Do you need a lift?

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Era da circa venti minuti che il professore di statistica continuava a parlare e straparlare e io cercavo di prendere appunti ma avevo la testa totalmente da un'altra parte quel giorno, erano passate quattro ore dall'inizio delle lezioni e non avevo scritto quasi nulla sul mio quaderno degli appunti.

«Hey, Gillian, potresti prestarmi gli appunti? Li copierò durante l'ora di pranzo, te li porterò dopo.» chiesi alla ragazza dai lunghi capelli mogano al mio fianco.

L'avevo vista scrivere molto e ci era capitato di parlare un po' di volte durante queste settimane, era una tipa apposto. Si voltò a guardarmi ed annuì rivolgendomi un sorriso a trentadue denti.

Era bella, bella davvero, e anche terribilmente gentile. Aveva dei profondi occhi verdi, le labbra carnose e un naso perfetto sul quale c'era un piccolo brillantino.

Dal momento che ormai mi ero persa la maggior parte della spiegazione e riprendere il filo era quasi impossibile cominciai a disegnare ghirigori sul mio quaderno ignorando completamente il professore.

«Puoi portarmi gli appunti la settimana prossima, comunque non abbiamo lezioni pomeridiane oggi.» mi disse trenta minuti dopo Gill porgendomi un quaderno e sorridendomi.

Non mi ero accorta che la lezione fosse finita, ero decisamente troppo distratta. Dovevo distrarmi dalla mia distrazione. Non so se la cosa avesse senso, il punto è che dovevo smetterla di pensare a lui. Mi aveva fissata per tutto il tempo questa mattina al bar della scuola, mi faceva impazzire.

«Ti va se andiamo a farci un giro? Magari mangiamo qualcosa insieme.» le chiesi dopo averla ringraziata ed aver posato il suo quaderno nella mia borsa.

«Mi piacerebbe tantissimo ma non posso, parto proprio ora per Boston.» mi rispose dispiaciuta.

«Boston? Non è a quattro ore da qui? Ci metterai una vita ad andare e tornare, salterai l'università?» le chiesi stranita, dirigendomi con lei al parcheggio.

Gillian non era il tipo di ragazza da saltare le lezioni.

«Oh, non hai sentito prima?- mi chiese sorpresa ed io scossi la testa. -Devono fare dei lavori e hanno chiuso l'università perché sarebbe complicato con un continuo via vai di persone.- mi spiegò. -Ho pensato di fare una sorpresa a mia madre, domani è il suo compleanno.» sorrise, di nuovo.

Io annuii. «Beh, non credo di poter tornare in Inghilterra così all'ultimo minuto quindi resterò a casa.» scrollai le spalle.

Lei mi sorrise e ci salutammo, dopodiché lei entrò nella sua auto e sfrecciò via.

Io mi diressi alla mia, di auto, ed entrai sedendomi al posto di guida ed accendendo lo stereo. Quando mi vibrò il cellulare lo estrassi dalla tasca e lessi il messaggio di Queenie.

*Settimana libera. Torno a Miami, mi mancherai, scusa se ti abbandono.

Perfetto, ero sola. A quanto pare tutti si erano organizzati per tornare a casa mentre io sarei rimasta a New York.

*Sei una pessima amica. Ti sfratterò.

Le risposi e poi posai il cellulare in tasca mettendo in moto la macchina e tornando a casa.

***

Fortunatamente avevo comprato qualcosa da mangiare prima di arrivare a casa altrimenti sarei morta di fame. Il frigo era completamente vuoto e così anche la dispensa, feci una lista della spesa decidendo che mi sarei fermata al supermercato prima di tornare a casa dopo il lavoro.

Mangiai il mio pollo fritto e poi buttai la scatola nell'immondizia.

Queenie ancora non era tornata e non penso l'avrei vista dopo dal momento che probabilmente sarebbe partita per Miami quel pomeriggio stesso, così decisi di scriverle un messaggio su un post-it.

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