Chapter Eleven

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Dopo aver trascorso l'intera giornata insieme, per tre lunghissimi giorni– almeno per me – non ho visto Roger, scambiandoci solo alcuni messaggi e rapide chiamate.
A tarda notte, quella sera, aveva deciso di tornare a casa per partire presto la mattina seguente, per dirigersi a Manchester per esibirsi con i ragazzi in vari locali nei giorni a venire.
Ci eravamo baciati per ore, non voleva andar via.
Infatti, quando si era deciso, pronto davanti alla porta, si era fatto prendere dai rimorsi e non era riuscito più ad uscire da casa mia. Mi aveva preso in braccio ed eravamo tornati in camera, continuando ciò che avevamo interrotto poco prima della sua decisione.
La vibrazione del cellulare mi distoglie dai pensieri, portandomi alla realtà. Afferro il telefono, sbloccandolo, trovandoci un messaggio di Roger.

Bambola, purtroppo tarderemo di due giorni il ritorno.
Freddie ha trovato due locali a Liverpool.
Mi manchi.

Sbuffo, appoggiandomi tristemente al muro della sala da pranzo, rileggendo più volte il messaggio, cercando le parole giuste da scrivere per non fargli pesare l'assenza, mordicchiandomi il labbro inferiore, cominciando a digitare.

Ah, sì? Ed io troverò per me un altro biondino figo, con meno impegni.
Tu non mi manchi nemmeno un po'.
Non ti penso affatto.

Opto per un messaggio scherzoso, inviandoglielo subito dopo, inserendo il telefono nella tasca posteriore dei miei jeans a sigaretta, avviandomi verso la cucina, alla ricerca di qualcosina da sgranocchiare.
Mi manca, devo ammetterlo.
Mi manca vederlo sbucare in casa o in qualsiasi luogo io mi trovi, mi manca sfidarlo e mi manca la sua sicurezza, che tanto non sopporto.
Subito dopo, i pensieri negativi si fanno strada dentro di me.
E se incontrasse qualche altra ragazza, lui cosa farebbe? Ci uscirebbe? Ci proverebbe?
Solo in questo momento, mi accorgo dell'assenza di fiducia.
Ma noi due cosa siamo?
Non voglio un'etichetta, niente di tutto ciò che vada reso pubblico, ma vorrei capire cosa prova per me.
Per lui, non dovrei frequentare nessuno. Perché?
Un'ennesima vibrazione.
Il mio cellulare.
Mi appoggio al tavolo della cucina, afferrando il telefono per visualizzare il messaggio.
Roger.

Prova solo a pensare di avvicinarti a qualcuno e verrai punita a dovere.
Certo, non ti manco per niente.
Non ti mancano nemmeno i miei baci, scommetto.

Sorrido, mordicchiandomi il labbro inferiore quando ripenso ai suoi baci.
Dio, mi mancano le sue labbra.
Ma guarda un po' come sono diventata!
Qualche istante dopo, deciso di rispondergli per le rime, rileggendo più volte la prima frase, facendomi riflettere, per poi spalancare gli occhi ed arrossire quando percepisco l'allusione.

Roger Taylor, non sei l'unico uomo sulla Terra.
E, poi, non puoi dirmi cosa fare. Non sono la tua ragazza.

Decido di provocarlo, inviando successivamente il messaggio, posando il cellulare sul tavolo, per poi decidere di aprire la dispensa, estraendo un pacco di cracker, aprendoli, cominciando a sgranocchiare lentamente, fissando la "scatoletta elettronica" sul ripiano.
Afferro il telefono, sbloccandolo per vedere se abbia ricevuto risposta, ma nulla.
E se avessi esagerato?
Magari si sarà sentito oppresso, penso.
Continuo a mangiucchiare i miei cracker e decido di salire in camera mia per indossare una felpa per poter uscire e raggiungere Holland al parco, sperando che mi racconti di lei e Brian.
Non appena giungo nella mia stanza e mi avvicino all'armadio, aprendolo, avverto il telefono squillare, comparendo sullo schermo il nome di Roger, avvertendo il battito aumentare a dismisura, rispondendogli subito dopo.

" Non riesci a stare senza me, Taylor? "

" Dolcezza, ti ho chiamato per dirti che sono l'unico uomo sulla Terra e che posso dirti cosa fare, quindi, se provi ad uscire con qualcuno ti consumerò fino allo sfinimento. "

Sweet LadyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora