Capitolo 59: Identità

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BRIAN

"Allora, si può sapere il perché di questo incontro?" domando, rivolgendomi al mio migliore amico. Austin, che cammina qualche passo davanti a me, si ferma per aspettarmi e si volta a guardarmi. "Perché mai dovrebbe esserci un motivo, scusa?" accenna un ghigno furbo. "Sei stato lontano per mesi e mesi! Spero che, nonostante tutto, il Tenente Navy SEAL Brian Kenneth abbia ancora un po' di tempo da dedicare a un suo vecchio amico, anche se si tratta di un cazzone di campagna come me!" Austin mi prende in giro, canzonando quel grado di Ufficiale che mi è stato assegnato prima dell'ultima missione e che non mi piace troppo sentirmi ripetere. "E smettila! In realtà ultimamente l'unica cosa che riesco davvero a fare è perdere tempo e nessuno è più esperto di te in questo!" lo provoco a mia volta, dandogli uno spintone con la spalla.

Austin si scansa ridendo e insieme proseguiamo a passeggiare attraverso la sterpaglia che infesta questo vecchio campo da football abbandonato di periferia, il quale negli ultimi tempi è diventato il mio posto preferito per riflettere e meditare. "Tu piuttosto, come mai quando ti ho chiesto di vedermi mi hai proposto di venire qui?" indaga Austin, facendosi improvvisamente serio. Ultimamente mi pare capiti sempre più spesso; quando eravamo ragazzini invece Austin riusciva a ridere spregiudicatamente di fronte ad ogni cosa, persino davanti alle nostre peggiori bravate riusciva a trovare qualcosa di divertente e stupido per cui ridere. Del resto, immagino che negli ultimi anni anche lui sia maturato, nonostante io non abbia potuto esserci per accorgermene.

Infilo le mani in tasca, lascio che il mio sguardo si perda tra i boschi lontani e rispondo con aria pensierosa: "Un tempo erano i terreni della Tenuta a garantirmi pace e silenzio, ma ora devo ammettere che lì mi sento un estraneo. Non c'è più nulla che mi leghi a quel posto, fatta eccezione per i ricordi passati, ma proprio per questo sarebbe inutile ricercare lì il mio presente o il mio futuro" comincio. Anche a casa di mia madre non torno più molto spesso; ora frequento maggiormente la città. Ho quasi paura di perdermi se mi lasciassi circondare dal silenzio della campagna dove sono cresciuto, nonostante io non rimpianga nulla e sappia che lì potrò sempre ritrovare me stesso. "Ho capito che è inutile desiderare di tornare indietro nel tempo, a quando tutto forse era paradossalmente più facile" rifletto ad alta voce.

Austin annuisce e abbozza un sorriso: "Del resto, l'unico giorno facile era ieri, no?" commenta ironicamente, recitando il motto dei SEALs. Rido debolmente mentre continuiamo a camminare in silenzio, scalciando qualche pezzo di ramo caduto a terra e trasportato dal vento. L'aria autunnale del tardo pomeriggio mi sferza il viso, costringendomi a sprofondare nella giacca di jeans che indosso. Dopo un po' rifletto ad alta voce in merito a quanto pronunciato poco fa: "Non avrei mai pensato di dirlo guardandomi indietro e ancora mi stupisco nel pensarlo. E' incredibile come tutti i casini affrontati crescendo assumano ora dimensioni diverse perché osservati da un'altra prospettiva. Non ho intenzione di sminuirli: insomma, mi ricordo che all'epoca ero parecchio incazzato riguardo tutto e ritengo ancora di avere avuto delle buone ragioni, ma adesso, quando ci ripenso, quel tutto si svuota e mi pare niente." La mia voce si perde nell'atmosfera attutita che ci circonda; il cielo nuvoloso e grigio sembra privare le poche foglie ancora rimaste sugli alberi dei loro colori un tempo sgargianti.

Anche Austin assume un'aria pensierosa, aggrotta le sopracciglia e tiene il capo chino. "Già" lo vedo esitare prima di proseguire. "Insomma, da ragazzini io e te ne abbiamo combinate tante e anche ora, quando ci ripenso, devo ammettere che una parte di me ne va ancora fiero. È come se in qualche modo ci fossimo presi una rivincita nei confronti di quello che ci è capitato in sorte. Mi piace pensare che io e te ci siamo sempre guardati le spalle, anche quando i miei erano in crisi per via dei soldi e tua mamma ti rompeva le scatole." Austin richiama alla memoria la nostra adolescenza e devo ammettere che mi sorprende vederlo così nostalgico al riguardo.

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