5 - They hate me

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*Dallo scorso capitolo*
Prendo la borsa ed estraggo una delle foto della ecografia che ho fatto quasi un mese fa e che tengo lì dentro da giorni.

<Prima di trovare una soluzione per noi dobbiamo trovarla per questo> dico porgendogli la foto.

— — — — — —

La prende strabuzzando gli occhi.

<Tu... tu sei...> dice facendo saltare lo sguardo da me alla foto un paio di volte.
<Sono incinta Harry> confesso.
<È mio?> chiede.
<Si, è tuo>

Rimane in silenzio, osservando la foto con uno strano sorriso sulle labbra.

<Mi dispiace> sussurro trattenendo le lacrime.
<No Julie, no> dice, portando finalmente gli occhi sui miei.
<Forse era da una cosa del genere che la Modest cercava di tenerti lontano... Questo non è semplicemente ostacolarti Harry. Questo è rovinarti e io non intendo farlo. Non voglio niente da te ma ritengo giusto che tu lo sappia>
<Questo bambino è tanto tuo quando mio e io non ho intenzione di lasciarti da sola ad occupartene. Voglio prendermi le mie responsabilità e non permetterò a nessuno, nemmeno alla Modest, di farmi cambiare idea su questo. Non voglio vivere con la consapevolezza di avere un figlio che è cresciuto senza il proprio padre perché questo era più interessato alla sua carriera che a lui. Io voglio esserci Julie. Voglio esserci per te e per lui, per voi> dice, prendendo la mia mano sopra il tavolo.
<Non sarà facile> sussurro ormai piangendo.
<Ce la faremo okay?> dice allungando una mano sul mio viso per asciugarmi le lacrime.

Annuisco, trattenendo un singhiozzo.

<Okay> sussurro.
<Posso tenerla?> chiede indicando la foto della ecografia.
<Sì certo>
<Quando hai la prossima?> chiede.
<Il 14 alle tre del pomeriggio>
<Posso venire?>
<Va bene>
<Grazie>

Rimaniamo a parlare più "allegramente" per un altro po' poi usciamo dal ristorante e ci dirigiamo allo studio.

<So che è stupido da chiedere ma... Riesci già a sentirlo?> chiede mentre siamo seduti in macchina guardandomi negli occhi.
<Non proprio. Beh... So che è qui ma è ancora troppo piccolo perché io ne senta effettivamente la presenza. A volte mi sembra impossibile che dentro di me stia crescendo una vita, ma poi mi sveglia di notte e mi fa piegare in due sulla tazza del water e mi ricredo> spiego, portando una mano sulla pancia.
<Mi dispiace che tu debba stare male>
<Passerà tra un paio di mesi> lo rassicuro.
<Dovremmo organizzare una riunione con la Modest per informarli di tutto> sbuffa dopo un po'.
<Io devo parlare con Madison> dico allo stesso modo.
<Abbiamo un sacco di cose da fare> ridacchia.

Arriviamo nel parcheggio sotterraneo dell'edificio dove si trova lo studio e prendiamo le scale interne per entrare in modo che nessun paparazzo possa vederci insieme.

<Tra un'ora c'è la riunione per ridefinire gli ultimi dettagli della collaborazione> lo informo.
<Si mi hanno avvisato, se non ti da fastidio rimarrei qui. Non avrebbe senso andare a casa adesso>
<Certo, puoi rimanere nella sala della pausa. Nessuno ti disturberà>
<D'accordo. Ci vediamo dopo>

Non faccio nemmeno in tempo ad arrivare alla mia scrivania che qualcuno mi prende per un braccio e mi ferma.

<Allora?> chiede Kimberly.
<Cosa?>
<Il pranzo con il tuo uomo. Com'è andata?> dice ammiccando.
<Non è il mio uomo> dico sbuffando.
<Si certo. Allora? Vuoi raccontarmi o devo andare a chiederlo a lui?>
<Abbiamo parlato. Ci sono delle cose che dobbiamo sistemare e dalle quali non possiamo tirarci indietro, ma stiamo cercando di risolvere>
<Ma posso sapere quali cose?>
<Non adesso Kim... Prima devo parlarne con Madison>
<D'accordo, spero sia niente di grave però>
<No, stai tranquilla>

I'm having your baby, it's none of your business { H.S }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora