CAPITOLO 3: Demos non va d'accordo con le persone.

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*DEMOS*


Ero nell'auto mentre il mio partner John, dal sedile posteriore, contava i soldi e segnava quanto oro avevamo preso, io guidavo.

<Perché è così tranquilla questa zona?>

Chiesi a John mentre lanciavo la cicca della sigaretta in strada. John smise di contare l'oro e mi guardò

<Hanno dato una festa al Green, ci saranno molte ragazze, perché non ne approfittiamo? >

Distolsi lo sguardo dalla strada per dare un'occhiata all'oro.

<E davvero perdiamo una serata che potremmo usare per fare montagne di oro per delle ragazze?>

John si avvicinò al mio orecchio..

<Credo che con tutto quest'oro ci facciamo intorno ai due milioni, abbiamo preso tanta di quella roba in gioielleria che credo non serva sprecarci per quattro spicci che la gente conserva in casa>

Accesi un'altra sigaretta e guidai fino a casa, mentre John già programmava il prossimo colpo in gioielleria.

<Scendi e nascondi tutto dove sai tu>
Dissi a John mentre accostava sul viale di casa
<Torno subito che vado a comprare le sigarette, tu provvedi al cibo.>

Detto questo accelerai e andai a prendere quelle maledette sigarette. Arrivato al distributore, parcheggiai velocemente, la strada era isolata, ma poco mi interessava, misi la tessera sanitaria e i quindici euro , dopodiché premetti il pulsante, presi quei tre pacchetti di sigarette e tornai nell'auto, ma quando arrivai alla portiera fui bloccato da un rumore... proprio dietro di me. Girai la testa, tutto nella norma, c'era solo Leido che mi puntava la pistola.

<Che cazzo vuoi?>

Gli dissi con tono per niente sorpreso di vederlo.
Leido sputò la sigaretta e rispose

<Mi devi dare quello che mi appartiene>

Pose la mano verso di me rinfoderando la pistola, mi avvicinai a lui molto infastidito e gli puntai il dito verso il petto.

<Quello che dovevo darti te l'ho dato, ora levati dai coglioni e non farti vedere più>

Leido mi prese per la maglia.

<Decido io quando il tuo debito è colmato>
Non gli feci continuare il discorso che gli sferrai un pugno sul setto nasale e mentre il sangue gli scorreva sul volto, si diresse verso di me molto velocemente, questa volta prese il coltello, cercai di contrastarlo nonostante cercava in tutti i modi di colpirmi, sfregiami, graffiarmi il viso, riuscii a prendere il coltello girandogli il polso, quando lasciò la presa, spinsi il coltello dall'altra parte e mantenendo la testa con il braccio, gli diedi un'altra serie di pugni, nonostante questo, anche lui riuscì a colpirmi, mi diede un pugno nello stomaco, ma non pensai al dolore, gli diedi un calcio e cadde sul pavimento, lo lasciai lì, steso senza sensi vicino al distributore perché tanto a momenti sarebbero arrivati i suoi scagnozzi... Infatti neanche il tempo di pensarlo che vidi quelle due scimmie da lontano, entrai nell'auto e tornai a casa.
John aveva comprato pizze e birre, al mio rientro, stava guardando la televisione sdraiato completamente sul divano. Quando mi sentì rientrare, spense la televisione e quando notò dei piccoli tagli sul mio volto sgranò gli occhi

<Cosa ti è successo?>

Lo guardai esausto, mi sedetti e mentre mangiavamo la pizza gli raccontai tutto.
Finita la pizza, mentre John si lavava entrai in camera e mentre sceglievo gli abiti da mettere, leggevo anche la mappa che aveva disegnato John. Quando entrò in camera avevo appena finito di scegliere la camicia e fumato una sigaretta. Mentre John si asciugava con l'asciugamano che aveva attorno alla vita, presi il foglio e con il sorriso gli dissi

<Certo che disegni come un bambino delle elementari>

Conclusi la frase facendo l'ultimo tiro di sigaretta. John sorrise e diede un'occhiata alla cartina prima di vestirsi, io nel frattempo andai a farmi una doccia.
Scelsi una camicia bianca con delle palme nere ed un jeans scuro semplice. Quando vidi John non seppi trattenermi

<Sembri frocio>

Gli dissi, ma sembrò non importargli. Aveva una camicia viola, un pantalone giallo e scarpe nere classiche, alzai gli occhi al cielo, dopodiché presi il giubbino con il pacco di sigarette nella tasca destra e le chiavi dal comodino e ci avviammo al bar.

<Demos, Demos>
Emisi solo un verso, ma John continuò
<Demooos>
Stava mettendo a dura prova la mia pazienza

<Che cazzo vuoi?>

John con la faccia di uno stupido, quale era, mi chiese:
<Tu speri di conquistare qualcuna? No perché io sì hehehe>

Pensai a quanto fosse stupido, ma in fondo non sapevo nemmeno io perché ci stavo andando, forse perché avevo bisogno di compagnia femminile o perché dovevo sbarazzarmi di John grazie a qualche femmina, che nell'ultimo periodo era diventato piuttosto appiccicoso.

Frenai di colpo, una vecchietta del cazzo stava attraversando la strada a lentezza disumana.

<Ora la investo>

Dissi spazientito, John mi toccò il braccio cercando di convincermi, feci un sospiro e dopo cinque lunghi minuti la vecchietta era arrivata dall'altra parte della strada. Accelerai e ripresi il tragitto mentre John mi parlava a vanvera ma non ascoltai nemmeno una parola.
Parcheggiai, eravamo arrivati davanti al locale ed entrammo senza esitare. La festa era cominciata da poco e John subito corse per andare in pista da ballo e provarci con le ragazze. Il luogo era grande, era un bar gigantesco, molti tavoli e sedie erano stati tolti per permette oltre al libero passaggio anche per creare una pista da ballo, c'era un bancone lungo qualche metro con tanti sgabelli rossi, aveva scaffali strapieni di alcolici, sorrisi e capii quale sarebbe stato il mio posto per tutto il resto della serata. Mi sedetti sullo sgabello e cominciai col primo drink mentre John ci provava con qualsiasi ragazza.

In love with an assholeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora