3° Capitolo

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Mi avvio verso casa di Lapo, ho davvero bisogno di distrarmi un po'.
《Oh, Lea, tesoro.》, sento chiamarmi alle spalle.
《Salve signora Lynch, c'è Lapo? 》
《No, stavo giusto andando a prenderlo dagli allenamenti.》, dice posando la borsa sul sedile posteriore della macchina.
《Che allenamenti? 》
Di che allenamenti parla? L'unico sport che può fare il mio migliore amico è parlare 24 ore su 24 di moda.
《Gli allenamenti di football, ci si è iscritto più o meno 2 settimane fa.》, dice completamente fiera del proprio figlio.
《Vuoi venire anche tu? 》, continua.
《No, grazie mille, ho detto a mamma che sarei tornata a casa in breve tempo.》, dico accennando un sorriso.
《Insomma, devo studiare.》, continuo cercando di sembrare il più credibile possibile.
Non sembra molto convinta, ma non insiste.
《Gli dirò che l'hai cercato appena torneremo a casa.》
La saluto con un bacio sulla guancia e mi avvio verso l'unico luogo capace di trasmettermi pace e tranquillità: la casa sull'albero che io e Lapo abbiamo costruito quando eravamo piccoli. Ancora oggi ci rechiamo lì quando vogliamo passare del tempo lontano da tutto e tutti.
Arrivata alla casa sull'albero, salgo e chiudo la porta. Voglio evadere da questa realtà per un po'.
Prendo le cuffie, metto la musica ad alto volume, prendo un libro e mi siedo per terra, sul tappeto.
Provo a non pensare a mia madre, a quello che è successo, a tutto il mio passato. Provo a dimenticare di essere me per almeno una frazione di secondo,  ma tutti i miei sforzi sono vani.
A volte mi chiedo come io riesca a fingere così bene, come io riesca a soffocare tutte quelle lacrime.
A volte trascorro intere giornate senza parlare a nessuno. Le persone credono che le ignori di proposito, quando in realtà mi sento solo persa in me stessa. Non voglio dare l'impressione di allontanare la gente da me. A volte è difficile, i miei pensieri mi logorano e non riesco a trovare una buona ragione per andare avanti, una buona ragione per mettere a tacere tutto quel rancore che piano piano fa scomparire ogni singola emozione positiva presente dentro il mio cuore.
《A volte vorrei solamente arrendermi.》, dico sospirando e lanciando il libro da qualche parte nella piccola stanzetta.
《E perché dovresti?》
Sento una mano poggiarsi delicatamente sulla mia spalla.
Riconosco quel tocco, lo riconoscerei ovunque e comunque. Il calore e la pace che mi trasmette Lapo sono inconfondibili.
Mi giro e, come se non lo vedessi da mesi, mi butto tra le sue braccia e lo stringo come non mai.
《Vedo che ti sono mancato, Sole bello.》, dice ridendo e allo stesso tempo ricambiando l'abbraccio.
"Sole", è così che lui mi chiama. Non so perché, ma mi ha sempre detto che io sono il suo sole, la luce che gli riscalda l'anima.
《Forse un po'. 》, dico affondando la faccia nel suo petto.
《Forse un po' di più.》, dice dandomi un bacio sulla testa.
《Ma quindi ora giochi a football?》, gli chiedo scoppiando a ridere.
《Sto provando ad essere un ragazzo normale.》, dice ridendo.
《Ma ehi, tu non devi cambiare, sei perfetto così come sei.》
《Vorrei solamente essere visto con occhi diversi,  tutto qua.》
《In che senso? 》, chiedo confusa.
Mi sposto per guardalo meglio e vedo che tiene la testa bassa.
《Lapo, parla.》, gli ordino.
《Voglio essere come gli altri ragazzi. 》
《Ma tu sei anche meglio degli altri. Che ti prende?》
Gli alzo delicatamente il mento per guardarlo negli occhi, in quegli occhioni azzurri pieni di segreti.
《Okay, non dirmelo se proprio non te la senti, ma almeno pensa bene a cosa ti ho detto.》
《Lo farò. Grazie mille, Sole.》, dice dandomi un bacio sulla guancia.
《Ora, però,  ti riporto a casa.》, dice alzandosi.
《Mamma mi ha detto che ti avrei trovata a casa a studiare, ma sapevo che saresti venuta qui.》, continua accennando un sorriso.

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