Don't Let Me Go // 𝐆𝐚𝐲 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora