Chapter Nineteen

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“ Alena, alzati, ti prego. Non puoi stare qui a vita. “

“ Lucy, voglio dormire. “

Porto le coperte sin sopra il mio capo, socchiudendo gli occhi, cercando di riprendere il mio sonno interrotto dai pensieri e dalle parole della bruna, che cerca in tutti i modi di farmi superare la rottura con Roger.
Da quel giorno, erano trascorse le settantadue ore più brutte della mia vita.
Ero tornata a casa mia il giorno stesso, da sola, lasciando Holland con Brian, permettendo loro un chiarimento.
Giunta a casa mia, avevo chiesto alle ragazze di non ricevere Roger per nessuna ragione al mondo, pregandole in tutti i modi di lasciarmi da sola.
Ero rimasta in camera da quella sera, senza badare minimamente al mio cellulare, a cui avevo impostato il silenzioso, evitando sia la vibrazione che la suoneria.
Mi giro con il corpo sul mio letto, stendendomi a pancia in su, sospirando, socchiudendo gli occhi, lasciandomi scappare delle lacrime, avvertendo le braccia di Lucy stringermi, subito dopo.

“ Non puoi vivere per sempre qui. Ti farò uscire, non ora, ma presto. Ti voglio bene e mi fa male vederti così. “

Decido di chiudermi in un silenzio completo, ripensando ai momenti in cui mi ero trovata con Roger in quel letto, alle notti in cui lo avevo stretto al mio corpo ed avevamo dormito vicini, dedicandoci l’uno all’altra. Scuoto il capo, riaprendo gli occhi, abbracciando Lucy, asciugandomi il viso con le mani, mordicchiandomi il labbro inferiore, cercando di impormi controllo.

“ Ti voglio bene anch’io, ma, ora, voglio star sola. Non me ne volere, Lucy. Scusami. “

Osservo la bruna sciogliere l’abbraccio, accarezzandomi il viso, sorridendomi teneramente, tranquillizzandomi, guardandomi negli occhi.

“ Per qualsiasi cosa, chiamami. Sono a disposizione. Ciao, piccola. “

“ Ciao, tesoro. “

Guardo la bruna, lasciare il letto e la stanza, per poi sospirare, decidendo di farmi forza ed afferrare il cellulare, trovandoci, come immaginavo, molti messaggi di Roger e Holland. Roger.

- So che mi odi, ma ti prego, rispondimi. Voglio sentirti. Ho bisogno di sapere come stai.

- Mi manchi, e sono serio.

- Io continuo ad amarti anche se per te sono morto.

- Non credo che sia tutto finito. Io ho bisogno di te.

Scoppio in un ennesimo pianto, coprendomi gli occhi con l’avambraccio, singhiozzando, sentendo i suoi messaggi rimbombarmi nella mente, per poi impormi di calmarmi, passando alcuni minuti prima che possa riprendere il cellulare in mano e leggere gli altri messaggi.

- Abbiamo deciso di concludere prima il tour. Fra due giorni sono a casa.

- Voglio vederti, Alena. Non ce la faccio più.

Oh, Roger! Perché mi fai questo?
Scuoto il capo, sollevandomi di colpo dal materasso, rileggendo la data del messaggio precedente, risalendo esattamente a due giorni prima.

- Con o senza il tuo consenso, voglio rivederti. Ti rapirò, ti bacerò e abbraccerò.

- A dopo.

Cosa?!
Mi sollevo dal letto e mi dirigo frettolosamente in bagno, liberandomi del pigiama e dell’intimo, entrando nel box doccia, lasciando scorrere sul mio corpo l’acqua calda, cominciando da subito a lavarmi i capelli con lo shampoo, procedendo, poi, con il corpo e il bagnoschiuma.
Circa cinque minuti dopo, mi risciacquo e chiudo il getto d’acqua, afferrando l’asciugamano, tamponandomi il corpo con esso fino rendermi completamente asciutta. Avvolgo i miei capelli con il primo, tornando nella mia camera, afferrando il reggiseno e le mutandine, indossandole immediatamente, per poi avvicinarmi all’armadio, afferrando una camicia color verde petrolio, lunga fino al ginocchio, con una cintura in vita che accorcia la lunghezza. Mi dirigo in bagno, prendo il phon dal mobiletto ed inserisco la spina nella presa di corrente, azionandolo, passando l’aria calda fra i miei capelli, guardando il mio riflesso nello specchio.
Ma perché sto facendo tutto questo?
Io e lui non stiamo più insieme.
Non ho voglia di ascoltare scuse.
Vorrei davvero dire di star facendo tutto questo per me stessa, ma mi prenderei in giro.
Impugno la spazzola, decidendo dare una forma discreta al ciuffo, per poi spegnere il phon a compito terminato, riponendolo al suo posto, lasciando i miei capelli lisci.
Mi avvio verso il mio letto, sedendomi ai piedi di esso, afferrando il mio telefono, componendo un messaggio che avrei inviato a Roger.

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