Capitolo 9: Diversivo

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CHLOE

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CHLOE

"La porta era chiusa per un motivo!" sbotto con fare infastidito, rivolta alla ragazza bionda che ha appena fatto il suo ingresso nella mia camera senza chiedere il permesso. L'ho già incrociata qui alla Tenuta, ma non mi sono mai soffermata ad intrattenermi con lei e i suoi modi irruenti sembrano ora ricordarmi il perché. "Cioè quale?" replica prontamente lei, soffermandosi sulla soglia e guardandosi intorno incuriosita. "Non mi sembra succeda alcunché di interessante qui dentro" constata, fissando il suo sguardo su di me, che me ne sto seduta sul copriletto damascato del mio letto, con le ginocchia piegate e la schiena appoggiata alla parete, a leggere un libro. La bionda dal fisico filiforme e slanciato prosegue entusiasta: "Per questo motivo mi hanno mandata qui, per ravvivare la tuo noiosa e monotona quotidianità. Sono la tua nuova compagna di stanza!" esclama, con quell'irritante tono di voce che risulta essere sempre un ottavo superiore alla norma convenevole.

Mi sollevo di scatto e appoggio immediatamente i piedi sul pavimento, mettendomi a sedere sulla sponda del letto con la schiena rigida. "E' uno scherzo?" Ti prego, fa che lo sia! - La mia voce più che stizzita risulta affannata. La ragazza scaraventa il piccolo borsone che teneva in spalla sulla scrivania posta davanti al mio letto e fa per dirigersi verso quello accanto, collocato contro la parete di fondo della stanza. Alza le spalle, chiaramente incapace anche solo di intuire la mia agitazione. "Sei arrivata da poco... insomma, questa è una stanza doppia: non dirmi che pensavi davvero di potertene restare qui sola soletta" riflette a voce alta. "Io stavo in una stanza singola, ma ormai, essendo alla Tenuta da un po' di tempo, ho capito come funziona, così si sono finalmente decisi ad assegnarmi una compagna di stanza. In altre parole, il mio isolamento è finito: non mi considerano più un pericolo!" prosegue con tono esaltato, senza che io le abbia chiesto nulla. E infatti avrei preferito tacesse: le sue ultime parole mi portano automaticamente a sollevare il capo e a fissare lo sguardo sbarrato su di lei. La bionda scoppia in una risata roca e fastidiosa: "Sto scherzando!"

Finalmente mi decido a reagire: scuoto vistosamente il capo per esprimere tutto il mio disaccordo e mi alzo con fare deciso dal mio letto, dirigendomi come una furia verso la porta della camera. Prima di uscire tuttavia mi volto: "Senti..." resto in attesa, con fare scocciato. "Rachele" Mi viene in aiuto con aria tranquilla, ma ovviamente non si limita a ricordarmi il suo nome: "Mi sono presentata insieme alle altre ragazze quando sei arrivata" mi rammenta, ma io la ignoro, finendo quasi per parlarle sopra. "Senti Rachele" faccio un respiro profondo. "Non possiamo essere compagne di stanza. Io e te siamo chiaramente due persone molto diverse e non c'è niente di male in questo. Dico solo che forzando la nostra convivenza finiremmo solo per infastidirci vicendevolmente" – Per usare un eufemismo – penso tra me. Faccio una pausa e mi sforzo di restare calma e guardarla negli occhi. "Guarda che lo dico per te: avrai intuito che non sono una compagnia facile da gestire. Anzi risulto piuttosto pensante da sopportare." Tento di abbozzare un sorriso leggero, ma con un pessimo risultato. Non sono proprio fatta per queste cose! Vedendo che Rachele non reagisce, mi schiarisco la gola, sperando che il suo silenzio siano un pacifico assenso. "Vado in direzione a chiarire subito questo malinteso."

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