Capitolo 24: Rinnovare

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CHLOE

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CHLOE

Mi incammino verso le stalle, decisa a sfruttare al meglio il tempo libero che ho a disposizione. In effetti non è da me esplorare il parco della Tenuta in cerca di qualche attività a cui dedicarmi. Solitamente preferisco starmene seduta all'aria aperta a leggere o a scrivere; tuttavia ultimamente mi sento più incline alle novità. Non so spiegare di che si tratta, ma avverto una propulsione del tutto immotivata che mi spinge ad affrontare le giornate con uno spirito nuovo. O, per meglio dire, rinnovato: cose che prima avevo sempre considerato banali e a cui avevo rivolto uno sguardo grigio ora assumono intere gamme di colori, i quali mi affascinano e mi incuriosiscono.

Nonostante non sia la prima volta che faccio visita ai cavalli negli ultimi giorni, mi avvicino sempre con una certa cautela alle scuderie. Non ho detto a nessuno che vengo qui. Non sento il bisogno di dimostrare niente, semplicemente avverto l'inspiegabile voglia di sperimentare. O forse di sperimentarmi, di mettermi alla prova. Accarezzare i cavalli o semplicemente osservarli nella loro quotidianità mi infonde serenità. Forse l'esperienza risulta persino migliore di quella vissuta con i cani. I cavalli infatti appaiono più controllati, mi risulta più facile intuirne le dinamiche e dunque prevederne i comportamenti. Per quanto io mi sia divertita ad interagire con i cani e nonostante torni spesso ad accarezzarli quando si trovano nel loro recinto, ritengo che a rendere piacevole quell'incontro sia stata la presenza mediatrice di Brian. Ha saputo gestire la situazione assumendone la guida senza tuttavia impormi niente. Devo ammettere che sono stata davvero bene insieme a lui; probabilmente Brian non sa davvero quanto sorprendente sia stata quell'occasione per me, anche se qualcosa nel modo in cui guidava i miei gesti mi suggerisce una delicatezza che forse nemmeno lui sa di possedere.

Appena comincio a percorrere l'ampio camminamento su cui si affacciano i box dei cavalli, la mia attenzione viene catturata da una melodia proveniente da lontano, probabilmente dall'estremità opposta della scuderia. Si tratta di brevi note accennate, le quali tuttavia rivelano inequivocabilmente una seconda presenza che è qui a farmi compagnia. Continuo a camminare diretta verso la fonte da cui proviene la musica, finchè, in prossimità di alcune casse di legno poste vicino al deposito attrezzi, trovo seduto Brian. Tiene una vecchia chitarra tra le mani e strimpella qualche accordo. Indossa un giubbino di jeans sopra la t-shirt, ha una sigaretta accesa tra le labbra, i capelli chiari e mossi gli cadono sugli occhi e appare assorto in pensieri lontani.

Vorrei essermi fermata prima, così avrei potuto osservarlo un po' più a lungo. Invece, non appena i miei passi risuonano vicini, lui solleva il capo e mi saluta con un cenno del mento. Subito si sfila la sigaretta di bocca e la spegne sotto la suola di un suo stivale. Non manca di rivolgermi un sorriso, che tuttavia oggi per la prima volta appare stanco. "Posso?" gli domando, ancora prima di averlo raggiunto. "Non vorrei disturbarti" spiego, prima di avvicinarmi. Brian scrolla le spalle e finalmente il suo sorriso si illumina, probabilmente preso alla sprovvista dalla mia domanda; mi invita a sedermi accanto a lui come se fosse il gesto più scontato del mondo.

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