Capitolo 3: Guardarsi intorno

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BRIAN

Mi fermo sulla veranda antistante la casa, ascoltando il suono sordo lasciato dai miei stivali sulle assi di legno. Guardo la campagna davanti a me e la piccola stradina sterrata che conduce alla Tenuta, non molto lontana. Mi accendo una sigaretta e lego in vita la cintura degli attrezzi che avevo malamente appoggiato sul tavolo sotto il porticato dopo l'ultimo turno.

Mi incammino attraverso i campi verdi e l'aria fresca, attraversata dal caratteristico odore di concime e terra, mi tranquillizza. È inutile negarlo, amo questo posto; il Tennessee è casa mia e l'atmosfera densa del Sud mi definisce alla perfezione, con il suo caldo intenso e umido e le piogge torrenziali. Un posto selvaggio e apparentemente incontaminato in cui mi sono sempre rispecchiato.

Questi pensieri riescono a farmi tornare il sorriso sulle labbra, nonostante tutto, tanto che, quando arrivo in prossimità della Tenuta, sono di buonumore. Scavalco la staccionata che delimita la proprietà, evitando il disturbo di raggiungere il cancello di ingresso. Passo davanti all'ampio recinto dove i cani sono lasciati liberi di scorrazzare. Metto uno stivale sulla trave più bassa e mi sporgo verso l'interno per accarezzare quelli che corrono a darmi il benvenuto e che sembrano volermi augurare buon lavoro. "Ciao bello!" saluto Bud, il mio preferito, un Border Collie a cui mi sono affezionato non appena, ancora cucciolo, è stato salvato dai boschi circostanti dove lo avevano abbandonato. L'ho visto crescere, anzi forse siamo cresciuti insieme. Mi sono sempre sentito più affine agli animali che alle persone; loro sembrano capirmi meglio, sono fedeli e non gli importa se hai un pessimo carattere, se non sai esprimere quello che provi nel modo giusto, perché loro lo capiscono senza bisogno che tu faccia niente.

Mi allontano dalla recinzione e mi passo una mano tra i capelli ormai troppo lunghi, per allontanare le ciocche chiare che mi ricadono sempre sugli occhi. Spero solo che i responsabili della manutenzione della Tenuta non si lamentino ancora una volta del modo in cui mi presento al lavoro. Non che la cosa mi smuova di un millimetro, in ogni caso. L'estate è ormai iniziata; mi passo una mano sul torace, allontanando dalla pelle sudata la camicia a quadri che indosso e constando il caldo soffocante di questo pomeriggio.

Sono ormai quasi giunto alle stalle, dove mi hanno riferito che sono necessarie alcune riparazioni. Sento i nitriti dei cavalli accogliermi. Mi fermo, giusto per assicurarmi la pensante cintura in vita e sistemarmi i jeans logori, quando, sotto il portico retrostante la Tenuta scorgo una figura minuta, nascosta dai lunghi capelli castano chiaro che le ricadono sulle spalle e le arrivano fino alla vita. È troppo lontana perché riesca a scorgere chiaramente i lineamenti del suo viso, ma abbastanza vicina per notare che tiene stretto al petto una sorta di quaderno o un diario. È appena uscita dalla casa e si guarda intorno nella veranda, forse valutando su quale divanetto ricoperto di cuscini o su quale sedia di vimini possa stare più comoda. Non ha nulla di particolare eppure, non so perché, mi sembra strana, come se fosse chiusa in un mondo tutto suo e guardarsi intorno in realtà non le permettesse di cogliere nulla di ciò che davvero la circonda.

Io resto a fissarla incuriosito, mentre mi sfilo il mozzicone di sigaretta dalle labbra e lo spengo sotto la suola degli stivali, ma poi lo raccolgo. Nonostante non credo lo ammetterò mai, amo troppo questo paesaggio per rovinarlo. Quando sollevo il capo noto che la ragazza sotto il portico si è fermata a guardarmi, sempre con le braccia strette in vita e i capelli ondulati che le ricadono sul volto. Istintivamente alzo la mano e le rivolgo un cenno di saluto, sorridendole. Credo si tratti di una nuova ospite della Tenuta; non do tanto peso al mio gesto, lo avrei fatto con chiunque altro. Chi mi conosce infatti può testimoniare il mio semplice e diretto approccio con gli estranei. Quello che non mi aspettavo è però la sua reazione, vedendola così assorta ero sicuro mi avrebbe ignorato, invece ricambia il mio sorriso, abbassando subito il capo. Tuttavia, l'istante dopo, la vedo affrettarsi a tornare in casa, con movimenti repentini e concitati, quasi si fosse resa conto di qualche pericolo.

È buffo perché, guardandomi intorno, non potrei pensare a nessun luogo più tranquillo e sereno di questo. Non è forse per questo motivo che le persone si rifugiano qui? Non riesco a scorgere alcunché di pericoloso attorno a me, finché mi soffermo a pensare che forse l'eccezione agli occhi di quella ragazza sono proprio io.

MOLTO FORTE INCREDIBILMENTE VICINO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora