Capitolo 54: Solo

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PARTE TERZA

Qualche anno più tardi

BRIAN

Il telefono squilla nella tasca dei miei pantaloni e per un po' lo ignoro. O almeno ci provo. Quel suono continuo però mi innervosisce, rovina la quiete tanto attesa e ricercata che ora finalmente mi circonda e soprattutto mi impedisce di concentrarmi su un'unica sensazione alla volta. Per questo motivo sarei impulsivamente tentato di afferrare il cellulare e sbatterlo a terra, pur di farlo smettere di intromettersi nella mia testa. Lo squillo incessante ha spostato in secondo piano la piacevole sensazione della brezza autunnale, la quale trasporta sul terreno le foglie secche cadute dagli alberi e mi graffia il volto, senza però rinunciare alla gentilezza tipicamente nascosta nella natura di questo posto. Mi passo le mani sul volto e faccio un respiro profondo, per poi arrendermi ed estrarre il telefono dalla tasca dei pantaloni.

Il precedente fastidio è presto rimpiazzato dal sorriso debole che si dipinge sulle mie labbra quando leggo il nome sullo schermo. "Ciao" dico soltanto, con voce innegabilmente stanca. "Ehi" Chloe risponde al mio saluto con un tono soffice, in grado di calmarmi istantaneamente, come sempre durante le nostre telefonate. "Dove sei?" mi chiede, senza alcuna fretta. In questi anni devo ammettere che sono rimasto sorpreso dalla sua capacità di dissimulare l'inevitabile affanno di sapermi lontano, pur di farmi sentire tranquillo e sereno. Questa volta però temo che la metterò a dura prova con la mia risposta. "Sono già arrivato" mi limito a comunicarle. "Oh" Dall'altro capo del telefono avverto Chloe titubare, ma quando replica la sua voce è sicura. "Hai bisogno che ti venga a prendere all'aeroporto?" mi chiede con pacatezza. A questo punto decido di essere sincero, del resto non sono mai riuscito a nascondermi da lei. "No, in realtà sono già in città. Cioè, mi trovo in periferia, al vecchio campo da football" provo a spiegarle con poche parole sconclusionate. Quando sento che l'attesa silenziosa della sua risposta si prolunga, aggiungo: "Volevo solo respirare un po' di aria fresca per alleggerire la mente e rilassarmi, trascorrendo un attimo da solo in un posto tranquillo." Non so quanto senso abbia quello che dico e tento di sforzarmi di immaginare il suono egoistico che assumerà alle orecchie di Chloe. Lei esita ancora, ma quando replica il suo tono non appare minimamente infastidito o scosso. "Va bene" dice soltanto e poi aggiunge: "Io ti aspetto."

Quelle parole hanno tutto il suono di una promessa, la quale mi fa tremare il cuore nell'istante stesso in cui lei la pronuncia. È parecchio difficile tentare di distinguere le mie emozioni in questo momento, ma so che Chloe è l'unica in grado di renderle così intense e soprattutto di risolverle sempre in qualcosa di buono e giusto.

Dopo averle detto che tornerò presto da lei, prima di riattaccare, Chloe non si trattiene dall'aggiungere quello che probabilmente meditava fin dall'inizio: "Brian" mi richiama con affanno all'ultimo momento, temendo che io abbia già riagganciato. "Anche se vuoi stare da solo, sappi che non sei solo" mi ricorda con tono solenne, come se in questa frase fosse racchiuso un contenuto di importanza pari alla vita o alla morte. In effetti negli ultimi anni è stato così, ogni volta che l'ha pronunciata dall'altro capo del telefono, per ricordarmi il legame che ci unisce.

Io però non l'ho mai dimenticato, attraverso tutto, persino ora: lo sento, lo percepisco, è ciò che mi permette di restare ancorato al terreno, nonostante tutti i rumori di sottofondo che mi trasportano lontano. Mi sbagliavo a incolpare lo squillo del cellulare. Si tratta di echi lontani, di una realtà parallela entro la quale mi sono mosso negli ultimi anni e che mi ha strappato alla mia vita approfittandosi della scelta che, nonostante tutto, non ho mai messo in discussione.

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