13 Febbraio 2019

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Cominciare un testo con una negazione sembrerebbe essere un enorme ed ennesimo abominio del pessimismo, eppure è ciò che sento di dover scrivere di più in assoluto. Sento di doverlo dire. Io non voglio, proprio non voglio. Cosa? Vivere una vita che non serve, vivere una vita che tutto è meno che tale. Voglio questo invece: ricordare che Cristo morì per me; soffrire con la consapevolezza di essere stata amata da Gesù, perché tanto alla fine - diciamocela tutta - questo enorme dolore diffuso in tutti gli anni delle nostre vite è assolutamente inevitabile. Ma vorrei anche qualcos'altro. Vorrei avere una conoscenza riguardo Cristo che mi permetta di seppellire la mia intelligenza umana, ovvero la mia ignoranza spirituale e mi faccia giungere ad una saggezza che non è da uomo, è da Dio.
Conoscere Cristo è l'atto prima della vita di ogni uomo. Persino prima della nostra nascita. Perché a differenza di Dio che ci ha preconosciuti, ancora prima che fossimo nati, non non ne teniamo alcuna coscienza di questo fatto. È come se tutto fosse misteriosamente rinchiuso all'interno di chissà quale parte di noi. E allora quando lo conosciamo? Qui la risposta penso che sia una delle più complesse da vivere. Si, dico vivere. Perché Dio si vive. Non si predica e basta. Si assapora nella polvere che respiriamo quando siamo a terra cosparsi di fango e lacrime. Si sente quando il nostro cuore ci tormenta con i suoi continui battiti accelerati. Si intravede quando montagne davanti a noi si ergono e quando i mari sembrerebbero immobili. E poi si vede anche nei miracoli,ma posso assicurare che la parte più bella in assoluto è quando tu vivi Dio nel dolore e verso la fine cominci a realizzare il proposito e il piano nella tua vita... perché è lì che cominci a non essere nient'altro che un figlio amato, provato certamente ma più vicino al Padre. Perciò perliamoci chiaro, meglio un Dio in tutte le tempeste delle nostre vite che un Dio che non vale niente. E poi c'è dell'altro.
Si, certamente c'è ancora qualcosa da chiarire. Quanto siamo bravi a rinchiudere l'identità di Gesù sotto un masso così grande. Questo masso è la neutralità che usiamo nel considerare i concetti. È il senso che abbiamo delle cose. Come se tutto per noi fosse privo di qualsiasi valore. Stiamo degenarando. Stiamo davvero credendo di avere tutto sotto la nostra conoscenza pur non avendo sapienza e intendimento di nulla. Pensiamo di avere la realtà a portata di mano quando, invece, non facciamo altro che vivere nella nostra realtà delle cose, ovvero una percezione assolutamente sbagliata di ciò che ci circonda. Viviamo di fantasie, illusioni. Siamo sopra la superficie e questo è come se potesse sempre bastarci. Ma no! Non è così. Così si muore pur continuando a essere su questa terra. Si muore da svegli. Dobbiamo imparare a imparare continuamente che siamo ancora a nulla riguardo la sapienza. Ciò che noi conosciamo lo conosciamo in parte. C'è davvero sempre qualcosa di più. La via del sapere è infinita per questa vita, questa è la chiave per rimanere sempre vivi dentro di noi. Questa è la chiave per imparare che Dio va conosciuto giorno per giorno.

Giovani di Dio!Where stories live. Discover now