Capitolo 24

870 52 2
                                    


La giornata era iniziata bene, l'allenamento era stato stancante ma; Zinedine Zidane era tornato, così come la calma e la positività nella squadra, a partire dalla dirigenza ai calciatori. Ma un bordo che cola lo si trova sempre, e Marco era ancora serenissimo quando con il suo migliore amico mise piede sul parquet del bar. Inumidì le labbra fissando i divanetti rossi, dove lui e Emma prendevano sempre posto, tra pochi minuti sarebbe tornato a casa dalla sua ragazza.

Francisco gli scosse il
braccio attirando la sua attenzione - Quando starò per farlo, ho paura di incartarmi con le parole, come faccio?!- mise una mano nei capelli tirati all'indietro

Marco tolse gli occhiali da sole ticchettando la mano sul bancone, - Parla con il cuore, Fran.
Solo con quello e vedrai che andrà bene, niente pippe mentali - gli mise le mani sulle spalle

Il più grande dei due annuì sperando in cuor suo in una risposta positiva, anche se con Maria filava tutto liscio come l'olio. - Almeno l'anello le piace, l'abbiamo scelto io e te con Emma, ti ricordi?- chiese, gli scosse di nuovo il
braccio mentre Marco fissava il cameriere con la mascella serrata.

Quest'ultimo, al nome della sua ragazza, aveva sorriso sotto i baffi e guardato con aria da sfida e qualcosa che Marco non riuscì a decifrare. - Si.. ovvio che mi ricordo, saranno stanti due giorni fa.- scosse la testa concentrandosi

- Vorrei chiederlo ad Emma - mise la mano sotto il mento sbattendo il piede a terra - È la persona che voglio per tutta la mia vita, Fran. Capisci? Cioè, me lo sento proprio dentro - sorrise, fissando fuori dalla finestra il raggio di sole che illuminava il davanzale

Mise una mano sulla guancia immaginando la scena esatta dove si metteva in ginocchio, l'anello e la proposta; aveva brividi su tutto il corpo, le gambe tremavano e il cuore batteva forte. Tutto interrotto da una mano sulla manica della felpa, il cameriere. Marco lo guardò confuso, e prese parola - Emma? La ragazza che è venuta a mangiare una pizza con me ieri?-

A quella frase sentì il vuoto sotto i piedi, strinse il bicchiere ed in un frammento di secondo collegò tutto: l'origliare, il parlare, gli sguardi che rivolgeva alla sua ragazza. Il cervello stava per esplodere e Francisco, vedendolo in difficoltà, rispose - Senti tu, vai a giocare un po' più in là - spinse il cameriere, facendogli cadere i piatti che stava pulendo.

Il più piccolo invece, con le mani tremolanti, prese il cellulare guardando l'ora e lo sfondo; Emma che gli dormiva addosso. Lo strinse forte e lo mise a posto prima che potesse lanciarlo contro l'asfalto. Tornarono velocemente all'auto.

- Marco! - Fran gli corse dietro, infilandosi sul sedile anteriore accanto a lui, lo chiamò più volte ma era come assente.

- Credi alle parole di quello?-

Marco scosse la testa sbattendola contro lo sterzo - Non credo più a nessuno
Io sono stanco, prima Fuli.. ora.. -

- Ora niente! Non fare la testa di cazzo, Emma ti ama, ma sei troppo su di giri e ti stai infliggendo dolore da solo. Alla fine che male c'è in una pizza?- alzò il sopracciglio

Non gli rispose e quando arrivarono a casa sua, Francisco prese lo zaino d'allenamento dai sedili posteriori, - Cerca di arrivare sano a casa, e cerca di ragionare, se hai problemi chiamami e se ha problemi Emma, mando Maria -

Marco annuì lentamente
poi sfrecciò verso casa che distanziava poco.
Vide Emma giocare con Rome e girando la chiave si
morse la lingua.

Lei andò incontro, correndo, - ehi, ehi ehi, che hai? - prese la faccia del suo ragazzo nelle mani, Marco non si scostò chinando lo sguardo.

- Niente, lasciami in pace - sbottava mentre Emma non mollava la presa, quando lo vide svincolare dal suo abbraccio si aggrappò alla maglietta stringendola forte nelle mani, non dandogli scampo.

- Tu non te ne vai da qua fin quando non mi dici cos'hai. - gli si mise davanti, impedendo di aprire la porta alle sue spalle, così venne bloccata dal corpo del suo ragazzo.

Sospirò forte cercando di mantenere la calma, ma la vena sulla fronte diceva tutt'altro, voleva davvero passare del tempo da solo, o almeno, del tempo senza Emma. - Te l'ha detto..-

Arrivò lei stessa alle conclusioni, ripensando a quanto fosse successo la sera prima, una semplice pizza, finita anche venti minuti prima del previsto. - Me l'ha detto, mi dici come faccio a fidarmi di te, Em? Potevi, anzi, dovevi dirmelo! Io non avrei reagito così. -

Mi dici come faccio a fidarmi di te. Gli occhi le si riempirono di lacrime e guardò il giardino per deviare lo sguardo di Marco. - Rispondimi - fece, più urtato e scontroso. Emma tenne il labbro nei denti cadendo contro la porta, con le mani sul viso.

- Dici che non avresti reagito così, ma io so per certo che per colpa della tua gelosia avresti fatto di peggio. Non mi avresti mai lasciata andare, forse non è "come faccio a fidarmi di te" forse tu davvero non ti fidi di me.
Tu pensi che io vada con il primo che passa? Io!-

Avevano sbagliato entrambi presumibilmente, quella parte di Emma che diceva di restare a casa e che non aveva ascoltato ora faceva i salti di gioia in qualche angolo della sua testa, mentre Marco non riusciva neanche più a distinguere la gelosia dalla paura, dicono che sia entrambe, che essa dipenda dalla paura di perdere qualcuno, e di persone importanti ne aveva già perse abbastanza.

La paura gli offuscava l'amore che Emma provava verso di lui, in questi momenti vedeva totalmente nero, nessuna sfumatura di colore, solo un dolore immenso. - Se pensi davvero che io sia così, forse dovresti... dovresti la..lasciarmi. - all'ultima parola le lacrime gli caddero a picco sulla faccia, bagnando anche i vestiti.

- Non riesco neanche a pensare.
Non riesco a pensare a nulla Em, ma non voglio lasciarti. Fammi stare da solo per un po' - rispose flebile ed impanicato, con le labbra pieni di taglietti a causa dei morsi

Lei si alzò, filando dritta nelle sue braccia, aprendole lievemente e sentendosi uno schifo a vederlo così, ingoiò le parole per non creare altri danni, e se lo tenne per se, facendosi logorare dai suoi stessi pensieri. - Ti aspetto qua sotto, in giardino, quando vorrai vedermi io.. sono qua. - lui annuì, dandogli un bacio senza valore sulla fronte ed entrò in casa.

Emma prese Rome e stendendosi sul prato chiuse gli occhi godendosi il sole, cercando di non piangere più.

𝒅𝒐𝒈𝒔𝒊𝒕𝒕𝒆𝒓 ✿ 𝒎𝒂𝒓𝒄𝒐 𝒂𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora