Capitolo 11

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Emma era tornata alla vita di sempre, o meglio, soltanto in parte. La sua routine si basava sullo studio, sulla palestra e sulle serie tv, il suo appuntamento fisso con il parco era soltanto durante le fasce orarie in cui Marco, essendo ad allenamento, non poteva andarci, lo evitava, scappava letteralmente da lui, sarebbe crollata soltanto guardando i suoi occhi, e non voleva farlo. Stava bene, se ne era convinta, di andare avanti, cercando di ammortizzare quel dolore nel petto dato dalla mancanza tramite cibo e camminate lunghe durante la notte.

Peró stava bene, se lo ripeteva, lo ripeteva a tutti, ma si rifugiava nelle braccia di Maria non appena Francisco lasciava casa loro, dormivano appiccicate e la sua migliore amica la abbracciava forte, quando Emma sentiva non farcela più.

Era l'ennesimo allenamento in palestra, l'ennesima sfuriata contro un sacco da Boxe con i guantoni di quel colore acceso, l'ennesimo appunto. Tenne il labbro nei denti scaraventando il sacco accanto al muro, - Uo.- fece un ragazzo, bloccandolo con le mani.

- Scusami. - disse Emma alzando le mani in segno di arresa, il ragazzo le sorrise e fece un segno con la mano, lasciando cadere il sacco.

- Sei abbastanza brava, é da tanto che frequenti? - chiese, curioso, tenendo il
peso del corpo attaccato al muro

Emma notava degli atteggiamenti che aveva già visto, così come le fossette sulle guance e il taglio degli occhi. Scosse la testa, concentrandosi sulla domanda che il ragazzo le aveva fatto. - Un mesetto
e mezzo -

Lui annuì, guardandosi le scarpe, un mesetto e mezzo in cui suo fratello era triste, diverso, scostante. Lo ritrovava spesso a fissare il soffitto e giocare con Rome, ma aveva gli occhi e lo sguardo spento. Era per forza lei, "Emmita" come l'aveva chiamata Marco. 

- Sei abbastanza brava, dovresti continuare - le consiglió, sinceramente

Emma arrossí ma rimase piatta di emozioni, quel ragazzo continuava a ricordarle qualcuno, ma non riusciva a collocare chi. Molto probabilmente si rifiutava.

- Ti ringrazio, ma le mie nocche sono completamente distrutte. - rise, nascondendosi dietro la mano ed aggrottando le sopracciglia.

"Bro dovresti vederla, é cosí bella quando ride, o quando guarda qualcosa e si concentra, o quando resta normale. Insomma é proprio bella, e mi manca."

Gli risuonarono le parole di Marco in testa mentre la osservava attentamente. Aveva ragione, era bella, anzi molto più che questo.
Era semplice, diversa, aveva qualcosa che nessun'altra aveva; detta in questo modo sembrava banale, eppure la verità giunge a galla, e man mano che passavano i giorni Marco notava in Emma soltanto pura bontá.

- Continua lo stesso, potrei portarti io qualche protezione per la mano, se vuoi. - le propose, levandosi il guanto dalla mano sinistra

- Oh, ti ringrazio. Ma, devo studiare e quindi non ho tempo di venirci - aveva notato qualcosa di strano, da come la guardava

Igor sorrise,
poi le diede le spalle camminando verso gli attrezzi - Come vuoi. -

Marco
Si stringeva la sciarpa che aveva dimenticato a casa sua, la sera della sbronza, e se ne stava steso sul pavimento, aspettando che suo fratello arrivasse a casa con delle notizie. Gli bastava sapere che Emma stesse bene, così appena sentí i passi di Igor e le zampette di Rome, corse al piano inferiore.

- ALLORA? - chiese, ansioso, ticchettando il piede a terra.

- Posso dirti che sei idiota, ti sei fatto scappare una così per chi, per Marina - Igor lanció il borsone a terra, facendolo strisciare fino ai piedi di Marco

Lui si sedette sul divano, sconfitto. Igor gli diede una felpa, che riconobbe all'istante e che si strinse al petto riconoscendo l'odore di Emma. - Sei proprio cotto eh - lo spinse, prendendo posto sul divano

Marco non rispose, fissando un punto fisso della felpa nera, poi poggió la testa sul bracciolo del divano - Tanto. E non so se sia positivo -

- Ovvio che é positivo! - si mise seduto, - Cavolo Marqui, vattela a prendere, ora. - 

- Ora? -

- Ora! Altrimenti aspetti che Ful" -

Non gli diede neanche il tempo di completare la frase che vide Marco correre letteralmente fuori e dritto in macchina. Mise la testa sullo sterzo e si fece coraggio, Igor aveva ragione.

𝒅𝒐𝒈𝒔𝒊𝒕𝒕𝒆𝒓 ✿ 𝒎𝒂𝒓𝒄𝒐 𝒂𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora