4° Capitolo

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Una volta tornata a casa, noto che in cucina mamma non è da sola. Sono tentata ad andare a vedere chi possa essere l'altra persona, ma devo urgentemente chiamare la mia migliore amica Olivia, Olivia Jones. È bionda, ha gli occhi castani e devo ammettere che non è molto alta. L'ho conosciuta un paio di anni fa in campeggio, mi ha praticamente salvato la vita. Mi ricordo di essere andata a pesca al fiume con il mio gruppo, ma sfortunatamente mi persi nel bosco. Mi ero stancata di aspettare qualcuno che tornasse indietro a cercarmi, oramai era tardissimo, quindi decisi di attraversare il fiume da sola. Ovviamente non è andata a buon fine e scivolai nell'acqua. Dopo 10 minuti di lotta per tenermi a gala senza farmi trasportare dalle correnti, ecco che arriva la mia salvezza, Olivia. Le devo tutto, perchè se lei non fosse arrivata,  chissà che fine avrei fatto.
《Pronto?》
《Olivia, devo parlarti di una cosa.》, le dico mentre chiudo la porta della mia stanza e mi butto sul letto.
《Sono tutta orecchi.》
《Si tratta di Lapo.》
《Cosa è successo a Lapo?Sta bene?》
《Sì, no, nel senso...》
《A parole tue.》, dice scoppiando a ridere.
《Si comporta in modo strano.》
《In che modo? A me sembra sempre lo stesso.》
《No, Vivì, ti assicuro che sta cambiando tanto.》, le dico preoccupata.
《Si è addirittura iscritto a football.》, continuo.
《E cosa c'è di strano?Tutti i ragazzi possono farlo. Solo perché magari lui è sempre stato un tipo particolare non vuol dire che non ha il diritto di fare qualcosa di diverso. Su, Lea, non preoccuparti.》
《Hai ragione,  sto esagerando.》, dico dopo essermi resa conto che non dovevo reagire così ad un semplice cambiamento.
《Grazie, Vivì. Ci vediamo domani.》, dico infine salutandola e chiudendo la chiamata.
Mi stendo sul letto e l'unica cosa che posso fare è fissare il soffitto bianco.
Perché di ogni cosa ne faccio un problema gigantesco?
《Tesoro, sei tornata. Pensavo fossi...》
《Con chi eri in cucina?》, la interrompo.
《Con un'amica.》, dice lei forzando un sorriso.
Ma perché tutti mi mentono?
"E questo è niente, piccola.", interviene la mia coscienza.
Non ci do peso, quindi torno al discorso con mia madre.
《Ah, Michael dov'è? 》, le chiedo infine.
《Agli allenamenti, no?》
《Gli allenamenti sono finiti.》, cerco di chiudere la conversazione il prima possibile, non ho voglia di stare qui a parlare con lei.
《Vorrà dire che lo chiamerò dopo, ora vado a farmi una doccia. 》, continuo nella speranza che mia madre se ne esca dalla mia stanza.
《Va bene, fammi sapere cosa ti dice.》
Fa per darmi un bacio sulla guancia, ma si ferma e l'unica cosa che fa è accarezzarmi la mano già posata sulla maniglia della porta per invitarla ad uscire. Se ne esce senza dirmi niente ed io chiudo la porta a chiave. Per oggi non voglio più vedere nessuno.
È mia madre, lo so, ma lei solo ora sta cercando di diventare tale. Tutto questo è ridicolo.
"Tutto questo è anche per colpa tua."
E rieccoci. La mia coscienza deve sempre essere presente.
"Lei non sarà di certo stata una madre modello, ma tu anche sei stata tutto tranne che una figlia."
"Non spetta a te dire una cosa del genere."
"Ti ricordo che sono te."
《Ah! Va' al diavolo.》, dico quasi gridando.
Meglio che vada a farmi una doccia per ammazzare i nervi.
Domani sarà un'altra giornata, giornata che si preannuncia strana.

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