La volta in cui Levi, anzi Kenny scrisse un libro

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Note: La fanfiction partecipa a:
* Cowt9, indetto da Lande di Fandom
* Week 1, Missione 3 (Missione All Stars)
* Prompt: Pizzo
* Parole: 2120

La ff è pubblicata anche su efp, il cui link è stato il solo ad essere segnalato per il conteggio relativo al cowt9


***


"Un buon assassino deve essere multidisciplinare".

Levi fermò la penna, appoggiandola nuovamente nel calamaio consumato. Sollevò la pergamena davanti a sé, aspettando che l'inchiostro si asciugasse prima di contare le righe. Aveva scritto quella frase quasi cinquecentoventisei volte, eppure Kenny non sembrava ancora soddisfatto. Scrutò il volto arcigno del parente che, seduto all'altro capo del tavolo, stava vigorosamente spazzolando la tesa del suo amato cappello nero.

«Zio...» pigolò, cercando di allungare il foglio all'altro «L'ho scritto più di cinquecento volte. Posso fare basta?»

«Solo cinquecento? Avevo detto cinquemila! A scuola non ti insegnano a contare?»

«Veramente, non mi hai mai mandato a scuola.»

«Questo perché saresti uno spreco di tempo. Continua a scrivere.»

«Ma... mi fa male la manina.»

«E a me fa male il culo a furia di star seduto qui a guardarti. Non diventerai mai un bravo assassino, se non ti impegni.»

«Io voglio diventare un dentista...»

«Cazzate! Per fare i soldi sulla pelle della gente?»

«è quello che fai anche tu, no?» Levi incassò la testa nelle spalle quando vide l'uomo alzarsi e marciare in sua direzione con passo marziale e cipiglio fiero. Un soffio di maligno vento arrivò a scuotere il lungo cappotto che, malgrado fosse appeso ad una gruccia, frusciò sinistramente.

Il bambino si sentì afferrare per i capelli e sollevare il viso con ben poca grazia. I suoi occhi grigi incrociarono quelli arcigni del parente, le cui iridi erano condite di odio, delusione e una vena sadica impossibile da cancellare.

«Mi fai male, zio...» frignò, mentre Kenny gli strattonava malamente le ciocche corvine.

«Io guadagno onestamente sulla vita altrui, chiaro?! Non provare a paragonarmi mai più a quei cavadenti da strapazzo... che nemmeno ti fanno fattura, quando vai ad aggiustare una carie.»

La mano ossuta lo lasciò andare poco dopo. Levi mosse solo un cenno d'assenso, trattenendo a stento le lacrime e il rossore per la vergogna di quel rimprovero vigoroso. Perché suo zio lo maltrattava sempre? In fondo, lui aveva soltanto cinque anni! Ad un bambino non era permesso sognare di diventare un dentista? O un commercialista di successo? A quanto pareva... quando si era un Ackerman, la via era soltanto una: diventare serial killer di professione o perire nel tentativo.

Si sfregò gli occhi lucidi, tirando su col naso:

«Voglio la mamma.»

«è alle Bahamas! Te l'ho già detto, tua madre non tornerà a prenderti. Nemmeno io tornerei, al posto suo. Non vali nemmeno il biglietto del viaggio di ritorno. Quindi tanto vale che ti rassegni.»

«L'altra volta avevi detto... che era alle Maldive.»

«Chissenefrega, rospo! Sono la stessa cosa: un posto esotico, caldo e abbastanza figo da far dimenticare figli degeneri e piagnucoloni. Ah, se non amassi così tanto il mio lavoro, sarei già partito anche io!»

La volta in cui Levi...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora