REGOLA N° 8

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“Poi è ovvio, trattami male e il vaffanculo non te lo scordare”

 

 

 

Sono sulla porta della casa di Phoebe,nervosa per ciò che sta per succedere: avrei seguito perfettamente i consigli di Calum, ma,come anche lui mi aveva detto, Phoe è un meandro di cose e non sai come potrebbe reagire, quindi avevamo preparato un piano a più uscite a mo’ di salva culo.

Suono il campanello, mentre cerco di coprirmi i succhiotti di Michael, che, come mi aspettavo,  non erano passati inosservati al ragazzo dai capelli neri; quell’attesa mi sta stressando, più di quanto l’aspettare tutta la mattina e pomeriggio m’abbia sguinzagliata tra le seghe mentali dell’ansia.

Ecco, sento l’armeggiare della serratura, mi stringo le dita nella maglia, mentre mi mordo il labbra, mantenendo vivo il nomignolo di Mordicchio.

“Hey Miles!” mi accoglie con quel sorriso che sono sicura tra poco si sgretolerà, come ogni nostro ricordo insieme, perché sono sicura che non vorrà più vedermi per nulla al mondo.

“Ciao” dico io titubante, aggiustando i capelli in modo che mi coprano le macchie violacee.

Mi sorride e, con lo sguardo, mi invita a seguirla fino alla sua camera, come se in cinque anni non conoscessi la sua casa piena di gingilli e cose strane provenienti da tutto il mondo.

La sua stanza è stranamente ordinata, e, come mai successo prima d’ora, riuscivo a vedere il parquet in mogano, lucidato perfettamente; mi siedo sul letto, guardando la sua figura che si destreggia davanti lo specchio, provando orecchini abbinati a collane e cose del genere.

“Phoebe,- mugola in risposta, come a farmi capire che ho la sua attenzione- devo dirti una cosa..” non riesco a guardarla in faccia, per questo sposto lo sguardo sulla punta scura delle mie Converse.

Mi sorride, invitandomi a continuare; deglutisco rumorosamente, ingoiando la paura e affrontando le mie responsabilità.

“Vedi … ieri è successa una cosa, ma non solo ieri … diciamo che va avanti da un po’ di tempo, ecco” le rivolgo leggermente lo sguardo, sentendo il calore disperdersi per le mie guancie.

“Ma di cosa stai parlando?” ridacchia leggermente e mi guarda come se fossi un alieno che sta dicendo una marea di stronzate.

Ficco le mani tra le gambe, martirizzando le calze finissime, già strappate in alcune parti, e guardo altrove, cercando di prendere spunto da qualunque cosa possa salvarmi il culo.

“Be’ … vedi … hai presente..” abbozzo prima di essere interrotta bruscamente dalla ragazza.

“Quali sono meglio : perle o pendenti?- dice accostando due paio di orecchini al volto, mostrando le scelte possibili, simbolo che non mi stava sentendo più di tanto e quindi la sua reazione non sarebbe stata tanto tragica- Oh be’, i pendenti sono più belli! Dai, continua ché ti sento!” ecco appunto.

Deglutisco nervosamente, prima di riprendere il discorso, anche se neanche l’avevo iniziato.

“Be’ … vedi … è successa questa cosa … e ..” continuo a torturarmi le dita, mentre cerco irrimediabilmente di proteggere il nostro rapporto, e quello con Michael, ovviamente.

10 Regole per sopravvivere ad uno Stronzo. || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora