Le stelle indicano il cammino da prendere, proteggono, vegliano.
Tutto è partito da un errore, ma è solo il destino che mette tutti alla prova.
RIASSUNTO
Alexandria è una ragazza senza paura. La sua vita prima dell'arrivo di Seth, quello che lei co...
Non si era accorta di quanto tempo fosse passato: poteva essere una sola notte come una vita intera, ma per la sua mente non sarebbe stato abbastanza. Non lo era mai. Se non fosse stato per l'alba, non si sarebbe mossa dalla posizione in cui si trovava. Controvoglia si alzò, stiracchiandosi le gambe irrigidite: era indolenzita e bloccata, ma non si pentiva di un singolo istante passato ad ammirare la volta celeste. Un improvviso scricchiolio la destò dai suoi pensieri: velocemente girò su se stessa e osservò attentamente l'ombra che si avvicinava alla sua posizione, si acquattò contro uno degli alberi vicini e si nascose meglio che potè, attendendo allerta. Kaiden apparve in tutta la sua altezza e Alex ebbe un tuffo al cuore, ma non abbandonò la sua postazione. Il dolore era ancora presente nel suo cuore, e non era pronta a incontrarlo così presto. Il ragazzo la scovò subito e le si avvicinò sgranando gli occhi. Nonostante la ragazza sapesse perfettamente chi fosse, non era più propensa a dare fiducia alle altre persone - a parte Seth - ed era solo per colpa sua. Tutto era accaduto quella notte, quella schifosa notte che non avrebbe mai dimenticato, quella notte in cui la luna e le stelle non avevano vegliato su di lei come sempre e non era rimasto nessuno a raccogliere i pezzi della sua anima in frantumi. Si scansò dalle sue mani, quelle stesse mani che anni prima aveva sperato la toccassero, quelle stesse mani che avrebbero dovuto proteggerla. Fortunatamente molte cose erano cambiate. «Cosa ci fai qui Kaiden» Alex parlò gelida, la sua stessa voce le risultava troppo bassa e graffiata dal rancore, era come se degli artigli le stessero squarciando la gola pur di non far uscire alcun suono.«Bambolina» sussurrò quasi ferito, raddrizzò la schiena in posizione di difesa. «Cosa vuoi» ringhiò questa volta mostrando i denti bianchi e serrati. «Voglio solo parlarti Alex, ti prego» la guardò tristemente, gli occhi neri quasi lucidi. "Lui. Lui piangeva? Non io che lo avevo aspettato per mesi, sperando che ricomparisse? " «Come osi rivolgerti a me così» per poco non gli sputò in faccia «come osi ripresentarti qui e pensare di tornare a tre anni fa. Come puoi venire a cercarmi. Come puoi avere il coraggio di fiatare in mia presenza. E guardarmi negli occhi quando ti parlo!» gli sbraitò in faccia quando notò che la stava evitando «Non hai idea di quello che ho passato i primi mesi, mi continuavo a ripetere che ti avevo ucciso, che quel colpo ti avesse centrato il cuore. Ti ho aspettato Kaiden. Ti ho aspettato per anni» il suo, ormai, era solo un sibilo appena udibile, ma l'odio che trapelava da quelle parole era potente come un uragano. Kaiden trasalì visibilmente e mosse un passo in avanti, cercò i suoi occhi, nonostante prima li avesse distolti lui, ma non vide altro che due pozzi neri. Tutto il rancore, la sofferenza, il dolore di Alexsi stava riversando a ondate di energia. Un vento caldo salì dalle sue sottili spalle e vorticò per la radura, tanto da sollevare tutte le foglie cadute e creare un turbinio di scricchiolii. «Alex. A-... Alex, fermati» cercò di tranquillizzarla, ma lei sentì a malapena la sua mano sfiorarle la guancia. Quando si accorse che il contatto non sortiva alcun effetto, Kaiden le afferrò saldamente il mento e la costrinse ad incontrare i suoi occhi «ora basta, ho capito.» La ragazza si contorse e si bloccò, come se persino il tempo si fosse fermato a quell'ordine e tutte le foglie, i sassolini, i ramoscelli che si trovavano ancora in aria, precipitarono a terra. Un potere diverso dal suo, più calmo, ma non meno imponente, si abbatté su di lei per placarla. Alexandria tornò in sé e regolò lentamente il respiro, che era affannoso e concitato, ma la testa cominciò a girarle. Si allontanò dalle mani di Kaiden, che le si erano posate alla base del collo, ed indietreggiò mentre le forze l'abbandonavano, muovendo le mani in avanti come in cerca di un appiglio. Percepì a stento le sue braccia avvolgerle il busto. Il maschio le fece appoggiare la testa contro il suo petto e lei si abbandonò al vuoto.
In quel buio innaturale c'erano le stelle, tante, piccole e luccicanti: infinite. Brillavano come diamanti. Si immaginò sfiorarle con la punta delle dita, ma erano così lontane e irraggiungibili che le era impossibile arrivarci. Il mondo si tinse di viola e lei scorse quelle iridi tanto agognate.
Il suo esile corpo venne scosso troppo presto, allontanandola sempre di più da quelle meraviglie e riportandola al presente, che purtroppo non era cambiato. Kaiden la stava tenendo saldamente e le parlava, senza ricevere alcun tipo di risposta o attenzione. Quel ragazzo, lo stesso che occupava costantemente i sogni e i pensieri di Alex, si trovava a pochi passi da loro, gli occhi velati di preoccupazione e sconforto cercavano una qualsiasi ferita sul volto grazioso e, quando si rese conto che era illesa, fece un sospiro di sollievo talmente silenzioso che nemmeno Kaiden si girò. «Lasciami andare» disse al ragazzo premuto contro di lei, liberandosi dalle sue braccia. Facendo pressione sulle braccia, si alzò in piedi stiracchiando un po' la schiena e scrollandosi di dosso del terriccio, il tutto mentre era osservata dai due ragazzi che non davano segnali di aver notato la presenza l'uno dell'altro. Scrollò un po' la testa cercando di non concentrarsi sulla crescente emicrania, e tolse dei ramoscelli dai capelli. Guardò per un po' il bosco davanti a lei, incamminandosi tra gli alberi appena ripresa la stabilità alle gambe, e, senza degnare di uno sguardo i maschi alle sue spalle, iniziò a correre sempre più velocemente, per smettere di pensare, per smettere di sofferire. Continuò a muoversi velocemente nonostante i graffi provocati dalle sterpaglie e le cadute a causa dei sassi o dei tronchi per terra. Corse finché le gambe non le cedettero e non si ritrovò in un luogo che consideravo sicuro.
Il Sole era ormai stato coperto dalle nuvole e si era sollevata una leggera nebbia. Nonostante si trovasse in alto, poteva vedere chiaramente il movimento delle onde del lago, le loro lievi increspature, e sentiva l'odore fresco dei pini, che veniva trasportato dal vento. Si sedette per terra e appoggiò la testa sulle ginocchia, allacciando le braccia attorno alle gambe. Era così persa nei suoi pensieri, che non avvertì la presenza del ragazzo misterioso. Si accomodò al fianco della femmina senza emettere neanche un fiato. Lei lo guardò di sottecchi e osservò come le sue lunghe ciglia arcuate si proiettassero sulla dolce curva delle guance. Stava fissando la distesa d'acqua sotto di noi con una tale intensità da farle venire la pelle d'oca. Molto lentamente si girò verso di lei. Nessuno dei due spostò lo sguardo da quello dell'altro. Sotto la pressione delle sue iridi violacee non si sentiva giudicata, come succedeva con Kaiden, e nemmeno spaventata. Pensò di star sognando, ma quando alzò una mano per sfiorare delicatamente i suoi capelli e lo zigomo, si rese conto che era reale. "Allora non mi stavo immaginando tutto" Al tocco leggero della ragazza, si crogiolò come un gatto che faceva le fusa, socchiudendo perfino gli occhi incredibili. Gli si avvicinò di qualche centimetro, ma abbassò le mani. Fu il turno del maschio di accarezzarla con estrema dolcezza e riverenza, mentre le pupille si dilatavano e brillavano intensamente. L'adorazione di lei, questa volta, non era bollente come lava, ma era un vento ghiacciato, le sue mani fredde mentre la sfiorava. Nemmeno quando dei brividi corsero sulle loro colonne vertebrali, smisero di venerarsi.
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