La volta in cui Levi decise di esplorare il web

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Premessa: mi sono sempre chiesta cosa provassero i personaggi nel vedersi sfruttati in fanart, fanfiction, opere amatoriali di qualunque genere. Molti di loro, immagino, non sarebbero felici (considerando le fini atroci a cui spesso li sottoponiamo XD). Per curiosità, dunque, ho immaginato che sia il nostro sfortunatissimo capitano a svolgere questa ricerca... A mia volta, l'ho cercato su Google accompagnato dalla parola "fanart" e, naturalmente, è uscito il mondo... Quanto alle fanfiction, quelle le ho inventate XD Non ho preso riferimenti ad alcuna ff scritta qui o in altri siti (eccetto questa stessa raccolta che, ne sono certa, il protagonista forse non apprezzerebbe molto XD Naturalmente, non ha voce in capitolo).
Detto questo, ringrazio per essere passati di qui *_* al solito, prendete questa storia un po' per quello che è: un mucchio di sciocchezze senza capo né coda ^^



***


Levi sedette al computer, premendo il tasto d'accensione. Il vecchio Packard Bell sbuffò un soffio d'aria calda, mentre la ventola prendeva a ronzare fastidiosamente. Avrebbe dovuto decidersi a farla riparare, ma al mese d'Agosto difficilmente avrebbe trovato un centro assistenza aperto.

Mosse il mouse, entrando nella familiare schermata di Windows. Lo sfondo dalle verdeggianti colline lo accolse con la sua eterna monotonia. Controllò rapidamente alcune icone sul desktop ordinato, prima di spostare un paio di files nel cestino. Dubitava che quelle ricevute gli sarebbero occorse ancora.

Infine, portò il cursore sulla E azzurra, cliccando due volte. Internet Explorer si aprì lentamente, visualizzando un paio di avvisi: password obsolete e necessità di effettuare una scansione antivirus.

«Lo farò dopo» borbottò, selezionando Google come motore di ricerca.

«Che stai facendo?» Erwin gli arrivò alle spalle, facendolo sussultare.

«La vuoi piantare d'essere così inquietante?» ringhiò, squadrandolo attentamente. Il biondo aveva optato per una tenuta prettamente tedesca: camicia hawaiana dall'orribile fantasia ad ananas sorridenti; bermuda color kaki e un paio di invedibili calzini bianchi infilati nei morbidi sandali di cuoio nero. Era così che il signor Smith affrontava la calura estiva?

«Perché diamine ti sei messo i calzini?» domandò, senza staccare gli occhi grigi dall'atroce combinazione.

«Anche tu hai indosso i calzini, Levi»

«Io li porto sempre perché ho freddo»

«Ci saranno almeno trentacinque gradi! Come fai ad avere freddo?»

«Non lo so, ma ho freddo» replicò, lisciando lentamente le piegoline sulla t-shirt nera che, lungo la schiena, recava la familiare scritta "Humanity's strongest".

«Mh, peccato. Avevo preparato una limonata fresca, ma...»

«Andrà benissimo!­» allungò la mancina, servendosi del bicchiere e trangugiando un rapido sorso. La sete si placò immediatamente.

«Cosa stai facendo?»

«Voglio cercarmi su internet»

«Ossia?»

«Beh... voglio vedere cosa salta fuori, se metto nome e cognome su Google»

«Non penso sia una buona idea»

«Perché?»

«Emh... non saprei come spiegartelo, Levi»

«Pensi che non sia abbastanza popolare?»

«Al contrario, credo tu sia uno dei più famosi e ricercati sul web»

«E allora...?»

«è proprio questo il problema»

«Sei geloso?»

Colse il compagno scuotere prontamente il capo:
«Neanche un po', ma... vedi... internet è pieno di... cose strane. Non credo dovresti dare molto peso a quanto troverai.»

«Sei geloso perché io ho delle fans e tu no»

«Beh...Anche io ho delle fans! Delle fans di tutto rispetto» Erwin si era indispettito? Oh, interessante. Avrebbe fatto leva su quel piccolo nervo scoperto, la prossima volta che gli avrebbe fatto girare le scatole per qualche motivo.

«Io ne ho di più» rimbeccò, affrettandosi a digitare "Levi Ackerman" sul motore di ricerca. Mosse il cursore, spostandolo sulla voce "immagini". Fissò lo schermo, qualche attimo, con gli occhi sgranati e le labbra spalancate. L'indice destro fece scorrere la pagina verso il basso; la sua espressione, tuttavia, non mutò. «Questo sono io...»

«Già. Te l'avevo detto di non guardare» quanto era fastidioso Erwin, quando si metteva a fare il grillo parlante. Bla bla bla... la voce della coscienza!

«Perché cazzo sono vestito da farfalla?»

«Non lo so»

«è osceno! Che diamine...? Sembro una Winx!» mosse nuovamente il cursore, passando alle immagini successive. Le fanart si susseguirono davanti al suo sguardo incredulo: versione principessa Disney che spazza per terra, cameriera sexy, bambino disagiato, teppista di strada «Questa con il pigiama azzurro però mi piace. Pensi che esista davvero un pigiama con i titani ballerini?» domandò, ricevendo in cambio una scrollata di spalle.

«Lo cercheremo su Aliexspress»

Tornò a fissare lo schermo, scuotendo lentamente il capo. Per un attimo, provò l'irrefrenabile tentazione di lanciare il computer oltre la finestra.

«Perché mi hanno disegnato come un raviolo?!» stese la destra nel nulla «Passami il telefono! Devo chiamare il mio avvocato»

«Non hai un avvocato»

«Presto ne avrò uno»

«E chi?»

«Nile!»

«Nile non è un avvocato.»

«Lo diventerà! Che diamine, non fa mica il poliziotto? È la stessa cosa, suvvia... poliziotto, avvocato. Sempre gente in divisa è...»

«Gli avvocati non hanno una divisa»

«Va beh! Pignolo che non sei altro» sbuffò, tornando a fissare incerto l'immagine del tortellino incazzato «Perché mi hanno disegnato come un raviolo?»

«Beh, ci sono delle diatribe tra fans: alcuni sostengono che Rivaille sia il tuo cognome, altri che sia il tuo nome, altri pensano che ti chiami Lance.»

«Lance? Da dove cazzo esce?»

«è una storia lunga, ma... tornando al raviolo, beh... la pronuncia di Rivaille, in alcune lingue, si accosta alla parola Raviolo e...»

«E mi scambiano per un tortellino?»

«A volte»

Sbuffò, scuotendo il capo e tornando a spiare lo schermo. Un altro turbinio di immagini si confuse davanti ai suoi occhi. Scese lentamente lungo la pagina, sussurrando:
«Qui c'è Farlan morto, qui c'è Isabel morta. Qui sono morti entrambi. Qui sei morto anche tu... Che gusti macabri» mormorò, passando alla pagina successiva «Qui ci sono io che faccio le pulizie, qui ci sono io che vado a trovare Petra al cimitero. Devo capire perché nei cimiteri di Petra ci sono sempre dei pini e non dei cipressi, ma pazienza. Auruo non se lo caga nessuno, a quanto vedo. Nemmeno Erd e Gunther.» una alzata di spalle «Qui ci sono io che lavo Hanji. Ovvio, quella da sola non si lava... qualcuno dovrà pur portarla dal toelettatore» un altro scatto del mouse «Qui ci sono io che mando dei fiori a Hanji. Non ricordo d'averle mai mandato fiori in vita mia. Anche perché li darebbe ai titani per convincerli a diventare vegetariani, quindi...» passò oltre, lasciando la freccia libera di scorrere verso il basso «Qui ci sono io che pelo patate. Che cosa carina, la apprezzo. Qui ci sono io che insegno ad Eren come fare le pulizie. E poi ancora io che mi limono Eren dopo le pulizie... aspetta! Cosa?» batté le palpebre, nuovamente perplesso. Accanto a quella fanart ve ne erano molte altre, di stampo simile. Alcune più soft, altre... «Che stiamo facendo qui?»

«Hai mai letto "Cinquanta sfumature di muro"?»

«No, ma ho visto Ymir che lo leggeva. Ha detto che era interessante»

«Beh... ora sai di cosa parla» l'indice del comandante arrivò a picchiettare sullo schermo.

«Oh... oh, capisco. Sì, ma... no»

«No cosa?»

«Ha quindici anni! Potrei essere suo padre o suo suocero o suo nonno... Magari un parente alla lontana, tipo... uno di quei proproproprozii che ti regalano maglioni orribili a Natale» sbuffò, spostando il mouse con un gesto secco «Ecco, mo' pure con Mikasa! Siccome già non mi sta in culo peggio di una supposta...» un piccolo ringhio, un sospiro ed un sorso di limonata. Provò a calmarsi: in fondo, erano solo disegni e piccole fantasie con cui i fans lo omaggiavano, no? Non doveva prendersela troppo. «E poi siamo parenti, diamine. Non posso mica spassarmela con mia cugina! O zia! O nipote... non so manco chi cazzo sia, in effetti, ma... siamo parenti, senza ombra di dubbio»

«Magari è un caso di omonimia»

«Oh, certo! Lo sarebbe se fossimo a Milano e ci chiamassimo entrambi Rossi, ma... diamine, siamo nel Wall Rose. Quanti cazzo di Ackerman vuoi che ci siano? E la persecuzione dove la lasciamo? Tutta quella menata che mi ha fatto Kenny bla bla bla... era talmente pallosa che a un certo punto ho smesso di ascoltare. Certo, poi lui si è un po' risentito ed ha cercato di farmi fuori, ma... » agitò una mano «dettagli irrilevanti!»

«Potresti provare con qualche fanfiction. Magari avrai risultati migliori»

«Giusto. Sono sicuro che su di me scriveranno cose bellissime! Delle poesie magari. O delle odi. Facciamo un componimento epico, via... la Levissea! Suona benissimo»

«Sembra il nome di un'acqua minerale»

«Dici così solo perché sei invidioso. Sono sicuro che su di te non scrivono niente, perché ti ritengono un noioso comandante con manie omicide.»

«Ehi! Faccio solo il mio lavoro»

«è per questo che stai antipatico a tutti. Oh, vediamo... questo sito sembra promettente» una schermata bianca e azzurra gli balzò agli occhi « "La volta in cui Levi..." sembra promettente!»

Dopo una manciata di minuti, tuttavia, tornò sulla homepage:
«Tsk, che manica scemenze! Non mi perderei mai al supermercato, io. E non ho un'ossessione per il cappello di Kenny» rivolse una occhiata alle proprie spalle, dove un cappello nero a tesa larga stava sistemato sotto un'elegante teca di vetro lucido «Vero?»

«Affatto»

«Insomma... sembro un deficiente, qui! Ed io non lo sono, no?» ringhiò, tendendo la mano nel nulla «Il telefono, grazie»

«Chi devi chiamare, ora?»

«Il "CESSI". Comitato Esecutore Sulla Salvaguardia Interpreti»

«Non esiste nemmeno come associazione!»

«Perché no? Ah, certo... visto che il signor Smith non la conosce, allora deve essere per forza inesistente»

«Levi... non esiste»

«Certo che esiste! Ho trovato una loro brochure nella cassetta delle lettere e... bah, poco male... comunque, ci sono moltissime storie. Guarda! Sono il protagonista in quasi tutte... questa, ad esempio, mi ispira»

«Ha il bollino rosso»

«E allora? Pensi che non possa leggere qualcosa di spinto? Dannazione, ho passato i trent'anni! Sono un adulto, ormai»

Erwin non capiva assolutamente nulla! Perché si ostinava a volerlo proteggere? Non era certo un ragazzino. Sapeva perfettamente come cavarsela. Uccideva giganti, dopo tutto. Una fanfiction rossa non sarebbe stata un grosso problema. Prese a scorrere il testo, assorbendo avidamente ogni parola: l'autrice, tale Merendina021, lo descriveva con estrema cura, soffermandosi attentamente su ogni dettaglio; dal taglio dei capelli, ai vestiti, ai muscoli che si intravedevano sotto la maglietta ovviamente troppo attillata e bagnata per l'occasione.
«Mh...» fu l'unico commento, mentre lo sguardo correva avido lungo le righe. Lesse tutto, senza staccare gli occhi dalla pagina. Solo all'ultima riga, si convinse a rialzare il capo. Lo sguardo, ormai prossimo alla disperazione più nera, cercò conforto in quello del comandante:

«Erwin» sospirò, una nota malinconica nella voce «Ho visto più cazzi io in cinque righe che mia madre in tutta la sua vita. E mia madre era una prostituta...»

«Te l'avevo detto di non leggere!»

«La smetti di dirmi quello che devo e che non devo fare? Accidenti... In questa muoio perfino!»

«Non ci vedo niente di male»

«Ovvio! Tu sei abituato a crepare. Anche Isabel e Farlan me l'hanno detto. Beh, loro sono abbonati cronici alla morte, ma... che diamine. Io?!» si premette le mani sul petto «Io non posso morire! Accidenti, sono... insomma, il protagonista non muore mai...»

«Non prendertela tanto, suvvia»

«Mi piacerebbe tanto vedere te, al posto mio! Anzi...» tornò sulla schermata principale, digitando frettolosamente due semplici parole «Ora vedremo cosa producono le tue fans, caro il mio signor Smith» aggiunse, innescando un piccolo sogghigno, prima di scorrere la lunga lista di fanart e storie amatoriali «Oh, ma guarda. Qui... e qui... e... qui e...» lo sguardo grigio si incollò nuovamente allo schermo, rifiutandosi di allontanarlo. «Perché tu vieni dipinto come un manzo biondo – quale effettivamente sei – e io da camerierina isterica?»

Colse un sorriso morbido affiorare sul volto del comandante, condito da una punta di leggero sarcasmo; Erwin scosse semplicemente le spalle:
«Chi lo sa, Levi... chi lo sa...»

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